Quasi tutti i milanisti ricordano i grandi successi tra la fine del vecchio e l’inizio del nuovo millennio, molti hanno seguito anche il Milan della Stella e purtroppo anche delle successive cadute, una buona parte è legata ai meravigliosi anni ‘60 di Rocco e Rivera, alcuni possono scavare nei ricordi fino alle stagioni vincenti del Milan di Andrea Rizzoli e Mimmo Carraro. Pochi, invece, sono i testimoni della stagione del Diavolo che, rompendo il lungo digiuno iniziato ai tempi dei pionieri, tornò ad essere una squadra vincente, sia in Italia che in Europa: il Milan di Trabattoni, Busini e Czeizler, di Capitan Bonomi, dei tre fuoriclasse svedesi e di tanti altri grandi uomini e campioni. Chi c’era, come gli amanti della storia rossonera, sanno quanto sia stato desiderato e sofferto quello scudetto, seguito subito dopo dalla Coppa Latina, il primo titolo italiano per il Milan da quando era stato introdotto il girone unico. E ricordano di certo quello che accadde nel giorno decisivo di quella stagione, quando in un lasso di tempo molto breve, ma infinito quasi come i quarant’anni e oltre di attesa, si condensarono i più contrastanti sentimenti. È il 10 giugno 1951. È la penultima giornata, il capolista Milan riceve la Lazio, quarta in classifica, con tre punti di vantaggio sulla seconda, l’Inter, impegnata in trasferta con gli eredi del Grande Torino, in lotta per non retrocedere. Le partite si disputano in contemporanea, ma le notizie dagli altri campi trapelano con una certa approssimazione, l’unica fonte certa è la radio, che scandirà i risultati finali solo diversi minuti dopo la fine degli incontri. Le immagini di quel giorno, anzi di quel breve lasso di tempo, prima in campo per gli inutili assalti alla porta laziale, poi negli spogliatoi in attesa che la radio pronunziasse le fatidiche parole “Torino batte..” e infine di nuovo in campo con i tifosi per il meritato trionfo, raccontano il seguito e il finale della storia meglio delle parole. (Lucia Ravenda) |