Nato il 24.01.1870 a Nottingham (ING), † il 22.10.1916 a Milano
Difensore (D), Centrocampista (C), Attaccante (A), nonché Capitano della sezione Football e Dirigente, m....., kg.....
DA GIOCATORE:
Stagioni al Milan: 9, dal 1899-00 al 1907-08 (di cui 8 con partite ufficiali, dal 1899-00 al 1906-07)
Soprannome: “Lord”
Proveniente dall’Internazionale Torino
Fondatore del Milan Football and Cricket Club il 16.12.1899 (data convenzionale).
Tra i suoi meriti, anche quello di aver scelto i colori della maglia (allora una camicia in seta con strette strisce verticali rossonere)
Esordio nel Milan in gare amichevoli il 11.3.1900, Milan vs Mediolanum 2-0 (Amichevole)
Esordio in gare ufficiali nel Milan ed in Serie A il 15.4.1900: Torinese vs Milan 3-0 (Campionato di Prima Categoria)
Ultima partita giocata con il Milan il 20.04.1908, Milano: Milan vs Old Boys Basel 2-1 (Meeting di Pasqua)
Ha militato anche nel Garibaldi Nottingham (*), nel Notts Olimpic (2^ Categoria Dilettanti inglese), nel Saint Andrews (2^ Categoria Dilettanti inglese), nell’ International Football Club di Torino (*), nel F.C. Torinese (*) e nella Libertas (*)
DA ALLENATORE:
Stagioni al Milan: 7, dal 1899-00 al 1905-06
Esordio sulla panchina del Milan in gare ufficiali e in Campionato (1^ Categoria) il 15.04.1900: Torinese vs Milan 3-0
Ultima partita sulla panchina del Milan il 06.05.1906: Milan vs Juventus 2-0 tav. (Campionato 1^ Categoria)
Si sposò nel 1905 con Maria Beatrice Capua, nata il 07.07.1872 a Lodi (residenza: Via Curtatone, 4)
Era il nono figlio di Edward e Sarah Smith - “…Un nome che la nuova generazione dei footballers non onorerà mai abbastanza; un nome magico, che fece vibrare le prime folle …un nome che è quasi tutto nella storia dei primi lustri del nostro football.”(“Lo Sport illustrato”, 28.02.1915)
Ha giocato anche con il Garibaldi Nottingham (*), il Notts Olympic (*), il Saint Andrew's (*), l'Internazionale Torino (A).
Da “CentoMilan, il libro ufficiale” di Fabrizio Melegari. Ed. Gazzetta dello Sport-Panini 1999
Inglese, Herbert Kilpin nacque, ultimo di nove figli, nel retrobottega della macelleria paterna al n. 129 di Mansfield Road, in quel di Nottingham, il 24 gennaio 1870. Cresciuto con buone bistecche di manzo, ebbe probabilmente un’infanzia agiata, visti i tempi, con la quasi certa possibilità di studiare e di apprendere un mestiere nell’industria tessile (Nottingham era rinomata per la produzione di pizzi e merletti). Il football stava vivendo i suoi anni ruggenti ed il giovane Kilpin si appassionò a quel nuovo gioco, codificato solo sette anni prima della sua nascita, che faceva migliaia di proseliti tra i giovani inglesi. Come lo stesso Kilpin ricordava in una rara intervista del 1915, già a tredici anni prese parte alla fondazione di un piccolo club calcistico, i cui componenti indossavano camicie rosse alla garibaldina. Un colore che avrebbe portato nel cuore per tutta la vita tanto da imporlo, assieme al nero, per la divisa sociale del Milan. Giocò da dilettante e, nel 1891, poco più che ventenne, iniziò la grande avventura. Si trasferì a Torino, chiamato dall’industriale tessile Edoardo Bosio, probabilmente per impiantare i primi telai meccanici prodotti in Inghilterra. Venne con alcuni colleghi che, con lui, ebbero un ruolo fondamentale nel diffondere in Italia il virus del football. Nacque così l’International Football Club di Torino e Kilpin, ovviamente, ne faceva parte. Così lui stesso ricordava una delle prime partite cui prese parte: “Mi rimboccai i calzoni, deposi la giacca ed entrai in gara. Mi avvidi presto di due cose assai curiose. Prima di tutto, non c’era l’ombra dell’arbitro; in secondo luogo, col passar dei minuti, la squadra italiana avversaria andava sempre più ingrossandosi. Ogni tanto uno del pubblico, entusiasmato, entrava in giuoco, sicché ci trovammo presto a lottare contro una compagine formata da almeno venti giocatori. Ciò non ci impedì di vincere 5 a 0”. Si trasferì poi nei ranghi del F.C. Torinese, con cui disputò le finali dei primi due campionati italiani (1898 e 1899) contro il Genoa. Perse in entrambi i casi ma dalle sconfitte patite, come riportiamo a pagina 14, maturò la decisione di fondare il Milan. Nel 1898 si trasferì appunto a Milano in compagnia del connazionale Samuel Richard Davies (anch’esso socio fondatore rossonero) e finalmente, nel dicembre 1899, diede vita con altri appassionati al Milan Foot-ball and Cricket Club. Calciatore universale, inizialmente giocò nei ruoli d’attacco, per poi scalare, con il passare degli anni, nel reparto difensivo. Maestro ed esempio di professionalità per i più giovani, condusse la squadra alla conquista di tre titoli nazionali. Nel 1908, amareggiato per l’ostracismo federale agli stranieri e per le ultime vicende societarie che avevano portato alla fondazione dell’Internazionale, dopo aver difeso ancora una volta vittoriosamente la prestigiosa “Palla Dapples”, disputò la sua ultima partita con il Milan il 12 aprile 1908, sul campo di via Fratelli Bronzetti contro il Narcisse Sport di Montreaux. Lasciato il Milan, rimase ancora per qualche tempo vicino al calcio, di cui non poteva fare a meno, allenando i ragazzi dell’Enotria, una squadra minore milanese. Ma la salute lo tradì e Kilpin scomparve prematuramente, lasciandoci in eredità la sua leggenda, il 22 ottobre 1916.
