DAL DIARIO DI UN TIFOSO... Nicola Andreini, Fossa Sez. Pistoia
24.02.1985 - ROMA vs MILAN 0-1, Campionato di Serie A (20^ giornata)
UNA TRASFERTA ULTRAS IN SOLITARIA ANNI '80
Sottolineo spesso, quando me ne viene offerta l'occasione, che ai tempi in cui frequentavo lo stadio ho conosciuto le genti migliori, anche se spesso ricadevano nelle categorie dei “peggiori”.
Ottime persone ho pure incontrato ai tempi della coeva militanza politica e spesso i due ambienti si sovrapponevano. E poco influiva il fatto che si fosse amici o nemici. Per la sfumatura del grado di ostilità influiva certo il fatto che i più giovani, ed io tra loro, si presentavano sulla scena al crepuscolo della conflittualità politica dei ben noti “opposti estremismi”.
Le curve accoglievano in variegata mescolanza, orribile a sentirsi, “politici” degli opposti fronti e gli apolitici pure.
Sarebbe di grande interesse per la storia degli ultimi trenta anni approfondire la questione, ma non è questa la sede opportuna.
Affiorerà qui un bel ricordo di cavalleresca inimicizia. Non è in realtà del tutto inedito. Avevo già scritto di questo episodio alcuni anni addietro, lo avevo inviato ad un noto sito di una tifoseria ma è stato per giustificati motivi rimosso (1).
Non disponendo dell'originale ed avendo ritrovato una foto a supporto del racconto si è mossi a scriverlo di nuovo.
Stagione calcistica della Serie A 1984/1985, la partita è Roma – Milan. Non si indaga oltre. Data esatta, situazione in classifica, girone d'andata o di ritorno che fosse.
La trasferta per i sostenitori rossoneri era ad alto rischio, questo conta.
Le scorte e gli accompagnamenti coatti allo stadio non erano sistematici. Non c'erano settori riservati agli ospiti ed i biglietti si reperivano, quando si acquistavano, al momento.
Milanisti e romanisti erano stati gemellati, ovvero amici in virtù di accordi di non belligeranza e cooperazione contro comuni rivali, conditi con una certa, nel caso, affinità di ideologie politiche.
Poi il gemellaggio era saltato ed ora ci si preparava allo scontro. Gli ex amici sono i peggiori nemici, il tradimento aggiunge sovrattoni di odio.
La trasferta da Milano non fu organizzata, sarebbero scesi sparsi, pochi per gruppo. A Roma per farsi notare occorrevano grandi numeri, altrimenti si passava quasi inosservati. E poi era più probabile che gli scontri avvenissero dopo e non prima della partita.
In genere i non milanesi dei milanisti, organizzati in sezioni dipendenti dal gruppo di riferimento, se non si univano al più grande gruppo dovevano scegliere se accollarsi da soli i rischi della trasferta o stare a casa.
La mia sezione, nella persona del suo fondatore ed animatore decise di andare comunque. E di andare a pieno regime, uno solo ma con striscione sezionale e torce e fumogeni.
L'obiettivo era arrivare defilato all'Olimpico, riunirsi agli altri all'interno dello stadio e poi quel che succedeva succedeva.
Raggiunsi Roma con un auto di romanisti pistoiesi e poi mi separai da loro, se non mi avessero visto all'orario convenuto davanti alla Farnesina sarebbero ripartiti comunque.
Il clima in torno all'Olimpico era tutto sommato sereno, i giallorossi non effettuavano cacce sistematiche mattutine, come avveniva invece in altri campi. Inoltre era certo che non ci sarebbe stata una grossa presenza di Fossa e Brigate. Se ci volevano sarebbero venuti a prenderci in curva direttamente.
Appena acquistato il biglietto, attraversando il piazzale della Nord vengo fermato da una pattuglia della Polizia, insospettiti dalla mia borsa mi chiedono di aprirla. Il cuore mi balza in gola, non me lo aspettavo, avevo oltre allo striscione una torcia ed un fumogeno. Questi erano tollerati ma non graditi e se volevano potevano comunque farmi passare dei brutti momenti. Ero disarmato però. Nonostante in quegli anni si portasse in maniera diffusa armi di vario tipo avevo scelto di scendere a Roma pulito.
