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20 maggio 1973, Hellas Verona vs Milan 5-3




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Prima di Verona vs Milan
(da "L'Unità" del 20 maggio 1973)


Il biglietto della partita



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Treno speciale per Verona: Guido, Uggè e Stefano Salvini (Commandos Tigre)
(by Fabio Salvini)



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Treno speciale organizzato dai tifosi milanisti per Verona '73 e successivi volantini di vicinanza alla squadra



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Lo stadio Bentegodi poco prima dell'inizio della partita


Ecco come si presentava lo stadio "Bentegodi" di Verona
prima dell'incredibile match Hellas Verona vs Milan 5-3



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Il Bentegodi tutto rossonero, ma purtroppo la Stella svanì.
Rimane comunque nella memoria lo splendido colpo d'occhio...
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Altre due immagini degli spalti del "Bentegodi", quasi tutti rossoneri




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L'entusiasmo dei tifosi rossoneri nel pre partita



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Altre immagini del tifo rossonero



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(Archivio Magliarossonera.it)
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(Archivio Magliarossonera.it)



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L'ingresso delle squadre in campo in un Bentegodi quasi tutto rossonero





La rete di Sirena,
che apre le marcature


Un'altra immagine del gol di Sirena



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Il gol di Sirena
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Esultanza di Sirena dopo il primo gol, i giocatori rossoneri rimangono attoniti come i tifosi sugli spalti



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Il primo gol scaligero di Sirena
(da "La Stampa")



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I gialloblu esultano dopo il gol di Sirena
(da "La nostra Serie A negli Anni '70")
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Vecchi, Anquilletti e Zigoni



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Il gol di Luppi




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Gianni Rivera con le mani sui fianchi davanti al portiere scaligero Pizzaballa





Scatti da un pomeriggio di ordinaria follia. A Verona è finito il primo tempo e il Milan è sotto per 1-3. Sui volti di Vecchi, Turone,
Anquilletti, Chiarugi e Rosato si leggono l'amarezza e l'incredulità per uno scudetto che sta sfumando in maniera assurda
(by Corrado Izzo - facebook)


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Istantanea della partita: 3-1
(per gentile concessione di Ivano Michetti)
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Istantanea della partita: 5-2
(per gentile concessione di Ivano Michetti)



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Istantanea della partita: 5-3
(per gentile concessione di Ivano Michetti)



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Luciano Chiarugi in azione
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Una fase della partita



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Il tiro di Roberto Rosato che batte Pizzaballa
(per gentile concessione di Roberto Valentino)
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Il tiro di Roberto Rosato che batte Pizzaballa,
in copertina de "Il Giornalino"





Chiarugi, Vecchi, Turone
escono sconsolati dal "Bentegodi"


Rivera sconsolato e Bigon con la testa tra le mani






William Vecchi esce sconsolato dallo stadio di Verona dopo aver perso partita e scudetto...







Rivera e Sogliano escono dal campo


I giocatore del Verona Zigoni e Luppi alla fine dell'incontro





I giocatori rossoneri amareggiati dopo il fischio finale





Gianni Rivera esce dal campo



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Dopo la partita, i tifosi rossoneri tentano di invadere il campo per venire a contatto con quelli gialloblù. La polizia controlla la situazione
(dal sito forum.tifonet.it - Amarcord Rossonero)



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Incidenti al Bentegodi
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I tifosi rossoneri sconfortati al termine dell’incontro
(by Fabio Salvini)



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Immagini degli incidenti
(by Vincenzo De Santi)




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Giancarlo Cadè, allenatore del Verona
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Nereo Rocco e Giovanni Trapattoni escono sconsolati dal campo al termine della partita



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Nereo Rocco e Giovanni Trapattoni escono dal campo


La disperazione di Cesare Coppetti,
un socio del Milan Club Gemona del Friuli (UD)












(da "La palla è rotonda")




Le seguenti immagini di Verona vs Milan 5-3 sono state gentilmente fornite da Stefano "Potsy" Pozzoni




















Immagine di tafferugli


Il pullman del Milan lascia Verona



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Nonostante lo scudetto perso a Verona,
la sera alla "Domenica Sportiva" il Milan è presente


Rocco, Rivera, Padre Eligio e Chiarugi alla
"Domenica Sportiva" dopo Verona vs Milan 72-73



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Radiocronaca di Enrico Ameri
(da "Tutto il calcio minuto per minuto")



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La "Gazzetta dello Sport" dopo Verona vs Milan 5-3
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Il "Corriere dello Sport" del 21 maggio 1973





La disfatta del Milan a Verona



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(dalla "Gazzetta dello Sport")
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(dalla "Gazzetta dello Sport")



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(da "La Stampa" del 21 maggio 1973)



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(da "L'Unità" del 21 maggio 1973)



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(da "Forza Milan!")
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(da "Forza Milan!")