Da “Storia del Calcio Italiano” di Mario Valitutti Ed. Newton 1998 “Nei primi anni di quest’epoca pionieristica, piena di ingenuità ma anche di grande fascino, i calciatori, per lo più di nazionalità inglese, venivano mitizzati oltre i loro meriti effettivi. Vogliamo citare fra gli atri Herbert Kilpin, tra i più entusiasti divulgatori del gioco del calcio nel nostro Paese dapprima quale fondatore del F.C. Torinese e successivamente, insieme a Piero Pirelli, del Milan. Kilpin, che nella sua terra era in calciatore appartenente alla seconda categoria dilettanti, fu considerato da noi un asso. Una foto d’epoca lo ritrae in una singolare divisa costituita da un cap, una camicia rossonera con colletto e stemma di Milano (croce rossa in campo bianco), calzoni lunghi di tela da schermidore e calzettoni sostenuti da un elastico. Il giorno del suo matrimonio, nel 1905, Kilpin scappa a Genova dove è in programma un incontro tra il Grasshoppers di Zurigo e una rappresentativa italiana. Al suo ritorno la moglie scoppia in lacrime vedendo il suo viso tumefatto.
Da Luigi La Rocca, Milano, 2001 “Il papà del calcio italiano. È lui che impianta, già nel 1891, il germe della passione calcistica nel nascente movimento sportivo nazionale. Di lui ormai già sappiamo quasi tutto. Genio e sregolatezza, inflessibile con avversari e compagni, indulgente con se stesso. La storia ci tramanda una sua fotografia che lo ritrae in posa prima di una partita con tanto di cap britannico ma anche con l’immancabile sigaretta nella mano sinistra. Un vizio che lo condurrà probabilmente ad un prematuro decesso a soli 46 anni nell’ottobre del 1916. Il tessitore.”
Herbert Kilpin nasce al 129 di Mansfield Road nel 1870. Nel 1895 Mansfield Road fu rinumerata, e il 129 diventò il numero 191.
Questo significherebbe che il luogo di nascita di Kilpin non è il Ristorante Jalisco come invece riportato da alcune fonti (questo ristorante sta infatti al numero civico 129 di oggi, e non del 1870, foto a fianco). Kilpin sarebbe pertanto nato nell'edificio azzurro riportato nella foto sopra (quello al centro, tra l'edificio viola e quello verde)
(notizia fornita da David Wilson, cittadino di Nottingham, e confermata da Luigi Cascone, fondatore del Milan Club London e autore del pellegrinaggio in onore di Herbert Kilpin)
Il Ristorante Jalisco, situato oggi a Mansfield Road 129
Un'altra immagine dell'edificio azzurro di Mansfield 129
(nel 1895 diventato Mansfield 191), luogo di nascita di Kilpin
(per gentile concessione di Luigi Cascone)
Il documento del censimento 1901, in cui si vedono le generalità della famiglia Kilpin, residente a Mansfield Road 191 (ex numero civico 129)
(per gentile concessione di Luigi Cascone)
Foto della lapide di Herbert Kilpin, posta al Cimitero Monumentale di Milano
Albero genealogico della Famiglia Kilpin dal 1791
(per gentile concessione di Robert Nieri)
Albero genealogico della Famiglia Kilpin dal 1682
(per gentile concessione di Victor Fiore)
Certificato di nascita di Herbert Kilpin (da pagina ufficiale twitter di Herbert Kilpin)
Dal sito www.wikipedia.it
CARRIERA
Kilpin mosse i primi passi della sua carriera nella sua città natale, prima nel Notts Olympic e poi nel Saint Andrews.
TORINO - Ancora giovanissimo si trasferì in Italia, e Torino fu la prima tappa, dove nel 1890 fu fra i soci fondatori dell'Internazionale Torino, la prima vera società calcistica torinese ed italiana. I colori sociali erano giallo, bianco e nero; il presidente del sodalizio era Luigi Amedeo Duca degli Abruzzi.
MILANO - Nel 1897 giunse a Milano e frequentò l'American Bar facendo amicizia con alcuni inglesi residenti nella città, tra cui Alfred Edwards, con cui due anni più tardi, insieme ad un gruppo di italiani (ex soci di una società sportiva chiamata Mediolanum), costituirono il Milan Cricket and Football Club. Della squadra rossonera fu anche il primo allenatore ed il primo grande giocatore: vinse tre scudetti dell'era pionieristica negli anni 1901, 1906 e 1907 giocando da terzino e da mediano. Giocò in rossonero otto stagioni totalizzando 23 presenze e sette gol. Disputò la propria ultima partita con il Milan il 12 aprile 1908, sul campo di via Fratelli Bronzetti, contro il Narcisse Sport di Montreux.
Amareggiato per l'ostracismo mostrato dalla Federazione nei confronti degli stranieri, rimase ancora nell'ambiente calcistico allenando i ragazzi dell'Enotria, squadra minore milanese. Scomparve prematuramente a causa di malattia il 22 ottobre 1916.
LA TOMBA
Venne sepolto anonimamente al Cimitero Maggiore di Milano, nell'ala riservata ai Cristiani Protestanti. La sua tomba rimase abbandonata per decenni, sino a quando venne riscoperta da uno storico, appassionato del Milan. Successivamente, grazie anche all'interessamento della società di via Turati, la sua tomba venne traslata in un colombaio al Cimitero Monumentale di Milano, nella Galleria BC Levante Inferiore, reparto 15, cella 162.
Dal sito del Milan Club Larino (CB) - Autore: Ferdinando De Fenza
HERBERT KILPIN, IL PAPA' DEL MILAN
Ultimo di nove figli di Edward e Sarah Smith, Herbert Kilpin nacque a Nottingham il 24-01-1870 nel retrobottega della macelleria paterna, al n° 129 di Mansfield Road. Ebbe probabilmente un'infanzia agiata, con la quasi certa possibilità di studiare e di apprendere un mestiere nelle fabbriche di pizzi e merletti che hanno reso famosa la sua città nel mondo. Il football non tardò ad appassionarlo, come ricorda nell'intervista apparsa su Lo Sport Illustrato del 28-2-1915. Già a 13 anni aveva preso parte alla fondazione di un piccolo club dedicato a Garibaldi, i cui componenti indossavano le tipiche camicie rosse. Un colore che si porterà nel cuore per tutta la vita tanto da imporlo, assieme al nero, per i colori sociali del Milan. Successivamente giocò per Notts Olympic e St. Andrews in qualità di dilettante, in un'epoca in cui in Inghilterra già si parlava di professionismo. Nel 1891 si trasferì a Torino assieme ai concittadini Tour Gordon Savage (colui che portò a Torino le casacche bianconere della Juventus dal Notts County) ed Henry W. Goodley, chiamati dall'industriale tessile Edoardo Bosio, probabilmente per impiantare ed insegnare l'utilizzo dei primi telai meccanici prodotti in Inghilterra. Proprio quell'anno nasceva la prima società calcistica italiana: l'International Foot-Ball Club di Torino, quasi tre anni prima della fondazione del Genoa. Il primo GE-MI-TO (dalla sigla delle tre città: Genova, Torino e Milano, da cui il germe del tifo calcistico si propagò) del calcio italiano era stato lanciato. Singolare il ricordo di Kilpin su uno dei primi incontri disputati in Italia: "Mi rimboccai i calzoni, (...) deposi la giacca ed eccomi in gara. Mi avvidi presto di due cose assai curiose: prima di tutto, non c'era l'ombra dell'arbitro; in secondo luogo che, a mano mano che partita s'inoltrava, la squadra italiana avversaria, andava sempre più ingrossandosi. Ogni tanto uno del pubblico, entusiasmato, entrava in giuoco, sicché ci trovammo presto a lottare contro una compagine formata da almeno venti giocatori. Ciò non ci impedì di vincere con 5 a 0".
