COMMENTO ALLA PARTITA tratto dal libro "70 anni di storia della Frattese Calcio, 1928-2004", di Pasquale Pezzullo
02.06.1948 - FRATTESE vs MILAN 4-1
Nel 1946 (la data non è esatta, in quanto la gara è stata giocata mercoledì 2 giugno 1948, n.d.L.), la Frattese ospitò il Milan, e anche questo fu sconfitto per 4-1
La formazione del Milan era: Mattioni, Toppan (Bonora), Foglia (Bonomi), Annovazzi, Tognon, Degano, Puricelli, Burini, De Gregori, Carapellese. Per la Frattese scesero in campo: Baratti, Porpora, Pannoli, Santamaria, Vergiani (Di Giovanni), Salvato, Lopez, (Pavesi), La Paz, Roscioli, Gallaraga, Forino, Iannucci. Arbitro. Ausiello di Napoli.
Segnarono nel primo tempo al 30° Iannucci, nel secondo tempo al 21° e al 25° Lopez, al 40° Pavesi, al 43° Carapellese. Pubblico oltre 2000 persone, sei calci d'angolo per Milan, sei per la Frattese.
Quella che doveva essere una tranquilla galoppata per i rossoneri del Milan, si trasformò subito in un'avvincente partita per la grinta dei nerostellati, dove militavano anche due giocatori stranieri, gli uruguaiani Gallaraga e Lopez ed il debuttante Roberto La Paz (che fu acquistato dal Napoli e poi ceduto all'Olympique di Marsiglia). Nel primo tempo la Frattese giocò nella sua regolare formazione, con la variante La Paz che non meravigliò affatto. Nel secondo tempo Porpora passò nelle file milaniste, mentre la Frattese immetteva nuovi elementi. I milanesi hanno dato dimostrazione di bel gioco ma sono stati superati per la loro foga dai locali. L'attacco rossonero ha sciupato delle ottime azioni di gioco...alla sinistra vi era Carapellese, l'uomo più insidioso e che a due minuti dalla fine ha segnato il goal dell'onore.
dal sito nuncasinfutbol.blogspot.it
LUIS LA PAZ, IL BOMBER CON LA FUNE
Camionista, calciatore, scaricatore. Parabola insolita per un giocatore di cui forse, ancora oggi, si sa meno di quanto il personaggio avrebbe meritato. La storia di Luis Roberto La Paz (Canelones, 19 agosto 1919) contiene il fascino misterioso e i tratti romanzeschi tipici del Sudamerica, e qualche zingarata che tutto sommato si intona bene con le sue tre città di adozione: Frattamaggiore, Napoli e Marsiglia.
Sappiamo che era un attaccante, dal fisico possente: un gigante per l'epoca, specie per lo standard dei sudamericani: 185 centimetri, 84 chili, una forza d'urto di tutto rispetto. Mulatto, fu il primo giocatore di colore di tutto il campionato italiano.
In Uruguay, dove muove i primi passi calcistici (la squadra di provenienza è sconosciuta) abbina l'attività di calciatore a quella di camionista, e d'altronde il fisico c'è tutto. Lo nota Michele Andreolo, oriundo e campione del mondo nel 1938, che alla fine della guerra lo indirizza verso l'Italia e lo mette quasi di peso su un piroscafo in partenza per Napoli. "Ma in Italia cosa trovo?" "La stessa miseria che c'è qui. Però chi sa giocare a pallone in Italia è sicuro di non morire di fame".
Arriva in Campania e si sistema alla Frattese, che in quel periodo vive la sua epoca d'oro. Con l'undici di Frattamaggiore disputa un campionato intero nel 1946-47, ma soprattutto, esordisce, nel settembre 1946, in un match che segna la storia: l'amichevole col Milan che i nerostellati di Frattamaggiore vincono per 4-1. Va detto che il Milan era in buona compagnia: quello stesso anno, sempre in amichevole, a Frattamaggiore ci aveva perso 1-0 anche la Juventus (rete di Nicolosi).
L'eco degli undici "ammazzagrandi di Fratta" si sparge per tutto il Golfo, e a La Paz cominciano a interessarsi anche altre squadre. Lui intanto ha imparato l'italiano, alterna all'attività di calciatore quella di camionista per guadagnare un po' di AM-Lire e nei ritagli di tempo si dedica al passatempo che più gradisce: le donne.
Come si suol dire in questi casi, è un bel figliolo, con gran fisico e la carnagione scura, che all'epoca era abbastanza una rarità a quelle latitudini, aggiunge quel tocco di esotismo che non guasta: pare che spopoli nelle balere.
Finchè un bel giorno si fa avanti il Napoli, che lo preleva dalla Frattese e lo alloggia al secondo piano di una palazzina di fianco al Vomero. Il custode dello stadio ha un ordine tassativo: "alle 10 di sera, chiudendo il campo, chiudi a chiave anche lui. Almeno non va a donne". Illusi: La Paz è uomo ingegnoso, si procura quasi subito una fune e una carrucola e nottetempo illumina d'immenso le notti di Napoli.
In campo più o meno si barcamena: a seconda di come è andata la serata precedente, alterna prodezze a clamorosi errori. Si disingue particolarmente in una partita contro il Modena, vinta per il Napoli per 5-1, in cui disputa una gara magistrale. Il Napoli però alla fine della stagione 1947-48 retrocede. La Paz resta azzurro anche in B, ma qualcosa si è rotto. Una notte di marzo del 1949 si cala per l'ultima volta con la sua fune e sparisce. Lo ritrovano a Marsiglia, che si allena con l'OM. Tanto vale cederlo; il Napoli ci ricava 1.077.800 AM-Lire: nemmeno poche. 8 presenze e 2 reti col Marsiglia, poi la società si stanca delle sue scorribande per night e case di appuntamenti e cerca di liberarsene mandandolo in prestito nelle più seriose Montpellier (1950-51, 14 presenze e 9 reti) e Monaco (1951-52, 13 presenze, 3 reti). Missione fallita. Torna all'OM nel 1952-53 ma non riesce a mettere insieme nemmeno una presenza e a 34 anni appende le scarpe al chiodo. Il suo stile di vita dispendioso, e qualche donnina più furba di lui riducono presto il suo conto in banca ai minimi storici, ma per uno che ha fatto il trasportatore nella periferia del mondo, che volete che sia? Si ricicla con successo come scaricatore al porto di Marsiglia, dove vive per parecchi anni, prima che se ne perdano le tracce. Oggi avrebbe 94 anni: è vivo o morto? Ma soprattutto: è davvero così importante saperlo? |