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(da "L'Unità")



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Pagine di quotidiani relative a Verona vs Milan
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I ricordi di Gianfranco Zigoni



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Verona vs Milan rivissuta sul "Guerin Sportivo", 1978



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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 16 settembre 2016)
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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 5 maggio 2018,
grazie a Luigi La Rocca)



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Bandiera che fu a Verona il 20 maggio 1973. Stella ovviamente cucita quell'anno
(by Emiliano Beretta)




Telegramma della Lega Nazionale Calcio al Milan

«...constatato il regolare svolgimento della vittoriosa gara finale di Coppa delle Coppe, non sussistono i motivi per accordare posticipo da voi richiesto.»



dal sito www.pagine70.com
di Carlo Nesti

20 Maggio 1973, Verona vs Milan 5-3
A Salonicco, il 16 maggio 1973, il Milan di Rocco spese tutte le energie che attraversavano ancora i suoi muscoli e i suoi nervi, affrontando gli inglesi del Leeds nella finale di Coppa delle Coppe. Chiarugi segnò dopo appena 3 minuti, e in funzione di quella rete, la squadra diede vita ad una delle più ciniche esibizioni di calcio speculativo che si possano ricordare. Fu tanto catenaccio e poco contropiede, il gioco all'italiana espresso nella sua chiave più sparagnina, la barricata come ragione di sopravvivenza: proprio quello che ci faceva detestare dal mondo. La partita finì 1-1 (1-0, refuso di Pagine70, ndr), il Milan di Benetti, Bigon e Rivera alzò il trofeo, e tutti, in vista dell'ultima giornata di campionato, e con un punto di vantaggio su Juventus e Lazio, pensarono al bis. Si giocava 4 giorni dopo, e il calendario proponeva: Verona-Milan, con i veneti ormai adagiati su un serenissimo centro-classifica, Roma-Juventus e Napoli-Lazio. Allo Stadio Bentegodi arrivarono migliaia di tifosi rossoneri, e già molte ore prima del fischio d'inizio, il clima era quello dell'apoteosi, con un'unica formalità da espletare: la partita. L'arbitro Monti diede avvio alla gara, e nel giro di 23 minuti, dal 17' al 29' del primo tempo, si materializzò l'intreccio, magico o stregato a seconda di punti di vista, fra 2 variabili. Da un lato la stanchezza dei "reduci" di Rocco, consumati dai 90 minuti di trincea vissuti a Salonicco, e dall'altra la sorte, che a volte governa le traiettorie più bizzarre. Tiro e gol, tiro e gol, tiro e gol: il pallone che diventava uno strumento di distruzione, il portiere un bersaglio da luna park, e le esecuzioni che obbedivano a calcoli infinitesimali. Nel giro di 23 minuti il Verona, la squadra più serafica del campionato, passò dallo 0-0 al 3-0, come se la tranquillità volesse infierire su un Milan simultaneamente nevrotico ed esausto. Senza "Tutto il calcio minuto per minuto" nei primi tempi, l'annuncio di Enrico Ameri, mentre assistevo distrattamente a Torino-Sampdoria, sembrò la più fantascientifica delle burle. La Juventus, allo Stadio Olimpico contro la Rometta di allora, pareggiò al 6' con Altafini la rete di Spadoni (1-1), ma impiegò altri 26 minuti per capacitarsi del sortilegio. All'87', finalmente, Cuccureddu fu l'unico giocatore di Vycpalek in grado di destarsi dall'incredulità, lasciando le retrovie, e scaricando alle spalle di Ginulfi il pallone del sorpasso. Verona-Milan 5-3, Roma-Juventus 1-2 e Napoli-Lazio 1-0: ecco la "domenica bestiale" del tifoso rossonero, secondo una trama che neppure la penna più audace sarebbe riuscita ad architettare...

Verona vs Milan 5-3
17' Sirena, 25' aut. Sabadini, 29' Luppi, 32' Rosato (MI), 70' Luppi, 72' aut. Turone, 81' Sabadini (MI), 90' Bigon (MI)
Roma vs Juventus 1-2
29' Spadoni (RM), 61' Altafini, 87' Cuccureddu
Classifica: Juventus 45, Milan 44, Lazio 43




AHI FATAL VERONA!
Il 20 maggio 1973 i rossoneri perdono 5-3 al Bentegodi di Verona all'ultima giornata di campionato e la Juventus batte la Roma 2-1,con i gol di Altafini e Cuccureddu al 87°. La Lazio perde a Napoli e la Juventus conquista lo scudetto. Da qui nascerà il grande mito della "Fatal Verona"

«20 maggio '73: Verona-Milan 5 a 3». Un ritornello per la tifoseria gialloblù di tutti i tempi, a ricordo di una partita indimenticabile, la migliore di sempre disputata dal nostro Hellas. E' una calda giornata di metà primavera dell'anno 1973 e il campionato di Serie A si appresta a vivere l'ultimo atto di una stagione lunga e intensa. In un Bentegodi gremito di pubblico, il Milan di Rocco e Rivera, lanciato alla conquista dello scudetto della stella, viene letteralmente fatto a pezzi dal Verona di Cadè, già salvo, che regala così il titolo tricolore in extremis alla Juventus. In breve la cronaca della partita. Le due squadre, accolte nel loro ingresso in campo da un Bentegodi quasi colmo, iniziano la gara in maniera guardinga. Già dai primi minuti, però, si capisce che l'Hellas, considerato alla vigilia demotivato e privo di stimoli, ha tutte le intenzioni di rovinare la festa agli strafavoriti rossoneri. I gialloblù infatti attaccano senza timori e ben presto trovano il gol: al 16' Sirena mette in rete per il vantaggio scaligero. Il Milan è frastornato, non aspettandosi un Hellas così pimpante ed aggressivo, e fatica a mettere ordine al proprio gioco. Al 26' arriva il due a zero siglato da Luppi e al 29' l'Hellas fa addirittura tris grazie all'autorete di Sabadini. Il Milan è tramortito, ma accorcia le distanze al 33' con Rosato riaprendo così le speranze scudetto. Speranze destinate a svanire definitivamente al 25' della ripresa quando è ancora lo scatenato Luppi a segnare il gol del quattro a uno per il Verona. Passano quattro minuti e il risultato assume proporzioni quasi tennistiche: l'autorete del rossonero Turone determina infatti il quinto gol degli scaligeri.
Nel frattempo la notizia di questa partita destinata ad entrare nella storia si è sparsa per il centro della città e molti veronesi accorrono allo stadio all'apertura dei cancelli con la sensazione di assistere a qualcosa di memorabile. La partita intanto con i gialloblù che, assicuratisi la vittoria, arretra il baricentro e lasciano al Milan la possibilità di rendere meno pesante la sconfitta. I gol di Sabadini e Bigon portano al risultato di cinque a tre. A fine gara è grande festa tra i gialloblù per una vittoria inutile per la classifica ma esaltante per come è maturata. Grandi protagonisti dell'incontro sono in particolare Luppi, autore di una doppietta, Bergamaschi, Mascetti e Zigo-gol.
Nasce così il mito della «fatal Verona» per il Milan, mito che troverà nuova conferma nel '90 quando gli scaligeri negheranno un altro scudetto ai rossoneri, questa volta a favore del Napoli.
A fine partita sono diversi gli umori negli spogliatoi. Livio Luppi si dice molto soddisfatto: «Una prestazione eccezionale da parte della squadra. Dal punto di vista personale sono davvero contento: questi tre gol (due più un'autorete propiziata ndr) mi ripagano dei tanti guai avuti ultimamente». Felice è anche il mister gialloblù Cadè: «Abbiamo dimostrato di non regalare niente a nessuno giocandocela tutta pur non avendo interessi di classifica». D'altro segno i pareri dei rossoneri. Il Paron Rocco è breve ma chiaro: «Questi sono i miei. cadaveri». Infine Chiarugi, sconsolato, se la prende con il destino: «Era scritto che non vincessimo».