La sua notorietà andava sempre più crescendo tanto che nel 1898 fu uno dei partecipanti-organizzatori del primo confronto internazionale disputatosi in Italia tra una selezione nazionale, composta da elementi stranieri, contro una rappresentativa svizzera. Con l'International F.B.C., (dopo una parentesi nel F.C. Torinese) disputò le finali dei primi due campionati italiani (1898 e 1899), sotto l'egida della neonata F.I.F. (Federazione Italiana del Football), persi in entrambi i casi contro il Genoa Cricket and Football Club. Proprio in occasione del banchetto di festeggiamento per la seconda vittoria genovese ebbe ad intimorire il capitano avversario Edoardo Pasteur: "È l'ultima volta che vincete! Fonderò una squadra a Milano che vi batterà. I genoani mi presero in parola e si brindò alla fortuna del club milanese... non ancora nato".
Fin dal 1898 si era trasferito a Milano, in compagnia del connazionale Samuel Richard Davies, probabilmente assunti da una delle imprese tessili condotte da Antonio Dubini, Guido Valerio (padre della famosa tennista Lucia) o Giulio Cederna (padre della scrittrice Camilla). Il 13 dicembre 1899, in una sala dell'Hotel du Nord et des Anglais (nell'odierna Piazza della Repubblica, dove oggi sorge il Principe di Savoia), Kilpin ed i suoi connazionali Samuel Richard Davies, Penvhyn Liewellyn Neville, Kurt Lees, Mildmay, Barnett ed Hayes, insieme coi milanesi Piero e Alberto Pirelli, Daniele e Francesco Angeloni, Guido Valerio, Antonio Dubini e Giulio Cederna, gettarono le fondamenta per la costituzione del Milan Foot-Ball and Cricket Club. Primo presidente eletto fu Alfred Ormonde Edwards, ex vice-console di S.M. Britannica a Milano, personalità di spicco nell'alta società milanese. Edward Nathan Berra (fratello del futuro sindaco di Roma), divenne il capitano della sezione cricket mentre la sezione calcio veniva assegnata a David Allison. La scelta dei colori sociali cadde sul rosso ed il nero, a rappresentare il focoso ardore che avrebbe animato i propri componenti e la paura che avrebbero provato gli avversari nell'affrontarli. Il primo vagito del Milan era stato lanciato e ben presto la squadra incominciò ad affermarsi sotto la sapiente guida di "papà" Kilpin, tanto da conquistare i titoli nazionali (lo scudetto non esisteva ancora) del 1901, 1906 e 1907. Nel frattempo Herbert aveva sposato nel 1905 la lodigiana Maria Capua. Simpatico l'aneddoto riguardante la prima sera di nozze: "Mi arriva a casa un telegramma che mi invita a far parte della rappresentativa italiana che a Genova deve giocare con il Grasshoppers di Zurigo. Mia moglie, naturalmente, non voleva lasciarmi partire. Ma le ricordai che se non mi permetteva di continuare a giuocare non mi sarei sposato. In quel match, presi sul naso un tremendo calcio... ritornai da mia moglie con il viso irriconoscibile ...". Calciatore universale, inizialmente giocò nei ruoli d'attacco, per poi scalare, con il passare degli anni, a dirigere il reparto difensivo. All'inizio della stagione 1907-08, il Milan (vincitore dei due ultimi campionati) decide di non iscriversi al campionato, danneggiato dalla decisione di varare un torneo riservato esclusivamente a giocatori italiani.
L'epopea eroica di Kilpin stava volgendo al termine, non senza polemiche tra la società rossonera e La Gazzetta dello Sport che aveva lanciato l'idea del campionato senza stranieri. Tra gli episodi curiosi, quello accaduto nel 1907 in occasione della Coppa Lombardia. Il Milan dirama una lista dei convocati che non sembra lasciare spazio a dubbi in quanto a nazionalità: Hieronimus Root, Xaver Marktl, Guido Fashion, Alfred Bosshard, Trerè Junior, Charles Whites, Mare Hall, Herbert Kilpin, Hans Màdier, Peter Wool. Il 15-11-1907 la Gazzetta pubblica quella che, a prima vista, sembrerebbe una formazione di tutti stranieri, ad eccezione di Trerè. In realtà il Milan, con humour prettamente britannico, inglesizzò i nomi italiani: Root era in realtà Radice, Fashion Moda, Whites Bianchi, Hall Sala e Wool Lana. Il solo Trerè non venne tradotto in Threekings, forse in ossequio alla Corona. Ne sarebbero nate accanite discussioni, che di lì a breve avrebbero portato alla nascita dell'Internazionale proprio da una costola del Milan, con l'intento (come dice il nome stesso) di far giocare calciatori di varie nazionalità. Ormai trentottenne ed amareggiato dalle ultime vicende societarie, Kilpin, dopo aver contribuito alla difesa del trofeo più prestigioso dopo il campionato, la Palla d'Argento Henry Dapples, disputò la sua ultima partita con il Milan il 12 aprile 1908 sul campo di via Fratelli Bronzetti, vinta 4-3 contro il Narcisse Sport di Montreaux.
dal sito www.milannews.it 8 settembre 2010
IL PAPA' DEL MILAN Conoscete l'origine della vostra passione milanista ?
Si chiamava Herbert Kilpin. Se lo guardate in una di quelle foto sbiadite dei primi del 900, non potrete che trovarlo
stravagante: baffoni in stile Moretti, cappellino fantozziano e bragoni da fantino. Eppure lui “lord” Kilpin è colui che ci ha
regalato il Milan, essendone stato il fondatore. Inglese di nascita, datata 24 gennaio 1870 si prodigava in ogni ruolo, sia
dirigenziale che sportivo; è stato infatti difensore, centrocampista, attaccante, allenatore capitano e dirigente (in questo
non si può non trovare un’analogia, per lo meno nelle aspirazioni, con il presidente Silvio Berlusconi, salito alle cronache
nostrane come multidisciplinare factotum, operaio, imprenditore, cantante e via dicendo...).
