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7 luglio 1955, Dynamo Mosca vs Milan 2-4




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Il Milan parte per la tournée
(dal "Corriere della Sera" del 2 luglio 1955)
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Tutta Mosca aspetta il Milan
(dal "Corriere della Sera" del 4-5 luglio 1955)



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Il gruppo rossonero nella Piazza Rossa





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In alto, sempre l'immagine della comitiva rossonera
nella Piazza Rossa. Sotto, a sinistra l'intervento del vicepresidente milanista Carraro prima della partita;
a destra, i capitani Kijevski e Nordahl alloscambio dei gagliardetti prima del fischio d'inizio
(da "Forza Milan!" di luglio 2010)
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Un'atra immagine della comitiva rossonera nella Piazza Rossa
(Archivio Magliarossonera.it)



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Un'altra immagine del gruppo rossonero immortalato nella Piazza Rossa a Mosca
(per gentile concessione di Antonella Bellocchio)



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Prima della partita
(dalla "Gazzetta dello Sport")





"Notizie sovietiche" (1955), il Milan a Mosca



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A sinistra, le formazioni scese in campo; qui sopra, Nils Liedholm contrasta un avversario (da "Forza Milan!")
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Il match program della partita



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Articolo sull'amichevole Dynamo Mosca vs Milan 2-4
(dal sito milanblogclub.splinder.com)



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Il biglietto della partita
(by Domenico Tricarico)



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Alla fine del 1° tempo
(dal "Corriere della Sera" del 7-8 luglio 1955)



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(dalla "Gazzetta dello Sport")



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(dal "Corriere dello Sport")




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(dal "Corriere della Sera")
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(dal "Corriere d'Informazione" del 7 luglio 1955)



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(da "Il Tirreno")
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(dal "Corriere della Sera")
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(dalla "Gazzetta del Mezzogiorno")



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Titoli dei giornali relativi all'amichevole tra Dynamo Mosca e Milan



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Il Milan in Russia, luglio 1954
(da "Il Calcio e il Ciclismo Illustrato")



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(da "L'Unità")
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Gagliardetto dell'amichevole Dynamo Mosca vs Milan 2-4
(da "Il Pallone d'Oro", per gentile concessione di Renato Orsingher)



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Ancora Mosca, stadio della Dinamo, 7 luglio 1955. La partita nella partita: il primo confronto tra i grandi portieri delle due squadre, descritto così da Sovetsky Sport. "La partita tra la Dinamo Mosca e il Milan Football Club è stata una competizione tesa. I portieri di entrambe le squadre, L. Yashin e L. Buffon, entravano spesso in gioco. Tuttavia, in questa occasione L. Yashin ha talvolta preso una posizione infruttuosa. La foto a sinistra cattura il momento in cui il centravanti ospite G. Nordahl ha tirato improvvisamente in porta al volo da una ventina di metri. Per prendere un piccolo vantaggio Yashin si era mosso troppo presto e non ha avuto altra scelta che seguire con lo sguardo la palla in rete: 3:1 a favore della squadra milanese. Nell'altra foto, il portiere della Nazionale italiana devia la palla in angolo dopo un forte tiro del giocatore della Dinamo V. Savdunin." Un paio di mesi dopo, a Milano, in un'atmosfera festosa per l'apertura del secondo anello di San Siro, il futuro pallone d'oro avrà l'occasione giusta per prendersi la rivincita. (Lucia Ravenda)