Il racconto di Gianfranco Zigoni

"La partita che non dimentico è Verona-Milan, domenica 20 maggio 1973, ultima di campionato. Noi salvi, il Milan a un punto dallo scudetto. Entriamo in campo e lo stadio è rossonero. Chiesi al mio compagno Mazzanti (...). Il Bentegodi. Mai visto così pieno: 40mila spettatori, fra cui una mia amica, del mio paese, la riconobbi, era in tribuna, aveva su una maglietta con la faccia di Gianni Rivera, e mi salutava con la mano aperta. Pensavo che potevamo pareggiare, vincere no, era fin troppo.
Il primo quarto d'ora non vediamo palla. E' il Milan di Rocco, con Rivera e Chiarugi, Bigon e Benetti. Pizzaballa, il nostro portiere, fa due miracoli. Al 16' mi arrabbio: "Allora - urlo ai miei compagni - mi date 'sta palla?". Me la danno. Salto due o tre difensori del Milan, l'ultimo è Turone, passo il pallone a porta vuota e Sirena mette dentro di testa. E' il 17'. Lì per lì il Milan sembra strano: i giocatori si guardano, come increduli. Poi un'autorete di Sabadini, poi un grandissimo goal di Luppi, nel sette, di sinistro, lui che tirava solo con il destro. Poi segna Rosato e fine del primo tempo: 3 a 1.
Nell'intervallo pensiamo: "In fondo, loro si giocano lo scudetto, e noi 600 mila lire di premio, il doppio rispetto al solito, forse perché c'è il tutto esaurito. Invece niente. Si ricomincia. Segna ancora Luppi e poi un'autorete di Turone, e poi non vogliamo infierire, troppo facile fare goal, come sparare sull'ambulanza. Negli ultimi 10 minuti il Milan segna con Sabadini e Bigon ma solo perché i goals glieli lasciamo fare noi. Alla fine i milanisti sono distrutti. Chi piange, chi ha una faccia da funerale, chi si nasconde la faccia fra le mani. Mentre esco dal campo guardo quella mia amica in tribuna, e stavolta la saluto io, con la mano aperta.
Due mesi dopo il Verona acquista Belli, che quel giorno era in panchina come portiere di riserva di Vecchi. Il primo mese, siccome non aveva ancora trovato casa, ospitai lui e Franzot in casa mia: chi dormiva sul divano, chi nel sacco a pelo. "Eravamo convinti di farcela". Adesso, a ripensarci, un po' mi dispiace. Per Anquilletti, che piangeva, e per Rocco, il grande Paron. Ma il calcio dovrebbe essere così : non regalare mai niente per non fare torto a nessuno.