Come riporta l’archivio di Magliarossonera.it, fu lui a scegliere i colori della divisa del club con uno scopo ben preciso
“Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli
avversari!”. Fu capace di realizzare 7 gol in 23 gare ufficiali vincendo complessivamente (allenatore e giocatore) 3
scudetti, precisamente nel 1901, nel 1906 e nel 1907. “Un nome che la nuova generazione dei footballers non onorerà
mai abbastanza; un nome magico, che fece vibrare le prime folle …un nome che è quasi tutto nella storia dei primi lustri
del nostro football”, disse di lui Lo Sport Illustrato. Oggi, a più di un secolo di distanza, non possiamo che prodigarci in un
malinconico affetto familiare: grazie papà, da tutti noi.
Foto delle tre abitazioni milanesi di Herbert Kilpin: Via Durini, Via Settala e Via Giovio n.5 (dove è morto) (per gentile concessione di Mirko Casciavìt Malinverni)
Domenica 22.10.2006, la Banda Casciavìt-Herbert Kilpin Firm ha celebrato il 90° anniversario della morte di Herbert Kilpin, fondatore del Milan Football & Cricket Club 1899, Capitano e allenatore della stessa squadra nel primo decennio del XX° secolo e pioniere del gioco del calcio in Italia, avendolo introdotto a Torino nei primi anni dello stesso secolo. Recatosi al Cimitero Monumentale di Milano, un manipolo di una decina di appartenenti al gruppo ha posto una piccola e semplice targa commemorativa sulla lapide del colombare contenente i resti di Kilpin, onorandolo, ricordandolo e ringraziandolo per tutto ciò che ha rappresentato per il sodalizio rossonero. Naturalmente, né il Comune di Milano, probabilmente nemmeno a conoscenza dell’importanza del personaggio né della sua ubicazione, né, tantomeno, la Società A.C. Milan, più attenta a celebrare il Ventennale dell’attuale Presidente, piuttosto che il Centenario della sua storia o le figure della sua memoria storica, hanno ritenuto di dover ricordare il baffuto Campione di Nottingham. Abbiamo, quindi, pensato di compensare queste mancanze, onorando la figura di Kilpin, ritenendola come la più prestigiosa e fondamentale per chi ha i colori rossoneri nell’anima e per chi è sensibile alla memoria e alla storia del Club. Stanchi di questo calcio moderno sempre più succube del business e del “presente”, che dimentica le sue origini, la sua storia, le sue figure più pulite e gloriose, altrettanto stanchi di un mondo del tifo in decadenza, cadaverico, che rinnega i suoi antichi valori e la sua stessa ragione di essere, ci impegneremo sempre più a mantenere vive le tradizioni, il ricordo, la memoria, i nomi, i luoghi, i fatti di tutto ciò che riguarda la gloriosa storia Milanista, che, ci preme ricordarlo, NON parte dal 1986, anno dell’arrivo dell’attuale Presidente, bensì dal 1899, fondata dall’unione di intenti tra Inglesi e Italiani , attraversando anni di sofferenza, grigiore, sconfitte, ma anche da interi decenni di vittorie, trofei, momenti gloriosi, campioni indimenticabili e calcio spettacolare. Ci auguriamo che altre tifoserie seguano la stessa strada, pur mantenendo le eterne rivalità, gli incancellabili rancori, gli odi insanabili; recuperando, però, il piacere e il dovere di conoscere la propria storia e le proprie tradizioni, ricordando e ricercando i nomi, i luoghi, i fatti del proprio passato. Continuando, naturalmente, a sostenere le proprie maglie ovunque e comunque, al di là dei risultati, al di là del business, al di là della decadenza del mondo calcistico. Questo il nostro modo di esser “post-ultras”. Non avendo più nulla da dimostrare a nessuno, se non, a noi stessi, la coerenza di essere, per tutta la vita, Casciavìt! BANDA CASCIAVìT – Herbert Kilpin Firm
Lodevole l'iniziativa assunta dai ragazzi della “Banda Casciavit-Herbert Kilpin Firm 1899” in occasione del novantennale della scomparsa del “papà” del Milan, Herbert Kilpin. Si sono recati presso il Cimitero Monumentale di Milano apponendo una targa in ricordo del grande pioniere del foot-ball. La cosa è stata favorevolmente commentata anche dal sito asromaultras.it.
In qualità di appassionati della Grande Storia del Milan (ma anche, da veri sportivi, della storia del football in generale), non possiamo che segnalare favorevolmente il tutto, in un’epoca che macina tutto e tutti, nella quale il business la fa da padrone un po’ a tutti i livelli.
Senza la conoscenza delle Nostre Origini, non possiamo apprezzare appieno il presente né dare un senso ed un valore al futuro. (www.magliarossonera.it)
Da Stefano "Potsy" Pozzoni
Herbert Kilpin nasce a Nottingham, al n. 129 di Mansfield Road, il 24 gennaio 1870. Ultimo di nove figli, cresciuto agiatamente, ha la possibilità di studiare e di apprendere un mestiere nell’industria tessile, settore particolarmente sviluppato in città. Già a 13 anni prende parte alla fondazione di un piccolo club calcistico, il Garibaldi, i cui componenti indossano maglie rosse, giocandovi da dilettante.
Nel 1891, poco più che ventenne, si trasferisce a Torino, chiamato dall’industriale tessile italo-svizzero Edoardo Bosio, per impiantare i primi telai meccanici. Con i colleghi inglesi che lo accompagnano e con lo stesso Bosio interpretano un ruolo fondamentale per la diffusione del Gioco del Calcio, fondando il Football and Cricket Club, che fusosi con un'altra squadra, i Nobili, dà vita all’Internazionale F.C. di Torino, con maglia a strisce gialloarancio-nere. Trasferitosi nell’F.C.Torinese, disputa le finali dei primi due campionati italiani, nel 1898 e 1899, contro il Genoa, perdendole entrambe. Da queste sconfitte matura la decisione di fondare un nuovo sodalizio e trasferitosi a Milano con il connazionale Samuel Richard Davies nel dicembre del 1899 dà vita, con altri appassionati Milanesi, al Milan Cricket and Football Club. Presidente della società è il connazionale Alfred Edwards, mentre l’appoggio finanziario è garantito dall’industriale Piero Pirelli. Vero innamorato del Calcio, Kilpin è l’alfiere della squadra e pioniere di questo sport in Italia.
