Mercoledì 18 settembre 1968, con due sole e facili partite ufficiali di Coppa Italia nelle gambe, a dieci giorni dall’inizio del campionato e, in generale, ancora indietro con la preparazione, il Milan esordisce in Coppa dei Campioni a Malmoe contro i campioni di Svezia, una squadra di semiprofessionisti dalle ottime capacità atletiche, in piena forma, a compensare la netta inferiorità tecnica ed individuale.
Dopo aver sprecato alcune occasioni create da Rivera per i propri compagni, il Milan chiude il primo tempo in svantaggio di una rete, segnata
dai padroni di casa subito prima del riposo. Nel secondo tempo, dopo qualche sterile attacco del Milan, la partita e, probabilmente, la qualificazione si decide nell’arco di otto minuti, con un susseguirsi di emozioni contrastanti. Al 5’ Elmstedt segna la rete del 2-0, con una cannonata all’incrocio dei pali, scoccata da lontano dopo un fortunoso rimpallo con Lodetti. Inutile il volo e il leggero tocco di Vecchi. A questo punto Rocco cambia Golin per Rognoni, mentre Rivera, forse stanco di veder i suoi preziosi palloni sciupati dai compagni, cerca di fare tutto da sé: si smarca e tira, ma il portiere si allunga da un palo all’altro e blocca. E non solo, l’imbattuto Hunt rimette subito il pallone nell’altra metà campo, dove Szepanski lo gioca e lo infila in rete, partendo da una posizione di leggero fuorigioco, per fortuna visto dal direttore di gara. Dal rischio di un 3-0 difficilmente rimediabile al confortante 2-1 passano solo 30”. Hamrin fa filtrare il pallone in area per Rivera, che scatta con tempismo e rapidità, precede e supera il portiere in uscita con un delizioso pallonetto. È il 13’ del secondo tempo. Dal raddoppio svedese sono trascorsi otto lunghissimi minuti, già decisivi, seppur a inizio stagione, per il destino dei futuri campioni d’Europa
(by Lucia Ravenda) |