da pagina Facebook "Milano Rossonera"
di Corrado Izzo

Accadde oggi... 20 maggio 1973. La Fatal Verona
Ne è passato di tempo. Quarantacinque anni per l’esattezza, ma la ferita è ancora aperta. Quel pomeriggio è sempre lì, ben presente nei nostri cuori, nelle nostre teste. Se chiudete gli occhi per un attimo potete ancora coglierne i più intimi riverberi, avvertire quell’inquietudine sottile e crescente che poi diventa disperazione. Chi ha vissuto quella giornata non la scorderà mai. Chi invece non c’era ne ha certamente sentito parlare, perché la Fatal Verona è uno di quegli eventi la cui memoria si tramanda di padre in figlio. È un qualcosa che costituisce l’essenza stessa del milanismo. Oggi vi raccontiamo una storia lunga trent’anni. Non sarà un racconto breve, ma consigliamo a tutti i cuori rossoneri di leggerlo per intero. Un po’ perché fa parte della nostra vita e molti vi si riconosceranno, un po’ perché cerca di fare chiarezza su una vicenda tuttora piena di ombre. Anno 1973... L’antefatto. È una luminosa primavera ed in testa al campionato c’è una squadra bella come Grace Kelly nel film La Finestra sul Cortile. È il Milan di Nereo Rocco, un complesso formidabile che stravince le partite a suon di gol, forte di un divino Gianni Rivera e di un gruppo di giocatori leggendari: Anquilletti, Sabadini, Rosato, Schnellinger, Benetti, Prati, Biasiolo, Chiarugi, tanto per ricordarne alcuni. Rispetto, signori. Questi sono nomi che hanno fatto la storia del calcio. La Cavalcata delle Valchirie subisce un inatteso stop a metà aprile, quando lo squadrone rossonero pareggia in casa col Cagliari, poi perde per 2-1 a Roma contro la fortissima Lazio di Maestrelli, in una partita in vero falsata dall’arbitraggio del signor Lo Bello. Il fischietto siciliano, nemico dichiarato del Milan e di Rivera, nel primo tempo tollera il gioco eccessivamente impetuoso dei laziali, poi, a 3’ dalla fine, annulla il regolarissimo gol del pareggio a Chiarugi, condannando i rossoneri a una sconfitta che, a conti fatti, peserà come un macigno nella lotta scudetto. È un vero e proprio film giallo, le polemiche che seguono sono feroci. Ne fanno le spese Rivera, fermato per due giornate, e Nereo Rocco, che si becca addirittura un mese di squalifica. Sta di fatto che Lazio e Juventus si rifanno sotto e la lotta per il titolo, che pareva chiusa, si riapre magicamente. Sebbene impegnato anche in Coppa delle Coppe, e privato del suo Profeta per due turni, il Milan riesce comunque a mantenere un punticino di vantaggio sulle due rivali. Così, quando mancano solo 90’ al termine del campionato, la classifica recita: Milan punti 44, Juventus e Lazio punti 43. Pare fatta. Lo scudetto e la stella sono lì, basta prenderli. La settimana precedente. È una settimana estenuante quella che precede l’ultima giornata di campionato. Mercoledì 16 maggio il Milan vola a Salonicco, in Grecia, per disputare la finale di Coppa delle Coppe. L’avversario è di quelli tosti, la squadra inglese del Leeds United. La partita è di una difficoltà sanguinosa. Sotto una pioggia sferzante e su di un campo pesantissimo, segna subito Chiarugi su punizione. Poi, per 87 minuti, il Milan viene letteralmente messo ai paletti dagli indiavolati britannici, che sembrano avere delle turbine al posto dei polmoni. Il portiere Vecchi fa i miracoli e l’arbitro greco ci mette del suo chiudendo gli occhi su un paio di interventi da rigore in area milanista. In conclusione il fortino rossonero resiste e il Milan porta a casa la Coppa, nonostante un’indegna rissa finale. La fatica però è stata stroncante. Nereo Rocco, che ha il polso della squadra, lo sa bene ed intuisce che affrontare l’ultima di campionato a Verona in queste condizioni psicofisiche è un azzardo pericolosissimo. Quattro o cinque giocatori del Milan sono letteralmente a pezzi, oltretutto mancheranno due pedine fondamentali come Schnellinger e Biasiolo. E allora il Paron fa la cosa più logica: va dal suo presidente Albino Buticchi e lo implora di far di tutto per ottenere dalla Lega un rinvio della partita di Verona, almeno di 24 ore. Ed ecco il secondo il secondo film giallo, dopo il gol annullato a Chiarugi a Roma. La Lega non concede il rinvio. Buticchi si fa imbonire dalle sapienti chiacchiere del Presidente Artemio Franchi e non insiste più di tanto. “Ma quale rinvio, Albino? Sta tranquillo, la partita di Verona è solo una formalità. Lo scudetto lo avete già vinto, lo sanno tutti.” Non sarà così. Ancora una volta il Paron Rocco dimostrerà di avere avuto la vista più lunga di tanti altri, ma sarà tutto inutile. Domenica 20 maggio. È una giornata scintillante, fa molto caldo, il campionato si appresta a vivere il suo emozionante epilogo con tutte e tre le pretendenti impegnate in trasferte insidiose, ma tutto sommato abbordabili. Il Milan è di scena a Verona, la Lazio al San Paolo di Napoli, la Juventus all’Olimpico contro la Roma. La città di Romeo e Giulietta viene letteralmente invasa da ventimila tifosi milanisti giunti per festeggiare l’ormai certo decimo scudetto. Sulle tribune dello stadio Bentegodi, sotto il sole, un tripudio di migliaia di bandiere rossonere con la Stella già cucita. Nello spogliatoio del Milan vengono portate delle casse di champagne, pronte per il brindisi celebrativo a fine gara. È una festa annunciata, insomma. A quei tempi non esistono le pay-tv, chi non è allo stadio le partite può seguirle solo alla radio. Il tradizionale rito domenicale degli italiani si consuma insieme alle voci familiari di Bortoluzzi, Ameri, Ciotti, Provenzali, ispirati cantori di un calcio antico e romantico. La celebre trasmissione Tutto il Calcio Minuto per Minuto, però, inizia i collegamenti dai campi solo nei secondi tempi. Milioni di tifosi rossoneri in tutta Italia sono dunque in trepidante