COMMENTO ALLA PARTITA tratto da "Milan-Inter, storia e gloria del derby di Milano", 1998 - Enrico Tosi
06.09.1981 - INTERNAZIONALE vs MILAN 2-2, Coppa Italia (1° turno, 4^ giornata)
Milan e Inter fanno parte del girone 3 di qualificazione insieme a Verona, Spal e Pescara. Dopo 3 partite l'Inter è in testa con 5 punti, Milan e Verona seguono con 4. E' un derby decisivo per la qualificazione. L'Inter è la squadra ospitante. Si gioca in notturna davanti ad oltre 70.000 spettatori. E' pareggio. Per i nerazzurri vale la qualificazione. Ma è anche sofferenza, per tutta la partita, fino all'ultimo minuto. Il Milan è per ben due volte in vantaggio, dando l'illusione ai suoi tifosi appassionati di poter superare i rivali in classifica. Solo all'ultimo minuto l'Inter riesce a strappare il pareggio. E' una beffa per il Milan, lo ammette anche il presidente Fraizzoli. Milan in vantaggio al 21' con un bel tiro di Novellino. Il primo pareggio interista, appena due minuti dopo, grazie ad una stupenda combinazione Beccalossi-Altobelli. Al 4' della ripresa su calcio di punizione battuto da Moro, arriva la testa dello "squalo" scozzese Joe Jordan che batte Bordon. Molto bello. Un urlo mai sentito scuote San Siro. Al 90' da un'azione di calcio d'angolo la palla arriva a Bergomi che fa filtrare la sfera in rete tra una selva di gambe. L'Inter si qualifica per il tripudio dei suoi tifosi e la delusione di quelli rossoneri, che già pregustavano la rivincita dopo molte amarezze.
da "La Stampa"
8 settembre 1981
L'INTER RITROVA CARATTERE IL MILAN ASPETTA ANTONELLI
Condizionata dal risultato (il pareggio le garantiva la qualificazione) e dall'assenza di Bini, con Prohaska che trotterellava perché a corto di preparazione a causa del «fuoco di Sant'Antonio» e Beccalossi che era avulso dal gioco per autoesclusione, l'Inter è stata costretta ad un derby tutto in salita, una corsa ad «handicap» conclusasi felicemente sul filo di lana. Due volte in svantaggio, l'Inter ha centrato il 2-2 a un minuto dalla fine, beffando il Milan che già assaporava un successo e il passaggio ai quarti di finale di Coppa Italia che, tutto sommato, aveva meritato. Eppure, proprio in quel convulso arrembaggio finale, l'Inter ha dimostrato di aver ritrovato quel carattere che, due anni fa, le aveva consentito di vincere lo scudetto. E l'ha dimostrato in una serata difficile, contro un avversario caricatissimo da Radice ed esaltato dagli stacchi vincenti di «Big Joe» Jordan. Evitare la sconfitta e l'eliminazione all'89' è fortuna ma anche sinonimo di salute atletica. L'Inter ha sofferto il «pressing» rossonero, specie a centrocampo dove l'assenza di Marini, dirottato alle spalle della difesa, si faceva sentire; dove Prohaska non assumeva quasi mai l'amministrazione del gioco, Beccalossi si ostinava in dribbling fini a sé stessi e regolarmente stroncati da Tassotti, e Oriali doveva preoccuparsi di Romano e di tamponare le falle anziché sostenere l'attacco. Il bravissimo Bagni, ora sulla destra alle prese con Maldera ora sulla sinistra in contatto con Buriani (o Romano), tentava con spunti individuali, non trovando collaborazione, di sorprendere il Milan. E Altobelli, che appariva in vena, era privo di munizioni: quando, finalmente, Beccalossi gli ha passato un pallone decente, il centravanti s'è scrollato di dosso l'incerto Collovati ed ha pareggiato il conto con Novellino.
Era la prima occasione costruita dall'Inter in 23 minuti. Dopo il pareggio l'Inter s'è sbloccata ma il Milan aveva in corpo una feroce determinazione (accumulata nell'umiliante stagione in serie B) e Jordan, contro il quale Bachlechner aveva perso tutti i duelli aerei, raddoppiava di testa nella ripresa. Il Milan sfiorava ancora il colpo di grazia con lo stesso Jordan e soprattutto con Buriani: lo falliva e l'Inter lo castigava con Bergomi. “Abbiamo incontrato un grande Milan, preparato a dovere da Radice, ma l'Inter ha fornito una grossa prova di carattere: non ha mai mollato e, nel finale, non aveva nulla da invidiare ai rossoneri sul piano atletico. E' questa l'Inter che piace a noi”. Sono parole di Sandro Mazzola che condividiamo. Quando l'Inter sarà al completo, quando la formula che prevede solo Altobelli di punta verrà assimilata dalla squadra, i nerazzurri potranno recitare in campionato il ruolo di principali antagonisti della Juventus. “Siamo al 65-70 per cento della condizione, ma sul fondo siamo venuti fuori, anche se il Milan ha dieci giorni di preparazione in più nelle gambe”, diceva Bersellini. Pur riconoscendo i meriti degli avversari, ripeteva che un Bini non lo si può regalare E il Milan? Radice ieri cercava di mascherare la propria delusione, sostenendo che è stata un'esperienza utilissima “per un bellissimo Milan che ha messo sotto l'Inter ma che ha pagato lo scotto della giovinezza, con sbagli inevitabili”. Aggiungeva: “L'eliminazione è più bruciante di una sconfitta”. Pur rifiutandosi di fare previsioni sul futuro immediato alla luce della Coppa Italia («il campionato è un'altra cosa»), prendeva atto dei progressi compiuti dalla sua squadra. Il reprobo Antonelli, che per la pubalgia potrebbe saltare non solo l'amichevole di stasera col Boca ma anche l'esordio in campionato ad Udine, resta comunque una pedina importante per sfruttare i numerosi «assist» di testa di Jordan che l'altra sera nessuno era pronto a raccogliere. Antonelli, però, dovrà rendere più dinamica la sua azione, come stanno facendo Novellino, Romano e Buriani. A centrocampo Moro deve avere più personalità e in difesa è necessario che Maldera, Collovati e Franco Baresi migliorino il loro rendimento. Solo cosi il Milan potrà alzare definitivamente la testa. |