Del Milan diventa il primo allenatore e il primo capitano, rimanendolo per più di dieci anni. Dopo aver insegnato alla squadra i segreti del Football e introdotto altri amici inglesi, riesce a condurla a traguardi inimmaginabili. Tre volte Campione d’Italia, nel 1901, 1906, 1907, egli è un maestro ed esempio di professionalità per i più giovani e da tutto il sistema calcistico della prima ora è riconosciuto come “padre fondatore” del calcio Italiano. Disputa la sua ultima partita con il Milan il 12 aprile 1908, sul campo di via F.lli Bronzetti, contro il Narcisse Sport di Montreux. Amareggiato per l’ostracismo mostrato dalla Federazione nei confronti degli stranieri, rimane ancora nell’ambiente calcistico allenando i ragazzi dell’Enotria, vecchia squadra minore Milanese. Scompare prematuramente a causa di una malattia il 22 ottobre 1916. I suoi resti, per anni rimasti nascosti all’insaputa di tutti al Cimitero Maggiore di Milano nel campo riservato ai defunti protestanti, sono stati rinvenuti dopo minuziose ricerche da un collezionista e memoria storica del Milan, il Sig. Luigi La Rocca, e grazie a lui deposti, per interessamento della stessa società, in una tomba più consona alla sua fama, in un colombare del Cimitero Monumentale.
Dal sito www.storiadelcalcio.info - di Gabriele | April 2, 2007 L’inglese che fu tra i fondatori dell’Internazionale Torino ma, soprattutto, del Milan. Talmente innamorato del calcio, che abbandonò la moglie il giorno del matrimonio per andare a giocare.
“Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!”. Così, un ventinovenne tecnico industriale saluta la nascita del nuovo club di calcio di cui è uno dei fondatori, e spiega il perché dei colori sociali. La squadra si chiama Milan Cricket and Football Club, il ragazzo invece è Herbert Kilpin. È inglese, viene da Nottingham e giunge nel nostro paese, a Torino, per lavorare nell’industria tessile. La sua vera passione però è il football, a soli 13 anni gioca nella prima linea del Club Garibaldi, nella sua città natale, per poi passare al Notts Olympic e al St. Andreas, squadra di seconda divisione britannica. Nel capoluogo sabaudo, invece, fonda l’F.C. Internazionale, squadra con maglia a strisce giallo arancio-nere. Lì conosce e fa amicizia con Savage, che della squadra è il capitano. Nel 1898 e nel 1899, Kilpin disputa per due volte la finale del neonato campionato nazionale, ma in entrambe le occasioni viene sconfitto dal Genoa del dottor Spensley.
Giunto a Milano, Kilpin inizia a frequentare l’American bar dove, oltre a parlare di calcio, pare si dedichi anche al whisky, al punto che si tramanda la leggenda per cui si portasse una fiaschetta in campo. Fa –ovviamente- comunella con un gruppo di inglesi e con italiani (alcuni soci della società di calcio ginnico Mediolanum). Si arriva così al famoso 16 dicembre 1899, fiaschetteria toscana di via Berchet (altre fonti dicono la sala da thè dell’Hotel du Nord), è giorno di fondazione: in alto i calici, è nato il Milan! Kilpin è il più esperto, il più autoritario, uno che sa come affrontare gli avversari. È un’epoca davvero pionieristica, le squadre non hanno allenatore e la guida viene data al giocatore più rappresentativo. Per il Milan, ovviamente, questo giocatore è Kilpin. E così, dopo un anno di studio, nel 1901 arriva in modo clamoroso il primo titolo: il Genoa, tricampione in carica, perde sul proprio terreno di Porta Carrega: 1-0 secondo alcune fonti, 3-0 secondo altre. Pare che segni lui, Herbert, il Milan gioca in un campaccio all’Acquabella che non ha niente a che vedere coi morbidi campi inglesi, e a parte il nostro eroe, il resto della squadra è composto di sconosciuti, per questo la vittoria fa ancora più sensazione.
La foto di gruppo ritrae uomini austeri, con enormi baffi, che sembrano più vecchi degli anni che portano. Al centro, su un tavolino è posta la coppa per la vittoria del campionato, vicino in completo chiaro il presidente Alfred Edwards. Herbert guarda l’obiettivo, ha la camicia a strisce rossonere col colletto inamidato, i pantaloni lunghi bianchi: il calcio è –ancora per poco- uno sport da Lord inglesi. Intanto, il Milan riconsegna il titolo al Genoa nel 1902, che lo vince ancora per due anni, interrotto dalla prima vittoria juventina. Kilpin resta alla guida del Milan, e c’è un curioso aneddoto di quegli anni: in una partitella di allenamento il campo è attorniato da un nugolo di ragazzini. Kilpin sta per tirare una punizione, quando uno dei piccoli prende la rincorsa e scaglia il pallone lontano. Herbert ha un attimo di sorpresa, poi rincorre il monello e lo prende a calci nel sedere. “Chi l’avrebbe mai detto” dirà poi Kilpin “che avrei preso a calci un certo Renzo De Vecchi, che sarebbe poi diventato il ‘figlio di Dio’?”. Altro aneddoto: nel 1905, Kilpin si sposa ma la sera stessa lascia a casa la moglie in lacrime: deve andare a Zurigo, il Milan ha un’amichevole col Grasshoppers. Torna dalla moglie al ritorno dalla Svizzera, dopo aver preso un colpo ha il naso tumefatto ed è quasi irriconoscibile.
Il Milan intanto si rinforza, e rivince il titolo nel 1906, che terminerà con la polemica rinuncia della Juve di giocare una seconda finale in campo neutro…a Milano! Kilpin quell’anno gioca terzino, ed è l’unico reduce del primo titolo insieme a Colombo. Il Milan conferma la propria superiorità l’anno dopo, questa volta nel gironcino a tre col neonato FC Torino e i genovesi dell’Andrea Doria. I tempi però sono cambiati, e la federazione decide di limitare gli stranieri. Nel 1908 l’ormai trentottenne Kilpin viene messo da parte dal Milan, farà qualche apparizione nel Torino, ma certo il suo unico vero amore rimane quello rossonero. La vita post-calcio di Kilpin rimane avvolta nel mistero. Rimane a Milano? Torna in Inghilterra? Il dubbio resta fino a che non viene scoperta la sua tomba al cimitero Maggiore di Milano, nell’ala riservata ai protestanti. Herbert Kilpin è morto a soli 46 anni, il 22 ottobre 1916, per una malattia forse provocata dalla fiaschetta. Grazie all’interessamento di storici e tifosi milanisti, e della stessa società, i suoi resti sono stati traslati in un colombare del Cimitero Monumentale. Certo, in un luogo più consono a quel che è stato Kilpin per il calcio italiano, e per il Milan in particolare.
