dal sito amarcordmilan.blog.lastampa.it
PARTITE DA INCUBO: Maggio ’77, diavolo in zona retrocessione dopo il ko a Torino
Contro i granata di Radice, il Milan subì una sconfitta che lo collocò in piena zona retrocessione a due giornata dal termine del campionato. Ma alla fine, riuscì a salvarsi
La ventottesima giornata del campionato di A 76/77 fu una delle domeniche più difficili della storia rossonera. Il diavolo, in una stagione che aveva registrato il fallimento della gestione Marchioro ed il ritorno in panchina di Nereo Rocco per salvare l’annata, fu battuto dal Torino campione d’Italia in carica, rovinando al quattordicesimo posto in classifica, in piena zona retrocessione. L’8 maggio ’77 il calendario riservò lo scontro incrociato Milano-Torino. A dominare, in quella stagione, furono le squadre piemontesi che si contesero lo scudetto fino alla fine, con un arrivo in volata che premiò la Juventus, che si aggiudicò lo scudetto con un punto in più rispetto ai granata, vantaggio minimo acquisito dai bianconeri a quattro turni dal termine e mantenuto fino alla fine. Il Toro confidava nell’Inter, terza in classifica, per riagganciare la vetta della classifica. Ad inizio stagione, il presidente Vittorio Duina (rimasto in carica per poco meno di un anno) scelse di non confermare la coppia Rocco-Trapattoni in panchina. Il tecnico di Cusano Milanino si trasferì alla Juventus, avviando uno dei cicli più vincenti del club juventino.
Altre operazioni di mercato (le cessioni di Benetti e Chiarugi) lasciarono i tifosi parecchio basiti. Riguardo a Benetti, si parlò di epurazione nei confronti di un giocatore che non aveva sposato la linea di condotta scelta da Rivera, negandogli la fascia di capitano dopo il ritorno del “Golden boy” dopo un periodo di indisponibilità volontaria, in polemica con l’allora presidente Buticchi. Tra i giocatori in entrata, Capello (ormai quasi a fine carriera), Braglia, Silva e Morini. Duina aveva accettato la presidenza rossonero per venire incontro alle sollecitazioni di Gianni Rivera, in cerca di nomi nuovi per l’assetto societario.
Alla fine del girone d’andata, Duina dovette esonerare Marchioro e richiamare, in tutta fretta, Nereo Rocco. Prima di Milan-Cesena, ultima partita di Marchioro sulla panchina rossonera, i tifosi esposero uno striscione con la scritta “Siamo disperati”. Lo 0-0 finale sancì l’allontanamento di Marchioro.
Tra poche vittorie, molti pareggi e non poche sconfitte, la classifica si era fatta deficitaria e dalla trasferta al “Comunale” di Torino occorreva tornare con un risultato utile. Radice, tecnico dei granata campioni d’Italia, schierò la formazione tipo, con la coppia del gol, Pulici-Graziani, in attacco, Pecci e Zaccarelli a centrocampo e Claudio Sala ala destra. Rocco rispose con una sola punta di ruolo (Calloni), Bigon a supporto e Rivera in cabina di regia. Il primo tempo si chiude sullo 0-0 mentre a San Siro la Juve conduce 1-0. I granata, dopo il quarto d’ora di riposo, tornano in campo ancora più determinati e dopo 14 minuti Ciccio Graziani buca la difesa rossonera, mettendo alle spalle di Albertosi. La risposta rossonera non arrivò. Il Paron tolse uno spento Calloni inserendo “Long John Guitar” Braglia. Al 25’ Pulici giunse il raddoppio, poco tempo dopo il secondo gol della Juventus contro l’Inter.
Alla fine di quella giornata, con la Sampdoria vittoriosa in casa contro il Perugia, il Milan si ritrovò terzultimo, in piena zona retrocessione. La salvezza gli uomini di Rocco l’avrebbero ottenuta al termine di due drammatiche partite contro Catanzaro e Cesena, le ultime due della graduatoria. Alla presidenza, intanto, si era insediato Felice Colombo. A fine stagione, il diavolo chiuse in decima posizione, evitando una clamorosa retrocessione ma riuscendo a vincere la Coppa Italia, poche settimane dopo, battendo in finale l’Inter.
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