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VIDEO - Il Milan di Rizzoli e Carraro fu la prima squadra italiana a giocare in Unione Sovietica.
Il 7 luglio 1955, dopo un faticoso viaggio di quasi tre giorni (in treno da Milano a Zurigo, quindi in aereo fino a Mosca, con scali e soste a Praga e Vilnius), nello storico stadio della Dinamo i rossoneri neo campioni d'Italia incontrarono la squadra di casa, per la prima delle due amichevoli in programma in terra sovietica, vinta dagli italiani con il punteggio di 4 a 2.
Condivido un breve filmato dello straordinario evento; purtroppo, la sintesi non comprende le due reti segnate dal Milan nel primo tempo, il pareggio di Soerensen e il gol di Ricagni.
Di seguito, la premessa e la conclusione dell'articolo che Sovetsky Sport del 9 luglio dedicò alla prima partita di una squadra italiana in terra sovietica.
"Il calcio italiano è giustamente considerato uno dei migliori al mondo. Due volte i calciatori italiani hanno vinto il titolo di campione del mondo. Non è un caso che la prestazione dei calciatori italiani a Mosca abbia suscitato grande interesse tra gli appassionati di sport. Questo interesse è spiegato anche dal fatto che proprio la squadra più forte d'Italia, campione del 1954-55, il Milan, è arrivata in Unione Sovietica. I calciatori milanesi hanno giocato il loro primo incontro con la Dinamo Mosca.
Al fischio dell'arbitro F. Grill (Austria), le squadre iniziano la partita. La squadra milanese schiera: L. Buffon, C. Maldini, F. Pedroni, E. Beraldo, N. Liedholm, M. Bergamaschi, L. Soerensen, E. Ricagni, G. Nordahl, A. Vicariotto e A. Frignani. La squadra è composta da due svedesi, (Liedholm e Nordahl), un danese (Soerensen) e un argentino (Ricagni). La Dinamo Mosca gioca nella seguente formazione: L. Yashin, A. Rodionov, K. Krizhevsky, B. Kuznetsov, E. Baykov, V. Savdunin, V. Shabrov, Yu. Kuznetsov, A. Gogoberidze, B. Ilyin e V. Ryzhkin.
Già i primi minuti della gara mostrano la differenza nelle tattiche di gioco. La Dinamo attacca e mantiene la copertura in difesa. Gli ospiti giocano disposti in una "catena". Un nome del genere è dato a questa versione di difesa. Va detto che la difesa "a catena" ha regalato agli italiani molte vittorie recentemente. La sua essenza sta nel fatto che ci sono sempre tre difensori che collaborano in fase difensiva, con il difensore centrale che occupa una posizione non lontano dal portiere. Negli approcci più vicini alla porta, vicino all'area di rigore, ci sono anche tre centrocampisti. I tre attaccanti giocano davanti alle altre linee: Ricagni, Nordahl e Frignani. La quarta punta è Soerensen (il numero 7) che opera un po' più in profondità nel campo, e gli italiani costruiscono attacco e difesa principalmente agendo al centro.
La Dinamo cerca di sviluppare un ritmo rapido, utilizzando un gran numero di piccoli passaggi laterali. Gli ospiti, al contrario, rallentano costantemente il ritmo di gioco. Dopo aver intercettato la palla, gli italiani rallentano la corsa, come se creassero delle pause nel gioco. Con passaggi semplici e precisi, avanzano lentamente, costringendo la Dinamo a muoversi verso la palla, quindi uno degli attaccanti si sposta rapidamente in avanti. In questo caso vengono spesso utilizzati passaggi lunghi, grazie ai quali gli ospiti trasferiscono immediatamente la palla in un'altra parte del campo all'attaccante, che è riuscito a liberarsi in tempo dalla marcatura dell'avversario.
Il motivo della sconfitta della Dinamo, a nostro avviso, risiede principalmente nell'incapacità degli attaccanti di tirare in porta: nervosa, la Dinamo a volte si è anche concessa un'eccessiva durezza, che ha pagato con due gol segnati dagli italiani su punizione.
La tattica mostrata dai calciatori italiani è unica. Difficile che lo stile di gioco difensivo utilizzato dagli ospiti (la cosiddetta "catena") sia progressivo. Tuttavia, questo stile ha i suoi vantaggi. La tattica della squadra italiana, a nostro avviso, merita uno studio approfondito.(Lucia Ravenda)




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(da "La Stampa")



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Il portiere russo Lev Yashin con la tuta della Nazionale Sovietica




