by Corrado Izzo
6 febbraio 1977. Il balletto dei Disperati. Ultima d'andata stagione 76-77. Si compie il destino di Pippo Marchioro, vittima di tanti errori in parte suoi ed in parte di un assetto societario piuttosto allegro e di un calciomercato alquanto deficitario. Appena un mese prima il tecnico di Affori era sembrato venir via dalla graticola dopo una corroborante quanto inattesa vittoria sulla Lazio. Poi era ricominciato il solito tristissimo trend, fatto di tre pareggi e una sconfitta, e allora via, prima che sia troppo tardi. Ritorna il Paron. Ad emettere la sentenza di condanna nei confronti di Pippo, quasi per un curioso contrappasso, è proprio il "suo" Cesena. La squadra cioè alla guida della quale il tecnico milanese aveva conquistato stima e rispettabilità, conducendola ad una storica qualificazione in Coppa Uefa. Considerata la dimensione e le potenzialità del club romagnolo, si era trattato di vero e proprio miracolo sportivo. Poi il salto nella grande squadra, il Milan. L'occasione della vita. Purtroppo un carattere non proprio accomodante oltre che decisamente ego riferito, ma soprattutto una rosa sanguinosamente depauperata dalle cessioni di Benetti e Chiarugi, avevano fin dalle prime battute fatto capire che la montagna sarebbe stata dura da scalare. Mesi tristissimi, trascorsi aspettando una vittoria che non arrivava mai. Pomeriggi grigi e malinconici. Eppure le prestazioni del Milan non erano apparse del tutto negative. Contro Napoli e Juve ad esempio, avevamo dominato per un tempo, poi però eravamo usciti sconfitti. Contro il Bilbao si era sfiorata l'impresa, riuscendo a rimontare un passivo di tre gol, salvo poi sbracare sul traguardo. Era un Milan che spesso andava in vantaggio, ma poi si dimostrava incapace di gestire il risultato, mostrando soprattutto scarsa tenuta difensiva. Ad inizio del nuovo anno, come detto, era finalmente arrivata una sorprendente vittoria all'Olimpico contro la Lazio. Per giunta in rimonta, cioè con quella modalità dispettosa che fin lì avevamo subito. Sembrava l'inizio di una nuova vita, invece si trattò di fatto episodico e le gare successive riportarono tutti alla triste realtà. Fino a giungere alla resa dei conti, ad inizio febbraio, quando a San Siro i ragazzi di Marchioro non furono in grado di superare il derelitto Cesena, ultimo in classifica ed ombra della compagine frizzante ed incisiva ammirata 12 mesi prima. A fine gara, malinconicamente conclusasi sullo 0-0, arrivò la notizia che aleggiava già da tempo su Milanello: "AC MILAN ringrazia il signor Giuseppe Marchioro per il lavoro svolto ed affida la responsabilità della direzione tecnica al signor Nereo Rocco. In panchina andrà Francesco Zagatti". L'avventura del tecnico di Affori al Milan non era decisamente stato un buon affare; né per i rossoneri, né per il Cesena, tantomeno per lui stesso. In quella sua ultima partita cui si riferisce la foto che ritrae Rivera, rigorosamente schierato con il numero sette in dribbling su Ceccarelli, anche il pubblico Casciavit cominciò a girare le spalle alla squadra ed all'allenatore. In maniera composta, s'intende. "Per i milioni tutti campioni, ma in campo tutti coglioni" - recitava uno striscione esposto in curva. "Siamo Disperati" invece era un altro striscione, passato alla storia perché utilizzato nelle immagini del servizio di Beppe Viola sulla partita. Due parole che suonavano come una sentenza. Due parole sintomatiche di uno stato d'animo diffuso nella tifoseria, ma soprattutto espressione della voglia di porre fine a quel penoso teatrino durato quattro mesi. Il balletto dei Disperati. |