Alla domanda su cosa contenesse la borsa risposi che c'era lo stendardo del mio gruppo. Non bastava: mi chiesero di aprire e srotolare il tutto nel piazzale. A Roma, mi dissero, le scritte “Brigate” non si possono esporre e, per l'appunto a Milano la curva Sud si divideva in Fossa e Brigate.
Ero nei guai, il materiale pirotecnico ed i miei colori sarebbe stati presto individuati. Per di più la stoffa misurava quasi dieci metri, mi avrebbero visto tutti.
Al congedo della Polizia sarei stato solo, indifeso e condannato a perdere il vessillo. E siccome non l'avrei concesso pacificamente, esposto ai “manici” ed alle “lame” dei romani, o quanto meno ad un bel pestaggio.
Infatti la polizia fece distendere lo striscione, lesse “Fossa sez. Pistoia”, scrisse i miei dati, salutò formalmente e se ne andò. Non mi perquisirono oltre.
Sotto gli sguardi ostili e furtivi dei passanti iniziai a ripiegare con sottile angoscia le mie cose. Sentivo qualche offesa di passaggio, non reagivo ne loro si avvicinavano.
Eccoli. Ci siamo, è fatta.
Li riconosco a fiuto, prima che mi parlino.
Mi circondano, però, mi salta subito all'occhio, son vestiti bene. Strano, avevo visto i romanisti sempre stile “Monnezza” il personaggio di Thomas Milian...
Il capo mi si fa sotto, io fermo.
All'inizio non capisco quello che mi dice, poi inquadro la situazione.
Mi rassicura che non mi avrebbero fatto nulla, dato che ero solo e che mi avrebbero lasciato tutto. Quasi non ci credo. Ma non aveva finito di parlare.
E la chiosa del discorso me la ricordo alla lettera:
“Fammi un favore però – mi dice con tono confidenziale e compiaciuto – salutami Roberto B (2). nel caso oggi ci fosse. Sono i saluti del suo amico “P38”, so che a Milano nella stessa situazione avrebbe fatto uguale con me. Vai e ci vediamo dopo”
Stupito ed ancora emozionato li vidi allontanarsi. Tutti i messaggi erano passati, il favore fatto e restato in sospeso, la minaccia per il dopo partita senza altre cortesie, l'ambasciata da portare.
Quel pomeriggio Roberto B. non era presente, niente immediata consegna dei saluti.
La foto allegata è in curva Nord alla rituale accensione dei fumogeni, il mio striscione non si vede, lo avevo messo attaccato con il nastro adesivo al vetro che separava le gradinate dal fossato.
Non ci furono incidenti nel dopo partita. Da Milano una quindicina di persone, personaggi ben noti, preceduti da sinistra fama (3). Non all'immediata ricerca dello scontro ma pronti alla bisogna a dar battaglia. Più i tifosi nostri di Roma e del Lazio. Per caso avevamo in molti le macchine zona Farnesina, uscimmo tutti insieme. Nella folla del dopo partita all'Olimpico trenta persone non si notano più di tanto.
Ma si nota, agli sguardi avvezzi alla pugna, che alcuni di loro, quelli che aprono e chiudono il piccolo corteo, hanno la mano destra sotto il giubbotto.
Questo basta per riguadagnare le auto, sciogliere la compagnia e rimandare, di nuovo, il “tutto” alla prossima, siamo ai tempi schietti e belli del gioco campale.
Il tutto, ovviamente, andava in scena, senza scorte, tessere del tifoso e settori ospiti.
Note:
(1) sito asromaultras. org;
(2) il più noto leader della Curva Sud di Milano;
(3) il c.d. "Gruppo Wilkinson"
(by Nicola Andreini - FdL Sez. Pistoia)
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