dal sito amarcordmilan.blog.lastampa.it
di Sergio Taccone

IL MILAN OLTRE LA “CORTINA DI FERRO”
Nel luglio del 1955, i rossoneri affrontarono in amichevole, a Mosca, la Dinamo. Era la prima uscita di una squadra italiana in Unione Sovietica
In porta il fortissimo Jascin e poi capitan Krijevski, Balkov, Savdounine e il centravanti Gogoberidze. I campioni sovietici della Dinamo Mosca che affrontarono il Milan, fresco vincitore dello scudetto, si presentarono al gran completo, il 7 luglio ’55, per la prima assoluta di una squadra italiana oltre la “Cortina di ferro”. Puricelli, tecnico milanista, schierò i pezzi migliori: Buffon, Maldini, Liedholm, Soerensen, Nordhal e Schiaffino. Il “Calcio Illustrato” definì la partita un “inizio di collaborazione fra le due Nazioni”.
Pochi giorni prima, a Milano, Puskas e la sua Honved Budapest di erano arresi 3-2 al cospetto dei neo campioni italiani. Gli spalti dello stadio “Dynamo” accolsero 80 mila spettatori. Il tabellone dell’impianto moscovita, sotto le immagini di Lenin e Stalin, riportava in caratteri cirillici e in italiano la scritta “Saluto agli sportivi d’Italia”. Alle ore 19 locali (le 17 a casa nostra) la partita ebbe inizio. Dopo appena 120 secondi dal fischio d’avvio dell’arbitro Grill, i padroni di casa passarono in vantaggio. Azione elaborata, conclusa dal numero 10 Iline: nulla da fare per l’estremo difensore rossonero.
Lo svantaggio non demoralizzò il Milan che ben presto prese il sopravvento della partita da un punto di vista tattico, denotando sorprendentemente una maggiore freschezza atletica nonostante l’età media più bassa della squadra russa e il periodo (inizio luglio), con il Milan ormai agli sgoccioli della stagione mentre la Dinamo era invece alle battute iniziale della sua annata agonistica. Dopo una “paratona” di Buffon (tuffo basso alla sua sinistra) su staffilata di Savdounine, il Milan otteneva il pareggio con Soerensen (conclusione ad aggirare la barriera su calcio di punizione). Era appena scoccato il 35’.
I padroni di casa reagirono immediatamente al gol rossonero, sfiorando in due occasioni il raddoppio (provvidenziale il barone Liedholm). Al 40’, onorando la regola sempre valida “gol sfiorato, gol subito”, Ricagni infilò facilmente Jascin dopo un errore della difesa avversaria su cross di Bergamaschi. Per il fortissimo portiere sovietico, nominato nel 2000 il miglior portiere del XX secolo, fu quello il primo anno da titolare nella squadra di calcio, chiamato a sostituire l’infortunato Khomic e da allora pedina inamovibile della Dinamo, la compagine del Ministero sovietico degli Affari Interni, la più titolata nella storia dei campionati sovietici ed anche la più odiata per la sua strettissima contiguità con il potere politico.
Nella ripresa, dopo un altro prodigioso intervento di Buffon (prontezza e riflessi) su conclusione del solito Iline, il Milan trovò il terzo gol al 54’. Fu Nordhal ad insaccare con una mezza girata sotto l’incrocio dei pali. Sembrò il colpo del ko per i russi che riuscirono, invece, a riaprire la partita per un banale fallo di mani di Beraldo, con conseguente rigore trasformato da Savdounine. Cinque minuti dopo, la massima punizione fu concessa al Milan: il poker rossonero lo servì Soerensen, abile a battere dal dischetto il portiere della Dinamo.