Dal sito www.ilveromilanista.it - di Saverio Fiore Kilpin, il pioniere rossonero
Siamo nel 1899 a pochi giorni da Natale e dall’inizio di un nuovo anno che coincide con l’inizio di un nuovo secolo. Quel secolo che sarà di Gandhi e Hitler, di Luis e Neil Armstrong, dei Beatles ma anche dei Ricchi e Poveri, di Marylin e di Elvis, di Padre Pio e Govanni Paolo II, di Kennedy e Gorbaciov, e scusate, di Baresi e Rivera. A Milano si respira il profumo del tipico dolce natalizio arricchito con cedro candito e uva sultanina che si insidia dalle pasticcerie del corso, la nebbia è il sindaco della città e per le strade i cavalli delle carrozze superano di gran numero quelli delle prime avveniristiche automobili. Herbert Kilpin è un distinto signore inglese, accompagnato da una carnagione pallida, tipica dei figli di Albione, ed un paio di baffi molto in voga a quel tempo. Si appassiona ad uno sport che in patria ha già parecchi adepti ma che agli italiani è quasi sconosciuto. Trasferitosi a Torino insieme ad alcuni connazionali per diffondere lo sviluppo dell’industria tessile nel nostro Paese, in un epoca in cui i cinesi non facevano paura, gira qualche città del nord fino a stanziarsi a Milano nel 1898, probabilmente assunto da una delle neonate imprese tessili. Negli anni torinesi aveva giocato in una squadra locale e aveva perso più incontri contro la mitica formazione del Genoa. Proprio in occasione del banchetto di festeggiamento per una vittoria genovese ebbe ad intimorire il capitano avversario: "È l'ultima volta che vincete! Fonderò una squadra a Milano che vi batterà. I genoani mi presero in parola e si brindò alla fortuna del club milanese... non ancora nato". Il Milan Football and Cricket Club nasce ufficialmente il 16 dicembre 1899, sui colori sociali Herbert non transige, saranno il rosso ed il nero, “spaventeremo tutti gli avversari come se fossimo il diavolo, anzi lo saremo per davvero”. Kilpin è il primo allenatore e giocatore, Edwards il primo presidente. I rossoneri salgono presto alla ribalta delle cronache calcistiche italiane conquistando il primo titolo nazionale nel 1901, interrompendo la serie di vittorie consecutive del Genoa, battendo proprio i grifoni in finale per 3-0. La squadra guidata dal leggendario capitano Kilpin sarà sconfitta nella finale dell’anno dopo, ad opera dei genoani, e nel 1906 riuscirà a bissare il titolo. In quell’occasione ci fu uno dei primi “casi” del calcio italiano: dopo il girone finale Milan e Juventus (campione d’Italia in carica) erano a pari punti, per cui fu necessaria una gara di finale. Si giocò a Torino sul campo dei bianconeri, in virtù della loro migliore differenza reti, ma il confronto terminò in parità (0-0) dopo i tempi supplementari. A quei tempi non si tiravano i calci di rigore, così si procedette alla ripetizione della partita: la Federazione scelse il neutro dell’U.S. Milanese a Milano, ma i bianconeri in segno di protesta rinunciarono a giocare. Il Milan poté tuttavia sancire la legittimità del suo successo ripetendo l’exploit l’anno dopo (1907). Nel 1908, a seguito dei dissidi interni riguardo alla necessità o meno di tesserare giocatori stranieri, un'ala per certi versi "progressista" della dirigenza si separa dalla società fondandone una nuova denominata Internazionale Football Club. Da quel momento nasce il derby stracittadino più importante del mondo ed una rivalità che non conosce cedimenti. Kilpin, ormai trentottenne dopo aver contribuito in ogni maniera a molte delle vittorie rossonere di inizio secolo disputa la sua ultima partita con il Milan il 12 aprile 1908 sul campo di via Fratelli Bronzetti, vinta 4-3 contro il Narcisse Sport di Montreaux.
Al lato la prima formazione rossonera della storia, con già una schema ad “albero di natale”. Per la serie il tempo trascorre ma non passa!
Dal sito www.forum.tifonet.it HERBERT KILPIN
L’inglese che fu tra i fondatori dell’Internazionale Torino ma, soprattutto, del Milan. Talmente innamorato del calcio, che abbandonò la moglie il giorno del matrimonio per andare a giocare“Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!”. Così, un ventinovenne tecnico industriale saluta la nascita del nuovo club di calcio di cui è uno dei fondatori, e spiega il perché dei colori sociali.
La squadra si chiama Milan Cricket and Football Club, il ragazzo invece è Herbert Kilpin. È inglese, viene da Nottingham e giunge nel nostro paese, a Torino, per lavorare nell’industria tessile. La sua vera passione però è il football, a soli 13 anni gioca nella prima linea del Club Garibaldi, nella sua città natale, per poi passare al Notts Olympic e al St. Andreas, squadra di seconda divisione britannica. Nel capoluogo sabaudo, invece, fonda l’F.C. Internazionale, squadra con maglia a strisce giallo arancio-nere. Lì conosce e fa amicizia con Savage, che della squadra è il capitano. Nel 1898 e nel 1899, Kilpin disputa per due volte la finale del neonato campionato nazionale, ma in entrambe le occasioni viene sconfitto dal Genoa del dottor Spensley.
Giunto a Milano, Kilpin inizia a frequentare l’American bar dove, oltre a parlare di calcio, pare si dedichi anche al whisky, al punto che si tramanda la leggenda per cui si portasse una fiaschetta in campo. Fa –ovviamente- comunella con un gruppo di inglesi e con italiani (alcuni soci della società di calcio ginnico Mediolanum). Si arriva così al famoso 16 dicembre 1899, fiaschetteria toscana di via Berchet (altre fonti dicono la sala da thè dell’Hotel du Nord), è giorno di fondazione: in alto i calici, è nato il Milan! Kilpin è il più esperto, il più autoritario, uno che sa come affrontare gli avversari. È un’epoca davvero pionieristica, le squadre non hanno allenatore e la guida viene data al giocatore più rappresentativo. Per il Milan, ovviamente, questo giocatore è Kilpin. E così, dopo un anno di studio, nel 1901 arriva in modo clamoroso il primo titolo: il Genoa, tricampione in carica, perde sul proprio terreno di Porta Carrega: 1-0 secondo alcune fonti, 3-0 secondo altre. Pare che segni lui, Herbert, il Milan gioca in un campaccio all’Acquabella che non ha niente a che vedere coi morbidi campi inglesi, e a parte il nostro eroe, il resto della squadra è composto di sconosciuti, per questo la vittoria fa ancora più sensazione.