attesa, appiccicati alle radioline, pronti ad esplodere di gioia. La prima novità che arriva in quell’ assolato e triste pomeriggio di maggio non riguarda il calcio, ma un evento oltremodo tragico. A Monza, durante il Gran Premio Motomondiale classe 250, c’è stato un terribile schianto. Il famoso campione italiano Renzo Pasolini e il suo collega finlandese Jarno Saarinen, entrambi giovani ed amati dalle folle, hanno perso la vita. La raccapricciante notizia viene diffusa dai microfoni di Domenica Sport, l’altro contenitore radiofonico che precede Tutto il Calcio Minuto per Minuto e che, per contratto, non può divulgare i risultati dei primi tempi delle partite. Intorno alle 17 però il conduttore, Guglielmo Moretti, non ne può più e si lascia sfuggire qualcosa. “...cari amici, non perdetevi per niente al mondo Tutto il Calcio Minuto per Minuto, che andrà in onda fra poco. Sui campi dove ci si gioca lo scudetto sta succedendo di tutto...non fateci dire altro..” Quella frase così sibillina ed inquietante verrà svelata di lì a poco, quando la voce di Enrico Ameri da Verona annuncerà, a mo’ di sentenza: “ A Verona, risultato del primo tempo, Verona 3 Milan 1”. Per tutti i milanisti all’ascolto è come una doccia gelata a dicembre. Molti credono di aver capito male, altri pensano ad uno scherzo. Purtroppo è tutto vero. Anche la Juve perde a Roma, per 1-0. La Lazio è inchiodata sullo 0-0 a Napoli quindi, in questo momento, i biancazzurri agguantano i rossoneri in vetta alla classifica. Alle 17:30 cominciano i secondi tempi. Saranno 45 minuti di pura follia che segneranno per sempre la vita di milioni di tifosi rossoneri. Come ampiamente previsto dal Paron, quelli del Milan non stanno in piedi. Nel primo tempo hanno subito tre gol in un quarto d’ora, poi Rosato ha accorciato le distanze, riaccendendo un filo di speranza. Intanto, in apertura di ripresa la Juventus pareggia a Roma con Altafini per cui, a mezz’ora dalla fine del campionato, i bianconeri, il Milan e la Lazio sono appaiati in vetta e si profila un sensazionale spareggio a tre. Roba mai vista nella storia del calcio. A Verona il Milan non c’è più. I rossoneri, dopo aver tentato un infruttuoso forcing ad inizio ripresa, mollano definitivamente e, tra il 70’ e il 73’, incassano altri due gol da un Verona che gioca con un impegno ed una intensità inspiegabili per una squadra senza apparenti motivazioni. Cinque gol sono tanti, troppi. Si capisce che per il Milan è finita. Adesso bisogna solo sperare che le altre due non vincano, ma lì le situazioni sono indecifrabili. A Napoli, la Lazio sta trovando difficoltà impreviste contro una squadra oltremodo pugnace. Anche qui la cosa è molto strana, dal momento che i partenopei, così come il Verona, non hanno obiettivi da raggiungere in questo campionato. Diversa invece è la partita dell’Olimpico dove la Roma, dopo aver giocato un ottimo primo tempo ed aver messo sotto la Juventus, ha incomprensibilmente cambiato atteggiamento nella ripresa. I giallorossi ora appaiono stranamente molli ed arrendevoli e sono in totale balia dei bianconeri, in una gara trasformata rispetto alla prima frazione. A Verona ormai mancano meno di 10 minuti, i padroni di casa sembrano paghi della clamorosa lezione inflitta al Milan e decidono di non infierire. Segna Sabadini di testa portando il punteggio sul 2-5, ma Alfred Hitchcock è in agguato, con un finale thrilling che più thrilling non si può. Quando ormai manca una manciata di minuti, arriva un boato da Napoli. Oscar Damiani ha portato in vantaggio i partenopei, la Lazio è fuori dalla lotta scudetto. Spareggio a due, dunque? Sarà Milan contro Juve? Nemmeno per sogno. All’Olimpico, a 3’ dalla fine, sugli sviluppi di un cross di Causio respinto dalla difesa romanista, la palla viene raccolta al limite dell’area da Cuccureddu, oscuro mediano juventino degli anni ‘70. E qui arriva il terzo giallo, degno di Agatha Christie. La difesa della Roma si apre come le acque del Mar Rosso e consente a Mose’(Cuccureddu) di calciare indisturbato a rete segnando il gol dello scudetto. Il fragore dell’Olimpico si sovrappone a quello sommesso della terza, inutile segnatura del Milan ottenuta da Bigon, una rete che serve solo a rendere meno pesante il passivo. Il finale è tristissimo. La Juventus è Campione d’Italia tra l’incredulità degli stessi bianconeri, mentre in centinaia di migliaia di case milaniste si vive un dramma. Nello spogliatoio del Bentegodi le casse di champagne giacciono mestamente in un angolo, ancora imballate. Anquilletti piange a dirotto. Rivera, Chiarugi e tutti gli altri fissano impietriti il vuoto. I ventimila tifosi rossoneri che avevano invaso Verona iniziano un tristissimo esodo verso casa, con il cuore gonfio di disperazione. Attraverso i finestrini delle auto si scorgono migliaia di volti solcati dalle lacrime, le bandiere rossonere vengono piegate e riposte all’interno delle vetture. Una Caporetto calcistica destinata a fare storia. “Io li avevo avvertiti, ma una manica di dilettanti non mi ha voluto credere...” - sarà l’amaro e polemico commento di Nereo Rocco dopo la partita. La Fatal Verona è uno spartiacque della storia rossonera. In questo triste pomeriggio veneto infatti terminerà il ciclo vincente del grande Milan di Rocco. La Fatal Verona è una mazzata mortale, un evento i cui effetti, a livello psicologico, dureranno per svariati anni, dando inizio ad un lustro piuttosto incolore per i rossoneri. Soltanto dopo 6 anni, nel maggio del 1979, il Milan riuscirà a far sua quella Stella sfuggita così incredibilmente nella città scaligera. La storia si chiude qui.. o almeno sembrerebbe... ma Hitchcock è sempre in agguato. Trenta anni dopo. Facciamo un salto avanti all’inizio degli anni duemila, il calcio nel frattempo è molto cambiato. È ancora lo sport