Gli ultimi venti minuti, come riportato dalle cronache del tempo, furono per il Milan all’insegna della pura accademia. Poi, il fischio finale: Milan vittorioso e applaudito dallo sportivissimo pubblico di Mosca. Fu la vittoria di Soerensen, Nordhal e Frignani, tutti all’altezza dello loro classe. Le prestazioni di Liedholm e Bergamaschi furono definite “superbe” per discernimento e tenuta; di rilievo anche le prove di Pedroni e Maldini, eccellente Beraldo per combattività ed intraprendenza mentre Buffon fu considerato tra i migliori in campo, capace con le sue parate di oscurare persino un mito vivente come Lev Jascin. L’operato della terna arbitrale (direttore di gara austriaco, guardialinee russi) fu giudicato ottimo.
Negli spogliatoi, il vicepresidente dei Soviet di Mosca, Simiciasky, riconobbe sportivamente i meriti dei rossoneri. L’allenatore della Dinamo, Jakovistin, imputò alla fretta di concludere dei suoi attaccanti il principale motivo della sconfitta mentre il direttore di gara si dichiarò fiero di avere arbitrato una gara impostata sulla tecnica, sulla lealtà e sulla correttezza, evidenziando i meriti dei milanisti.
In tribuna c’era anche l’ambasciatore italiano a Mosca, Mario Di Stefano, che alla fine degli anni Trenta (insieme ad un altro diplomatico, Vincenzo Soro) aveva salvato circa mille ebrei polacchi dai campi di sterminio, prima di essere sollevato dall’incarico da Mussolini, a sua volta sollecitato da Hitler durante il vertice del Brennero nel marzo 1940.
Di Stefano, alla fine della partita, scese negli spogliatoi per stringere la mano a tutti i giocatori milanisti. All’uscita dallo stadio, i tifosi moscoviti tributarono l’ennesimo applauso ai vittoriosi campioni d’Italia capaci di oscurare quel giorno una delle compagini più forti a livello mondiale.
Il direttore del “Calcio Illustrato”, Leone Boccali, nel commentare la partita parlò di trionfo e di un Milan capace di rivalutare il calcio italiano a livello internazionale. “Per chi come noi gira il mondo da oltre 30 anni, al seguito delle squadre di calcio, – chiosò Boccali – il 7 luglio 1955 è una data da aggiungere alle più gloriose per il football italiano”.
La partita venne trasmessa in diretta dalla televisione russa ed irradiata radiofonicamente in Europa da tre emittenti ad onde corte. Chi ebbe la fortuna di commentare quello storico incontro in lingua italiana, confidò dopo di aver provato un’emozione talmente forte da costringerlo quasi ad abbandonare il microfono.
Nicolò Carosio usò il termine “apoteosi” per sintetizzare la vittoria rossonera. Strepitoso l’incipit del suo pezzo, summa del più puro ed ineguagliabile Milanismo: “Se chi come noi ha peregrinato un po’ per tutto il mondo, al seguito dei più interessanti spettacoli offerti dagli artisti della palla rotonda, vi dice che ancora una volta si è intensamente commosso fino all’impossibile, vuol significare che sport e giustificato amor proprio hanno felicemente raggiunto il diapason dell’ottimo”. Quel giorno di luglio di cinquantacinque anni fa, a Mosca, il Milan scrisse un pezzo di storia del calcio italiano.



