dal sito amarcordmilan.blog.lastampa.it
di Sergio Taccone
VITTORIA SOFFERTA NELLA TORMENTA DI KOSICE
Le parate di Albertosi, nella lotteria dagli undici metri, evitarono ai rossoneri l’eliminazione al primo turno di Coppa Uefa. Era il settembre del ’78
Ci volle una lunga serie di rigori per regolare i modesti cecoslovacchi del Lokomotive Kosice. Una qualificazione sofferta, raggiunta grazie alle prodezze nei tiri dal dischetto di Albertosi, trasformatosi in pararigori. Fu una maratona di due ore e quaranta minuti, lottando su ogni pallone e contro avversari che diedero tutto il possibile per centrare il risultato di prestigio contro i rossoneri. Il cecoslovacco Kosac aveva pareggiato i conti con l’andata (a San Siro decise Novellino).
La partita si disputò sotto una tormenta di vento gelido e pioggia battente. Malgrado le proibitive condizioni atmosferiche, il pubblico in tribuna è stracolmo. Lo stadio dei «ferrovieri», infatti, registrò il tutto esaurito, con trentamila presenze. Mister Liedholm optò per una formazione carica di centrocampisti. Una mossa per frenare la foga degli avversari. Il tecnico ceco, Michel Baranek, giocò a nascondino fino all’ultimo, annunciando la formazione a ridosso del calcio d’inizio. Tra gli attaccanti dei padroni casa, spiccava Josza, un gigante che alla vigilia sembrava destinato alla panchina. La vittoria di misura nel match d’andata non permetteva distrazioni di sorta. Il refrain della partita fu subito chiaro: Lokomotiv in pressione, Milan in contenimento.
Dopo una manciata di minuti, l’arbitro annullò per dubbio fuorigioco, su segnalazione del guardalinee, un gol di Josza. Stessa scena cinque minuti più tardi: gol di Farkas non convalidato. Stavolta l’offside era netto. Il Lokomotiv dominò nettamente nella prima mezzora. Il modesto tasso tecnico dei padroni di casa veniva oscurato dalla foga agonistica che metteva in costante ambasce la difesa rossonera.
Albertosi compì la prima prodezza su conclusione di Jackzo. Il centrocampo rossonero, lento e macchinoso, rimase in balia degli avversari. Bigon, in condizioni fisiche ancora precarie a causa di una tracheite, Capello a scartamento ridotto, Morini utile sono in fase di rottura ma non di ripartenza: i segnali che giunsero a Liedholm erano negativi. Assente Rivera, il più convincente fu Novellino, preciso e caparbio su ogni pallone. Fu suo il primo tentativo offensivo rossonero: colpo di testa neutralizzato dal portiere di casa.
Brivido al 33', con un palo colpito da Suchanek. Stesso cliché nella la ripresa, il Lokomotiv tirava da tutte le posizioni. Il fortino rossonero era sempre più assediato. Più passano i minuti e più aumenta lo scoramento dei padroni di casa. A 14’ dal termine, seconda prodezza di Albertosi, questa volta su colpo di testa di Vjhely. C’è spazio per Buriani, inserito al posto di un evanescente Capello. Pannocchia entrò pochi secondi prima del gol dei locali, formato da Kozak a nove minuti dal termine. Nulla da fare per Albertosi.
La squadra di Baranek proseguì nel forcing, il Milan, finalmente, riuscì ad imbastire una reazione, sfociata in un palo clamoroso colto da Buriani. I supplementari, di pura sofferenza per i rossoneri, non modificarono il risultato. Si andò ai rigori. Dopo la trasformazione di Maldera (rigore calciato due volte), i rossoneri fecero cilecca con Novellino (traversa). A sistemare le cose ci pensò il solito Albertosi, bravo a respingere il tiro di Jacko.
I rossoneri non sbagliarono più un colpo: Chiodi, Buriani, Antonelli, Morini, De Vecchi e Baresi superarono il portiere Seman. L’errore decisivo fu del cecoslovacco Repik: tiro respinto di piede da Albertosi. Fu la fine di un incubo. Nel lasciare il terreno di gioco, Albertosi sorrise incrociando Liedholm. Il primo turno di coppa si era rivelato nefasto per le squadre italiane: oltre al Milan, l’unica ad evitare l’eliminazione era stata l’Inter. La tre giorni nell’Europa orientale si chiudeva nel migliore dei modi, interrompendo un periodo poco positivo dei rossoneri, incapaci a superare il primo turno di Coppa Italia e già proiettati verso la gara d’esordio casalingo in campionato contro l’Avellino.
In un pomeriggio da autunno avanzato, con freddo pungente, pioggia e vento, la squadra rossonera era uscita indenne, salvata dall’ottima prestazione del suo estremo difensore al quale fu perdonata qualche leggera incertezza nei tempi regolamenti, complice il pallone viscido ed il vento forte che cambiava repentinamente la traiettoria del pallone. Il «vecchio» del gruppo, il portiere vicecampione mondiale a “Mexico 70”, rispose agli elogi sorridendo.
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