nazionale, ci mancherebbe, ma ormai è diventato un fenomeno prettamente televisivo. Le partite ora si guardano in diretta da casa, la radiolina è un oggetto in disuso, gli stadi gradualmente si svuotano. Un’evoluzione che sa tanto di involuzione. Il Milan, dopo anni di inenarrabili vicissitudini, diventa, con l’avvento di Silvio Berlusconi, il club più titolato al mondo, inanellando tutta una serie di prestigiosi trionfi nel ventennio 1988-2007. All’alba del nuovo millennio è molto seguita una trasmissione televisiva. Si chiama Sfide, va in onda su Rai 3, e ripercorre grandi eventi sportivi del passato, documentandoli con filmati d’epoca ed interviste. Una delle puntate di Sfide viene sorprendentemente dedicata all’ultima giornata del campionato 1972-73. Son passati tanti anni, la gente non se ne ricorda quasi più. In quella puntata di Sfide vengono fuori verità inconfessabili su quel campionato 72-73 e in particolare su quell’ultima, maledetta giornata. Tanto per cominciare, l’ex calciatore della Lazio, Luigi Martini rivela che poco prima della famigerata partita dell’Olimpico, Lazio-Milan dell’aprile 1973, il signor Lo Bello si era inopinatamente introdotto nello spogliatoio della Lazio e, guardando in faccia uno ad uno i giocatori biancazzurri, aveva esclamato: “Mi raccomando. Oggi voglio vedere il loro numero 10 piangere...”. Poi era uscito senza dire altro. Tradotto in altre parole, stava a significare: “Non fatevi problemi ad entrare duro su Rivera, tanto non vi fischio contro.” Sappiamo tutti cosa era successo poi in campo: gioco duro dei laziali nel primo tempo e gol regolare annullato a Chiarugi in chiusura. Ma non finisce qui. Sempre da testimonianze di ex giocatori, viene fuori che l’ultima giornata del 20 maggio 1973 forse non è stata del tutto regolare. Vincenzo D’Amico rivela che nell’intervallo di Napoli-Lazio, il capitano dei partenopei Totonno Juliano ha svelato a Chinaglia che la Juve ha pagato ai calciatori del Napoli dei cosiddetti premi a vincere, ossia una somma di danaro in cambio del loro impegno a battere la Lazio. La cosa, sebbene riprovevole da un punto di vista etico, non è espressamente vietata dai regolamenti nel 1973. Verità? Inciucio? Non lo sapremo mai. Certo è che la voce trova un fondato riscontro nella foga esagerata con cui i partenopei giocano quella partita con la Lazio. Così come è plausibile che anche il Verona abbia incassato dei premi a vincere dalla Juventus, considerato il forsennato ed inspiegabile impegno profuso quel 20 maggio contro il Milan e visti anche gli ottimi rapporti intercorrenti tra la famiglia Agnelli e il presidente della squadra scaligera, Saverio Garonzi, proprietario di una delle più importanti concessionarie Fiat del Veneto. Il terzino del Milan e della Nazionale, Tato Sabadini, ha spesso ribadito che quel pomeriggio i giocatori del Verona sembravano degli invasati e correvano come se stessero giocando la finale dei Mondiali. Fin qui siamo nella norma, Verona e Napoli si sono impegnate alla morte contro Milan e Lazio, ma in definitiva hanno solo fatto il loro dovere. Non è configurabile alcuna ipotesi di illecito sportivo. Purtroppo però c’è dell’altro. Sempre in quella puntata di Sfide, l’ex calciatore e capitano della Roma, Ciccio Cordova, rivela un altro retroscena inquietante su quella domenica. Pare che nell’intervallo di Roma-Juventus, con i giallorossi in vantaggio per 1-0, il presidente della Roma, Anzalone, sia sceso negli spogliatoi per congratularsi con i suoi. “... bravi rega’, avete dimostrato di averce le palle, ma forse adesso è mejo si lassate stà. Tanto siamo salvi, che ce frega a noi? Il Milan sta perdendo e la Juve è pur sempre una società potente che ci può tornare utile... capiteme...’nsomma vedete voi...” C’è un chiarissimo passaggio della radiocronaca di Sandro Ciotti, reperibile sul web, dove il famoso cronista si dichiara sorpreso dal repentino cambio di atteggiamento della Roma rispetto all’arrembante primo tempo. Tra l’altro, se andiamo a rivedere l’azione che porta al gol decisivo di Cuccureddu, appare davvero incomprensibile il comportamento dei difensori romanisti, che si scansano letteralmente davanti al centrocampista sardo, dandogli modo di piazzare la botta vincente. E poi ancora: per quale motivo la Lega non concesse il sacrosanto rinvio chiesto dal Milan, visto che anche il Verona era d’accordo? Insomma, quello che sembrava un libro letto, chiuso e dimenticato, a distanza di tanti anni si riapre come un vero e proprio Cold Case, dando vita ad interrogativi inquietanti. Rimane un solo, enorme dubbio: perché i protagonisti di quella vicenda hanno aspettato tanti anni prima di svelare i loschi retroscena di quel pomeriggio? È tutto vero ciò che è venuto fuori, o la storia è stata romanzata? Non si saprà mai. Probabilmente la verità sta in quelle parole amare del vecchio Paron, Maestro di calcio e di vita. “ Io li avevo avvertiti, ma una manica di dilettanti non mi ha voluto ascoltare ...” Cosa ha voluto realmente dire Nereo Rocco con quella dichiarazione? Si riferiva soltanto al rinvio non accordato, o c’era sotto dell’altro? È un segreto che il Paron, uomo d’altri tempi, non ha mai voluto svelare. Lo ha portato con se. Dal nostro punto di vista di tifosi ed appassionati, possiamo solo dire che il pomeriggio del 20 maggio 1973 non ci abbandonerà mai. Sarà sempre presente, magari nascosto in un angolino remoto del nostro cuore o del nostro cervello, ma pronto a saltare fuori quando meno te lo aspetti. È stato solo un atomo di vita bruciato in fretta, ma ha lasciato un segno indelebile, ci ha marchiati a fuoco. Un’esperienza dolorosa, tuttavia aggregante. Quel giorno, una volta asciugate le lacrime, tutti noi abbiamo capito che quei due colori, il rosso e il nero, non li avremmo lasciati più.