dal sito www.storiedicalcio.altervista.org
di Sergio Taccone

IL MILAN PRIMA ITALIANA IN RUSSIA
In porta l’insuperabile Jascin e poi capitan Krijevski, Balkov, Savdounine e il centravanti Gogoberidze. I campioni sovietici della Dinamo Mosca che affrontarono il Milan, fresco vincitore dello scudetto, si presentarono al gran completo, il 7 luglio 1955, per la prima partita di una squadra italiana oltre la famigerata “Cortina di ferro”. Anche l’allenatore milanista, Hector Puricelli, schierò i pezzi migliori: Buffon, Maldini, Liedholm, Soerensen, Nordhal e Schiaffino.Il periodico “Il Calcio Illustrato” definì la partita “un inizio di collaborazione fra Italia e Urss”. Pochi giorni prima, a Milano, Puskas e la sua Honved Budapest si erano arresi 3-2 al cospetto dei neo campioni italiani. Gli spalti dello stadio “Dynamo” accolsero 80 mila spettatori. Il tabellone dell’impianto moscovita, sotto le immagini di Lenin e Stalin, riportava in caratteri cirillici e in italiano la scritta “Saluto agli sportivi d’Italia”. Alle ore 19 locali (le 17 a casa nostra) la partita ebbe inizio. Dopo appena 120 secondi dal fischio d’avvio dell’arbitro Grill, i padroni di casa passarono in vantaggio. Azione elaborata, conclusa dal numero 10 Iline: nulla da fare per l’estremo difensore rossonero. Lo svantaggio non demoralizzò il Milan che ben presto prese il sopravvento da un punto di vista tattico, denotando una maggiore freschezza atletica, nonostante l’età media più bassa della squadra russa e il periodo - inizio luglio – che vedeva il Milan ormai agli sgoccioli di una lunga stagione mentre la Dinamo era invece alle battute iniziale della sua annata agonistica. Dopo una prodezza di Buffon (tuffo basso alla sua sinistra) su staffilata di Savdounine, il Milan pareggiò con Soerensen (conclusione ad aggirare la barriera su calcio di punizione). Era appena scoccato il 35’. I padroni di casa reagirono immediatamente al gol rossonero, sfiorando in due occasioni il raddoppio (provvidenziale intervento del barone Liedholm). Al 40’, onorando la regola sempre valida del “gol sfiorato, gol subito”, Ricagni infilò facilmente Jascin dopo un errore della difesa avversaria su cross di Bergamaschi. Per il fortissimo estremo difensore sovietico, nominato nel 2000 “miglior portiere del XX secolo”, fu quello il primo anno da titolare nella squadra moscovita, al posto dell’infortunato Khomic. Da allora, Jascin divenne pedina inamovibile della Dinamo, compagine del Ministero Sovietico degli Affari Interni, la più titolata nella storia dei campionati dell’Urss ed anche la più odiata per la sua strettissima contiguità con il potere politico. Nella ripresa, dopo un altro prodigioso intervento di Buffon (prontezza e riflessi) su conclusione del solito Iline, il Milan segnò il terzo gol, al 54’, con una mezza girata di Nordhal sotto l’incrocio dei pali. Sembrò il colpo del ko.
I russi riuscirono a riaprire la partita grazie ad un banale fallo di mano in area di Beraldo: il rigore lo trasformò Savdounine. Cinque minuti dopo l’arbitro concesse il penalty al Milan e Soerensen dagli undici metri servì il poker che chiuse la partita. Gli ultimi venti minuti furono all’insegna della pura accademia da parte dei rossoneri. Dopo il fischio finale, lo sportivissimo pubblico di Mosca applaudì i vincitori. Fu la vittoria di Soerensen, Nordhal e Frignani, tutti all’altezza dello loro classe. Le prestazioni di Liedholm e Bergamaschi vennero definite “superbe” per discernimento e tenuta, di rilievo anche le prove di Pedroni e Maldini, con Beraldo eccellente per combattività ed intraprendenza mentre Buffon fu considerato tra i migliori in campo, capace con le sue parate di oscurare persino un mito vivente come Lev Jascin. L’operato della terna arbitrale (direttore di gara austriaco, guardialinee russi) fu giudicato ottimo. Negli spogliatoi, il vicepresidente dei Soviet di Mosca, Simiciasky, riconobbe sportivamente i meriti dei rossoneri mentre l’allenatore della Dinamo, Jakovistin, imputò alla fretta di concludere dei suoi attaccanti il principale motivo della sconfitta. L’arbitro Grilz si dichiarò fiero di avere diretto una gara impostata su tecnica, lealtà e correttezza, evidenziando i meriti dei milanisti. In tribuna c’era anche l’ambasciatore italiano a Mosca, Mario Di Stefano, lo stesso che alla fine degli anni Trenta (insieme ad un altro diplomatico, Guido Soro) aveva salvato circa mille ebrei polacchi dai campi di sterminio, prima di essere sollevato dall’incarico da Mussolini, a sua volta sollecitato da Hitler durante il vertice del Brennero (marzo 1940). L’ambasciatore Di Stefano, al termine della partita, scese negli spogliatoi per stringere la mano ai giocatori rossoneri. All’uscita dallo stadio, i tifosi della Dinamo tributarono l’ennesimo applauso ai campioni d’Italia, capaci di oscurare quel giorno una delle compagini più forti a livello mondiale. Il direttore del “Calcio Illustrato”, Leone Boccali, nei commenti post partita parlò di trionfo e di un Milan capace di rivalutare il calcio italiano a livello internazionale. “Per chi come noi gira il mondo da oltre 30 anni, al seguito delle squadre di calcio, – chiosò Boccali – il 7 luglio 1955 è una data da aggiungere alle più gloriose per il football italiano”. La partita venne trasmessa in diretta dalla televisione russa ed irradiata radiofonicamente in Europa da tre emittenti ad onde corte. Chi ebbe la fortuna di commentare quello storico incontro in lingua italiana, confidò dopo di aver provato un’emozione talmente forte da costringerlo quasi ad abbandonare il microfono. Nicolò Carosio usò il termine “apoteosi” per sintetizzare la vittoria rossonera. Strepitoso l’incipit del suo pezzo, summa del più puro ed ineguagliabile Milanismo: “Se chi come noi ha peregrinato un po’ per tutto il mondo, al seguito dei più interessanti spettacoli offerti dagli artisti della palla rotonda, vi dice che ancora una volta si è intensamente commosso fino all’impossibile, vuol significare che sport e giustificato amor proprio hanno felicemente raggiunto il diapason dell’ottimo”. A Mosca, quel giorno d’inizio luglio del '55, il Milan scrisse un pezzo di storia del calcio italiano.