La foto di gruppo ritrae uomini austeri, con enormi baffi, che sembrano più vecchi degli anni che portano. Al centro, su un tavolino è posta la coppa per la vittoria del campionato, vicino in completo chiaro il presidente Alfred Edwards. Herbert guarda l’obiettivo, ha la camicia a strisce rossonere col colletto inamidato, i pantaloni lunghi bianchi: il calcio è –ancora per poco- uno sport da Lord inglesi. Intanto, il Milan riconsegna il titolo al Genoa nel 1902, che lo vince ancora per due anni, interrotto dalla prima vittoria juventina. Kilpin resta alla guida del Milan, e c’è un curioso aneddoto di quegli anni: in una partitella di allenamento il campo è attorniato da un nugolo di ragazzini. Kilpin sta per tirare una punizione, quando uno dei piccoli prende la rincorsa e scaglia il pallone lontano. Herbert ha un attimo di sorpresa, poi rincorre il monello e lo prende a calci nel sedere. “Chi l’avrebbe mai detto” dirà poi Kilpin “che avrei preso a calci un certo Renzo De Vecchi, che sarebbe poi diventato il ‘figlio di Dio’?”. Altro aneddoto: nel 1905, Kilpin si sposa ma la sera stessa lascia a casa la moglie in lacrime: deve andare a Zurigo, il Milan ha un’amichevole col Grasshoppers. Torna dalla moglie al ritorno dalla Svizzera, dopo aver preso un colpo ha il naso tumefatto ed è quasi irriconoscibile.
Il Milan intanto si rinforza, e rivince il titolo nel 1906, che terminerà con la polemica rinuncia della Juve di giocare una seconda finale in campo neutro…a Milano! Kilpin quell’anno gioca terzino, ed è l’unico reduce del primo titolo insieme a Colombo. Il Milan conferma la propria superiorità l’anno dopo, questa volta nel gironcino a tre col neonato FC Torino e i genovesi dell’Andrea Doria. I tempi però sono cambiati, e la federazione decide di limitare gli stranieri. Nel 1908 l’ormai trentottenne Kilpin viene messo da parte dal Milan, farà qualche apparizione nel Torino, ma certo il suo unico vero amore rimane quello rossonero. La vita post-calcio di Kilpin rimane avvolta nel mistero. Rimane a Milano? Torna in Inghilterra? Il dubbio resta fino a che non viene scoperta la sua tomba al cimitero Maggiore di Milano, nell’ala riservata ai protestanti. Herbert Kilpin è morto a soli 46 anni, il 22 ottobre 1916, per una malattia forse provocata dalla fiaschetta. Grazie all’interessamento di storici e tifosi milanisti, e della stessa società, i suoi resti sono stati traslati in un colombare del Cimitero Monumentale. Certo, in un luogo più consono a quel che è stato Kilpin per il calcio italiano, e per il Milan in particolare. Ma si può essere più milanisti di così...
Dal sito www.forum.clarence.com HERBERT KILPIN - Pioniere rossonero IL PALLONE E LA FIASCHETTA
Al Milan, Kilpin, arrivò dalla natia Nottingham, non ancora ventenne, nel 1897.
Iniziò a giocare giovanissimo. A 13 anni giocava nella prima linea del club Garibaldi di Nottingham. Più tardi venne ingaggiato dal Notts Olympic e poi dal St. Andrews, seconda divisione del campionato britannico.
Prima di arrivare a Milano, fece tappa a Torino, dove fu fra i fondatori del F.C. Torino. Nel 1987 giunse a Milano e frequentò l'American Bar facendo amicizia con alcuni inglesi residenti nella città. Ed a Milano, con un gruppo di inglesi e di italiani (ex soci della società sportiva Mediolanum) costituirono il Milan Cricket and Football Club.
Kilpin, naturalmente, ebbe il comando della squadra e fu eletto capitano.
Per oltre dieci anni ne fu l’irresistibile guida.
Amava talmente il calcio che la sera del matrimonio, avvenuto nel 1905, lasciò la giovane sposa in lacrime per raggiungere la sua squadra impegnata la domenica seguente a Genova contro il Grasshoppers di Zurigo. Raccontano che durante l’incontro prese una testata sul naso e tornò dalla sua sposa con il viso tumefatto ed irriconoscibile.
Era un innamorato dell’Italia, essendovi arrivato in giovane età.
A Milano trovò lavoro come tecnico industriale nel ramo tessile e fu consulente di molti stabilimenti della zona.
Si parla di lui come autentico eroe dello sport calcistico, generoso ed abile. E suscitava ovunque simpatia ed entusiasmo.
Aveva una debolezza (dichiarata): il whisky! Lo beveva al bar, in casa e… durante gli allenamenti e persino durante la partita! Prima degli incontri poneva dietro uno dei pali della porta una fiaschetta….
Un curioso aneddoto riguarda una partitella di allenamento. C’erano attorno al campo, parecchi ragazzini. Uno di questi, mentre Kilpin, si accingeva a battere una punizione, arrivò di corsa e calciò il pallone. L’inglese lo rincorse e lo colpì con un calcio nel sedere,
“Chi avrebbe pensato” raccontò poi Herbert “di aver preso a calci un certo Renzo De Vecchi, destinato a diventare, dopo anni, il Figlio di Dio”...
Fu il condottiero dei primi anni del Milan. Il suo nome figura nelle formazioni rossonere che conquistarono lo scudetto anche 1906 e 1907. Giocava preferibilmente terzino o mezzala sinistra.
Giocò nel Milan fino al 1907 e, poi, prima di tornare in patria, assoldato, fece una apparizione nelle fila del Torino, per partecipare al famosissimo torneo “Palla Dapples”. Ma va detto che il Milan fu la sua vera società.
Tornato in Inghilterra, si spense abbastanza avanti negli anni a causa di una cirrosi epatica, regalo del suo amato whisky!