DAL DIARIO DI UN TIFOSO... (Corrado Izzo)                                                                              

20.05.1973 - HELLAS VERONA vs MILAN 5-3, Campionato di Serie A (30^ giornata)

"Il pomeriggio del 20 maggio 1973 faceva caldo.
Quella indimenticabile primavera era esplosa con profumi e colori di inimmaginabile bellezza, quasi a sottolineare la marcia del Milan scintillante di Nereo Rocco.
Già, il difensivista Nereo Rocco, il catenacciaro Nereo Rocco, che in quella stagione mandava in campo contemporaneamente Bigon, Prati, Rivera e Chiarugi, e che nel ruolo di terzino sinistro faceva giocare un segaligno giovanotto friulano di nome Sabadini, un’ala più che un terzino.
Un Milan devastante, capace di segnare 9 gol in una partita all’Atalanta , 4 al Palermo, 4 alla Sampdoria a Genova, 3 a Vicenza e 5 all’Inter nei due derby. Un Milan che si avviava a tagliare trionfalmente il traguardo più atteso, quello del decimo scudetto, quello della stella tanto agognata, nonostante nel mese di aprile vi fosse stata una flessione.
Un pareggio interno col Cagliari privo di Riva e una sconfitta a Roma contro l’incredibile Lazio di Maestrelli, in una partita condita da feroci polemiche, in cui l’arbitro Lo Bello aveva annullato un gol regolare a Chiarugi a tre minuti dalla fine, Nereo Rocco era stato espulso dal campo e Rivera aveva rilasciato dichiarazioni di fuoco, beccandosi una squalifica di due giornate.
Ma quel Milan così bello e audace era più forte delle ingiustizie, come avrebbe detto qualcun altro una ventina d’anni dopo, e così, dopo aver vinto la Coppa delle Coppe mercoledì 16 maggio a Salonicco contro la forte formazione britannica del Leeds United, si apprestava a giocare l’ultima partita di campionato a Verona contro i gialloblù, con un punto di vantaggio sulle due inseguitrici che erano Lazio e Juventus, che pure dovevano giocare in trasferta, rispettivamente a Napoli e a Roma contro i giallorossi.
Un finale in volata con tre squadre coinvolte, l’epilogo mozzafiato di una stagione logorante ed affascinante come poche altre.
Il Verona era ormai salvo, quindi era logico presupporre che il Milan avrebbe fatto un sol boccone degli scaligeri.
Chi vi scrive a quell’epoca era un ragazzetto di 10 anni, vissuto a Napoli, a duecento metri dallo Stadio San Paolo, lì dove l’unico colore che si conosce è l’azzurro, ma perdutamente innamorato di Rivera e di Benetti, di Chiarugi e di Bigon, di Schnellinger e Biasiolo, di Prati e di Rosato, di quella maglia rossonera col righino stretto e il collo a V, con la coccarda della Coppa Italia in bella evidenza sul petto, delle figurine Panini e del caratteristico odore di gomma che si sentiva aprendo la bustina, di un calcio in bianco e nero che si giocava solo alle 15:00 della domenica, tanto lontano nel tempo, ma tanto vicino nella memoria.
A quel ragazzetto di dieci anni batteva forte il cuore, in quell’afoso pomeriggio di maggio, perché sentiva che la festa era vicina.
A quei tempi le partite si sentivano per radio, la storica trasmissione “Tutto il Calcio minuto per minuto”, nata anni prima da una idea geniale di Roberto Bortoluzzi, copriva però i soli secondi tempi. L’altro famoso contenitore radiofonico era Domenica Sport, che andava in onda prima di Tutto il Calcio e che, ovviamente, per contratto, non poteva dare i risultati dei primi tempi.
Il pomeriggio fu subito funestato dalla notizia, diffusa proprio dai microfoni di Domenica Sport, del terribile incidente nel Gran Premio di motociclismo a Monza, a seguito del quale avevano perso la vita il grande Renzo Pasolini ed il suo collega finnico Saarinen.
Un velo di tristezza e di dolore avvolse quell’afoso pomeriggio di Maggio.
Poi, intorno alle 16:30, il conduttore di Domenica Sport, Guglielmo Moretti si lasciò sfuggire qualcosa.
Qualcosa di strano ed inquietante.
“…cari ascoltatori, voi sapete che noi non possiamo darvi anticipazioni sui primi tempi delle partite, ma vi consigliamo di rimanere incollati alle radioline e di non perdere Tutto il Calcio Minuto per Minuto, perché ci sono delle grandi sorprese in arrivo dai campi di serie A …”
Non ci voleva certo un genio per intuire cosa avesse voluto dire Moretti e che qualcosa di grosso stava succedendo proprio a Verona.
Così, con questo sinistro presagio, si avvicinavano le 17, il momento in cui, in un solo attimo, la verità sarebbe stata svelata.
Avevo il cuore in gola mentre la mia mano girava nervosamente la manopolina della Lafayette portatile alla ricerca del canale, poi il cinguettio dell’uccellino della Rai e il messaggio pubblicitario della Stock di Trieste, che tradizionalmente precedeva la messa in onda delle partite, mi fecero capire che avevo imbroccato.
La voce familiare di Roberto Bortoluzzi, grande signore e maestro di giornalismo, recitò il solito cappellotto iniziale:
