dal sito amarcordmilan.blog.lastampa.it
LA TRIPLETTA DI "NANU" GALDERISI
Al "Comunale" di Torino, uno sconosciuto attaccante diciannovenne costrinse i rossoneri alla resa contro la Juventus del Trap
Nella devastante stagione 1981/82, quella della retrocessione in B dei rossoneri per demeriti sportivi, la sfida al vecchio "Comunale" di Torino contro la Juventus costituì una delle migliori prestazioni di quel "piccolo diavolo". Esonerato Radice, il presidente Farina aveva affidato la panchina a Italo Galbiati. Baresi e compagni affrontarono l'inedito testa-coda contro la Juventus del Trap, impegnata nel testa a testa scudetto con la Fiorentina. La sfida d'andata tra rossoneri e bianconeri si era chiusa con la vittoria di misura della Vecchia Signora, grazie ad un gol di Virdis nel secondo tempo. A Torino, i rossoneri speravano di strappare almeno un punto, per dare ossigeno ad una classifica da stato comatoso: alle spalle del Milan, infatti, c'era solo il Como fanalino di coda.
Il 14 febbraio di ventotto anni fa il tifoso rossonero visse una delle giornate più sofferte della sua militanza casciavit, un'alternanza di delusioni ed illusioni, priva di lieto fine. Uno sciopero della squadra esterna Rai della sede torinese, rese impossibile la radiocronaca della partita all'interno di "Tutto il calcio.", aumentando i patemi d'animo. La voce di Bortoluzzi, all'inizio dei secondi tempi, comunicò il parziale di Torino: 1-1, Galderisi al 17', pareggio di Collovati al 44'.
Il Fulvio nazionale aveva trovato lo spiraglio giusto per trafiggere Zoff, sugli sviluppi di un calcio d'angolo (un gol che per certi versi ricorda quello segnato da Nesta nella finale mondiale del 2007, nda). Galderisi? E chi era costui? Salentino (Salernitano, n.d.l.), non ancora diciannovenne, era stato prelevato da Trapattoni, in tutta fretta, dalla squadra Primavera bianconera impegnata al Torneo di Viareggio. Schierato titolare a fianco di Virdis, Galderisi, un "tappetto" dallo scatto bruciante e dal notevole fiuto del gol, nel primo tempo aveva sbloccato le marcature con una scivolata a due passi dalla porta rossonera.
Al 18' della ripresa, su cross dalla fascia sinistra, la tascabile punta juventina trafisse nuovamente, questa volta di testa, l'incredulo portiere milanista Piotti, colto in controtempo. Trapattoni, allora, pensò di rinforzare il centrocampo, in ottica di contenimento, inserendo Bonini al posto di Fanna. Due minuti dopo arrivò la risposta dell'allenatore rossonero: dentro Jordan, una punta, al posto di Icardi. In mischia, sfruttando un buco nella retroguardia bianconera, Roberto Antonelli fu lesto a depositare il pallone in rete con una mezza girata. "Attenzione, interviene lo studio: a Torino il Milan ha nuovamente pareggiato. Autore del gol Antonelli".
L'annuncio di Bortoluzzi fu il miglior ricostituente. Un punto contro i campioni d'Italia non avrebbe cambiato granché la precaria situazione in classifica ma avrebbe certamente alzato il morale di una truppa depressa da troppe disfatte, partita per stazionare nei quartieri nobili della massima serie ma costretta a respirare i miasmi della zona retrocessione, come una provinciale qualsiasi. I minuti scorrevano lentamente. Brady e Tardelli provarono a scardinare per la terza volta la difesa milanista. Francesco Romano, subentrato a Moro, provò persino una sortita dalle parti di Zoff. A 7' dalla fine, arrivò la condanna e questa volta fu senza appello per i rossoneri. Epilogo beffardo.
Un pallone vagante in area rimpallava sullo stinco di Galderisi (ancora lui) e rotolava in rete tra la disperazione di giocatori e tifosi rossoneri. C'è un'immagine di Novellino, pubblicata dal Guerin Sportivo dell'epoca, che spiega perfettamente il momento. Il piccolo attaccante juventino, che alcuni anni dopo avrebbe indossato anche la maglia rossonera e griffato anche un derby, castigava per la terza volta il Milan, incapace questa volta di reagire.
Puntuale come un cronografo svizzero, arrivò l'annuncio radiofonico, ribadito dalla sovrimpressione televisiva nel corso di "Domenica in". Era finita! L'ennesima sconfitta stagionale rendeva la situazione in classifica dei rossoneri sempre più pericolosa, con il gruppetto di terzultime (Bologna, Torino e Cagliari) che si allontanava paurosamente.
Al Milan rimasero i complimenti del dopopartita, piccola consolazione dei perdenti. La legge del Carneade, materializzatosi con le sembianze di un centravanti di 163 centimetri di altezza e risultato quel giorno di metà febbraio maledettamente ispirato in zona gol, aveva dato ragione ai padroni di casa. Nella storia rossonera, Juve-Milan del febbraio '82 diventerà "la delusione del giorno di San Valentino".
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