da Lucia Ravenda

Il Milan di Rizzoli e Carraro fu la prima squadra italiana a giocare in Unione Sovietica. Il 7 luglio 1955, dopo un faticoso viaggio di quasi tre giorni (in treno da Milano a Zurigo, quindi in aereo fino a Mosca, con scali e soste a Praga e Vilnius), nello storico stadio della Dinamo i rossoneri neo campioni d'Italia incontrarono la squadra di casa, per la prima delle due amichevoli in programma in terra sovietica, vinta dagli italiani con il punteggio di 4 a 2. Condivido un breve filmato dello straordinario evento; purtroppo, la sintesi non comprende le due reti segnate dal Milan nel primo tempo, il pareggio di Soerensen e il gol di Ricagni. Di seguito, la premessa e la conclusione dell'articolo che Sovetsky Sport del 9 luglio dedicò alla prima partita di una squadra italiana in terra sovietica. "Il calcio italiano è giustamente considerato uno dei migliori al mondo. Due volte i calciatori italiani hanno vinto il titolo di campione del mondo. Non è un caso che la prestazione dei calciatori italiani a Mosca abbia suscitato grande interesse tra gli appassionati di sport. Questo interesse è spiegato anche dal fatto che proprio la squadra più forte d'Italia, campione del 1954-55, il Milan, è arrivata in Unione Sovietica. I calciatori milanesi hanno giocato il loro primo incontro con la Dinamo Mosca. Al fischio dell'arbitro F. Grill (Austria), le squadre iniziano la partita. La squadra milanese schiera: L. Buffon, C. Maldini, F. Pedroni, E. Beraldo, N. Liedholm, M. Bergamaschi, L. Soerensen, E. Ricagni, G. Nordahl, A. Vicariotto e A. Frignani. La squadra è composta da due svedesi, (Liedholm e Nordahl), un danese (Soerensen) e un argentino (Ricagni). La Dinamo Mosca gioca nella seguente formazione: L. Yashin, A. Rodionov, K. Krizhevsky, B. Kuznetsov, E. Baykov, V. Savdunin, V. Shabrov, Yu. Kuznetsov, A. Gogoberidze, B. Ilyin e V. Ryzhkin. Già i primi minuti della gara mostrano la differenza nelle tattiche di gioco. La Dinamo attacca e mantiene la copertura in difesa. Gli ospiti giocano disposti in una "catena". Un nome del genere è dato a questa versione di difesa. Va detto che la difesa "a catena" ha regalato agli italiani molte vittorie recentemente. La sua essenza sta nel fatto che ci sono sempre tre difensori che collaborano in fase difensiva, con il difensore centrale che occupa una posizione non lontano dal portiere. Negli approcci più vicini alla porta, vicino all'area di rigore, ci sono anche tre centrocampisti. I tre attaccanti giocano davanti alle altre linee: Ricagni, Nordahl e Frignani. La quarta punta è Soerensen (il numero 7) che opera un po' più in profondità nel campo, e gli italiani costruiscono attacco e difesa principalmente agendo al centro. La Dinamo cerca di sviluppare un ritmo rapido, utilizzando un gran numero di piccoli passaggi laterali. Gli ospiti, al contrario, rallentano costantemente il ritmo di gioco. Dopo aver intercettato la palla, gli italiani rallentano la corsa, come se creassero delle pause nel gioco. Con passaggi semplici e precisi, avanzano lentamente, costringendo la Dinamo a muoversi verso la palla, quindi uno degli attaccanti si sposta rapidamente in avanti. In questo caso vengono spesso utilizzati passaggi lunghi, grazie ai quali gli ospiti trasferiscono immediatamente la palla in un'altra parte del campo all'attaccante, che è riuscito a liberarsi in tempo dalla marcatura dell'avversario. ... Il motivo della sconfitta della Dinamo, a nostro avviso, risiede principalmente nell'incapacità degli attaccanti di tirare in porta: nervosa, la Dinamo a volte si è anche concessa un'eccessiva durezza, che ha pagato con due gol segnati dagli italiani su punizione. La tattica mostrata dai calciatori italiani è unica. Difficile che lo stile di gioco difensivo utilizzato dagli ospiti (la cosiddetta “catena”) sia progressivo. Tuttavia, questo stile ha i suoi vantaggi. La tattica della squadra italiana, a nostro avviso, merita uno studio approfondito.