“Gentili ascoltatori, i campi collegati oggi sono nell’ordine: Verona per Verona-Milan, Roma per Roma Juventus, Napoli per Napoli Lazio…. Ai microfoni Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Alfredo Provenzali, Beppe Viola… partiamo, come di consueto, con il solo risultato dei primi tempi.. a voi Verona…”
Ciò che sentii in quell’attimo non lo dimenticherò più.
-“Verona tre Milan uno” – sentenziò seccamente Enrico Ameri.
E’ difficile descrivere la sensazione di gelo che avvertii in quell’istante, ricordo che cercai smarrito lo sguardo del mio caro papà, magari lui mi avrebbe rassicurato, magari avevo capito male, ma l’incredulità dipinta sul suo volto spense subito quell’infantile speranza e, in una frazione di secondo, realizzaii che avevo capito benissimo.
Un attimo dopo la voce di Sandro Ciotti, coperta dal boato dei tifosi juventini, informava che anche i bianconeri stavano perdendo contro la Roma, ma solo per uno a zero, mentre la Lazio era 0-0 a Napoli.
“Non tutto è perduto… anche la Juve sta perdendo e poi il Milan può benissimo recuperare 2 gol, lo ha fatto l’altra domenica contro il Torino, perché non potrebbe farlo oggi contro il Verona…diamine il Torino è molto più forte del Verona… chissà chi ha segnato il gol del Milan..”
Questi erano i pensieri che mi turbinavano in mente in quei frenetici momenti, Enrico Ameri rispose alla mia curiosità raccontando che per il Milan era andato in gol il guerriero Rosato.
Iniziarono i secondi tempi, la voce appassionata di Ameri descriveva ciò che avveniva in campo a Verona, in cabina radio accanto a lui c’era il grande Fabio Cudicini che espresse qualche breve battuta e la speranza che il Milan potesse recuperare almeno un pari.
Due conclusioni, una di Benetti l’altra di Chiarugi, furono neutralizzate dal portiere scaligero Pizzaballa, ma i minuti passavano senza che arrivassero buone notizie.
Nel frattempo la Juve aveva pareggiato a Roma con Altafini, e, stando così le cose, si prospettava un sensazionale spareggio a tre, Milan Juve e Lazio a pari punti, una roba mai vista nella storia del calcio italiano, ma io ci speravo ancora, una rimonta del Milan a Verona avrebbe significato scudetto.
Invece, intorno alle 17:25, il dramma sportivo raggiunse il suo apice.
Nel breve volgere di tre minuti Ameri raccontò prima in diretta il quarto gol del Verona, favorito da una indecisione di Zignoli e segnato da Luppi, quindi, di lì a poco, intervenne su Beppe Viola per segnalare il quinto, arrivato su autorete di Turone.
Fu allora che le lacrime, che, chissà come, ero stato bravo a trattenere fino a quel momento, vennero fuori.
Realizzai che era finita, che il Milan non avrebbe più recuperato,la mia disperazione prese il sopravvento e piansi di getto. Non c’era verso di fermare le lacrime, sapevo che la stessa cosa stava avvenendo in tante altre case rossonere, a tanti altri bambini come me.
Quello che doveva essere un pomeriggio di festa si era trasformato nel peggior incubo che mai si potesse immaginare.
Ricordo che rimasi in uno stato di semi-incoscienza, evidentemente tramortito da quella mazzata incredibile, neanche la voce di Enrico Ameri che, con tono quasi intimidito intervenne dopo qualche minuto per segnalare che Sabadini aveva, se così si può dire, ridotto le distanze, riuscì a scuotermi.
Quando, intorno alle 17:45, Sandro Ciotti, con la sua inconfondibile tonalità soul, descrisse in diretta il gol di Cuccureddu che assegnava di fatto lo scudetto alla Juve, fui come ridestato dalla voce di mio padre.
-” E’ finita… ha vinto. Ha vinto lo Scudetto..”
- “Come ha vinto lo Scudetto? Chi ha vinto lo Scudetto?” – chiesi asciugandomi le ultime lacrime. Ero confuso e stordito, non capivo più nulla. - “La Juventus. La Juventus ha vinto lo Scudetto. La Juventus non muore mai.”
Era l’epilogo di quel pomeriggio colmo di sole e di angoscia.
Il resto è cronaca, si può leggere sui libri sportivi o sui giornali dell’epoca:
il tristissimo esodo dei ventimila milanisti che avevano invaso Verona per fare festa, le centinaia di volti rigati di lacrime dietro ai finestrini delle auto, le casse di champagne ancora imballate nello spogliatoio del Milan, il pianto di Anquilletti e di tutti gli altri, quelli del Verona che cercano frasi di circostanza per consolare i milanisti, Nereo Rocco che, rivolgendosi ai suoi giocatori ospiti alla Domenica Sportiva esclama:”…ecco i miei cadaveri..”
Sono passati molti anni da quella giornata.
Il Milan, nel corso degli anni a venire, avrebbe poi regalato tante gioie ai propri appassionati, ma per quei tifosi come me ormai vicini ai cinquanta anni, la giornata del 20 maggio 1973 rimarrà scolpita per sempre nella memoria.
Eppure io dico che l’amore indissolubile che mi lega a questa squadra si alimenta anche di queste vicende, è figlio anche di quanto accaduto in quel lontano pomeriggio, in cui, finite le lacrime, capii che il rosso e il nero sarebbero stati i miei colori per tutta la vita."

Corrado Izzo