Un torneo senza titolo Bloccatosi il fronte nelle trincee montane e dell'Isonzo, la FIGC si trovò in una scomoda posizione. Da un lato c'erano le società che, seppur avendo perso diversi giocatori arruolati nell'esercito, erano ancora in grado di schierare buone formazioni, e i tifosi, i quali, abitando in città toccate solo indirettamente dal conflitto, cercavano nel campionato una finestra di svago alle gravi preoccupazioni del periodo. Dall'altro lato c'era appunto la Federazione, che avendo ancora il campionato del 1915, e il relativo titolo, in sospeso, non poteva certo organizzarne uno nuovo.
La soluzione si trovò organizzando una Coppa Federale sul modello del campionato, ma senza titolo in palio. Se le piccole società si mostrarono deluse dalla decisione, e in molte disertarono la manifestazione anche se principalmente per problemi finanziari, le grandi società, con l'unica esclusione della Pro Vercelli, aderirono di buon grado, vedendone l'opportunità di continuare l'attività agonistica aggiudicandosi una preziosa coppa.
Fece discutere poi la decisione unilaterale della Federazione di escludere dal torneo le squadre del Centrosud, le quali affidarono alla Gazzetta dello Sport la loro vibrante protesta, a dimostrazione che questa Coppa era sentita come un vero campionato. Più ovvia invece, data la pericolosa collocazione geografica, l'assenza delle compagini venete.
Formula
La coppa si sarebbe svolta, sul modello dei campionati dell'epoca, su tornei regionali seguiti da una fase nazionale. Furono istituiti cinque gironi, uno per Regione tranne il Piemonte che ne ebbe due. Le vincitrici dei raggruppamenti avrebbero costituito la poule finale per l'assegnazione della coppa.
Eliminatorie
Finali Nazionali
Le eliminatorie riscossero un grande successo di pubblico, con numerosi derby assai accesi e sentiti. Grande attesa vi era dunque per il girone finale, in programma fra febbraio ed aprile. Subito si ebbe tuttavia il problema del Casale che, per gravissimi problemi finanziari, dovette ritirarsi dopo una sola gara in cui aveva perso contro la Juve. Il raggruppamento fu estremamente equilibrato, e solo all'ultima giornata il Milan riuscì ad aggiudicarsi l'ambita coppa, battendo in casa i Grifoni "virtuali" Campioni d'Italia in carica. Determinante per il successo rossonero fu il figliol prodigo Aldo Cevenini, mentre il super bomber Louis Van Hege dovette lasciare a metà stagione, richiamato al fronte in Belgio.
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Questa vittoria fu il canto del cigno per la società rossonera, che uscirà totalmente ridimensionata dal conflitto, iniziando un lunghissimo periodo buio che si concluderà solo al termine di una nuova guerra, nel 1945. Per quanto riguarda la Federazione, l'aggravarsi delle funeste notizie dal fronte, sconsigliarono di ripresentare la manifestazione l'annata successiva. I Comitati Regionali misero in piedi vari tornei locali, sempre più raccogliticci, addirittura a porte chiuse dopo la rotta di Caporetto. Solo nel 1919, con la vittoria, ritornerà il calcio a livello nazionale.
Il valore della vittoria
Nei decenni a seguire questa coppa, pur essendo tradizionalmente riportata con una voce specifica negli albi d'oro del campionato, non venne mai considerata assimilabile ad un vero scudetto, anche dopo il verificarsi di un caso assolutamente speculare, quello del campionato dell'Alta Italia del 1944. Il dibattito si riaccese agli inizi degli anni Settanta, allorché la società di via Turati, a quota nove scudetti, incappò in una serie di brucianti secondi posti in campionato, conditi da aspre polemiche. Giornalisti vicini ai rossoneri cominciarono a chiedere di riconsiderare il valore di quella coppa, se non equiparandola ad uno scudetto, per lo meno assegnando in anticipo ai milanesi la stella d'oro al merito sportivo. L'iniziativa tuttavia, già portata avanti con poca convinzione dai suoi stessi ideatori, non fu mai presa in considerazione dalla FIGC. L'esito negativo di un analogo, più convinto tentativo da parte dello Spezia nel 2002 di vedersi assegnato lo scudetto del 1944 dalla Federazione, chiude definitivamente le porte ad una postuma rivalutazione dei due tornei bellici.
Una formazione rossonera del 1915. In piedi: Sala, Barbieri, Pizzi; inginocchiati Scarioni, Soldera, Lovati.
A terra: Morandi, Ferrario, Brevedan, Van Hege, Bozzi |
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