Dal sito www.milanhistory.blogspot.com KILPIN, IL SALUTO DEL CAPITANO RIVIVIAMO ANCORA L'APPASSIONANTE ROMANZO DELLA VITA DI HERBERT KILPIN, IL MITICO PADRE DEL MILAN: TRIBUTO AD UN GRANDE CONDOTTIERO CHE SEPPE FARSI ADORARE PER LA SUA INFLESSIBILE PASSIONE PER IL FOOTBALL. MAESTRO DI FOOTBALL, Papà del Milan, pioniere del pallone in Italia: le medaglie al petto di Herbert Kilpin non saranno mai troppe. E' arrivato il momento del congedo, e i ricordi si mescolano ai trofei in una carriera sublime. Inglese di Nottingham, classe 1870, Kilpin era arrivato in Italia per impiantare l'uso dei telai tessili prodotti nella sua Inghilterra ma soprattutto impiantò la passione per il football. Prima a Torino e poi a Milano. Vestì la maglia dell'Internazionale di Torino e promise ai genovesi: "...a Milano formerò una squadra di diavoli che vi darà filo da torcere." Così fu, nel 1899 a Milano fu il maggior artefice della nascita del Milan, e ben presto ne divenne leader, stella, capitano.
Grintoso e combattivo, Kilpin sopperiva con tenacia e passione ardente ad una tecnica non innata. Nei primi anni si piazzò a fare il playmaker a centrocampo, interdicendo con caparbietà e rilanciando l'azione.
Talvolta, spingendosi in zona gol: sua la rete del primo scudetto, nel 1901, nella tana del Genoa: promessa mantenuta.
Kilpin era capitano ascoltato e autoritario, un leader quasi asburgico nella condotta e inflessibilmente dedito al football: niente sconti in campo, massima resa in allenamento, sputare sangue in partita. Un generale che però portava vittorie e passione. Dal 1902 si è piazzato in difesa, presidiando l'area col suo carattere forte, un mastino difficile da superare. Così nel 1906 è arrivato il secondo scudetto: lui e Suter, gabbia da incubo per gli avanti avversari. Kilpin si occupava di dirigere gli allenamenti e selezionare i soci più abili da inserire in squadra. Inoltre visionava i "pinguini" delle giovanili, per introdurre i più promettenti nella rosa. Era il caso di un quattordicenne dai piedi fatati, che lo faceva impazzire in allenamento: Kilpin cercava di provare le punizioni e il moccioso arrivava e tirava la palla, meritandosi sonori calcioni nel didietro da parte del capitano. Era Renzo De Vecchi, futuro campionissimo del Milan e della Nazionale azzurra. Nel 1907 Kilpin si reinventò centravanti, a 37 anni: con una classe affinata e un'esperienza invidiabile, giostrava sul fronte offensivo e si dimostrava ancora il migliore del campionato. 4 gol in 6 gare, bottino da bomber vero: e terzo scudetto in bacheca. Contare le coppe, i trofei, le Dapples e le Spensley, le Medaglie del Re e i tornei Ginnastici vinti da Kilpin col Milan è pressochè impossibile: il capitano alzava coppe in continuazione, e all'epoca erano trofei che contavano eccome! Quando nel 1908, amareggiato dallo scisma pro-Inter (e dalla chiusura agli stranieri), Kilpin decise di ritirarsi, società e compagni lo pregarono a lungo di ripensarci: niente da fare. Inflessibile come sempre, il baffone britannico appese gli scarpini al chiodo. Seguì per un pò il suo figlio prediletto, il Milan appunto; poi il richiamo del campo lo portò ad allenare le giovanili dell'Enotria, ma una malattia se lo portò una fredda notte del 22 ottobre 1916, a soli 46 anni. Diversi decenni dopo, in occasione del centenario, il Milan ha fatto rinvenire le sue spoglie, traslandole nel Cimitero Monumentale di Milano.
(Pubblicato da RG METAL '88)
HERBERT KILPIN, IL PRIMO CAMPIONE HERBERT KILPIN E' IL PRIMO VERO CAMPIONE DELLA GRANDE STORIA ROSSONERA, JOLLY DI GRINTA E TEMPRA NOTEVOLI CHE EBBE MERITI FONDAMENTALI NELLA FONDAZIONE DEL CLUB. IN CAMPO FU IL FARO DI TRE SCUDETTI TRA IL 1899 E IL 1908. HERBERT KILPIN è nell'immaginario collettivo il padre fondatore del Milan. Fu proprio lui a mediare tra gli appassionati italiani e quelli inglesi per sancire la nascita del club, di cui scelse personalmente i colori sociali. Nato a Nottingham il 24 gennaio 1870 nel retrobottega della macelleria paterna, Kilpin ha probabilmente un'infanzia agiata e con la possibilità di studiare e apprendere un mestiere. Si appassiona presto al Football e milita nel Garibaldi, club così denominato per via delle camicie rosse utilizzate come divise. In patria giocò con Notts Olympics e St Andrews e nel 1890 arrivò in Italia, a Torino, come perito tessile col compito di introdurre l'utilizzo di nuovi telai provenienti dal suo Paese. Partecipò alla fondazione dell'Internazionale di Torino, club che successivamente divenne FC Torinese e con cui disputò le prime due finali del neonato campionato italiano. I gialloneri persero entrambe le volte col Genoa, e Kilpin promise vendetta: "Mi trasferisco a Milano per lavoro, e lì formerò una squadra di veri diavoli che vi darà parecchio filo da torcere". Andò proprio così. Dopo vari tentativi, ricerche, mediazioni tra un pub ed una birreria nelle piovose notti milanesi dell'autunno-inverno 1899, Kilpin ottenne ciò che voleva. Avvolto nel suo impermeabile e con gli immancabili baffoni ben curati, l'inglese era presente nella riunione decisiva che sancì la nascita del Milan. "Noi" disse "Saremo rossoneri: rossi perchè saremo dei Diavoli, e neri come la paura che incuteremo agli avversari". Kilpin disegnò la maglia a strisce sottilissime e guidò il debutto in amichevole con la Mediolanum, andando subito in rete. I GRANDI SUCCESSI. Già nel 1901 il Milan era Campione d'Italia, e Kilpin fu protagonista assoluto. Nella semifinale combattutissima con la Juventus segnò il 3-2 decisivo, e in finale siglò uno dei 3 gol con i quali il Milan travolse il Genoa sul suo terreno: promessa mantenuta! Kilpin giocò quel torneo a centrocampo, regista e soprattutto mediano di grinta e combattività tipicamente inglese. Inflessibile con compagni e avversari, autentico lottatore in campo, sopperiva alla tecnica non eccelsa con una grande determinazione nei contrasti e nelle giocate. Il calcio era la sua passione: basti pensare che dopo il suo matrimonio, invece di passare la notte con la sposa, accettò la convocazione in una sorta di selezione di giocatori militanti in Italia che avrebbe affrontato il Grassoppers a Zurigo! Nel corso della sua carriera, il poliedrico Kilpin vestì tutti i ruoli, vincendo altri 2 scudetti nel 1906 e nel 1907. Prima arretrò in difesa, da volenteroso stopper, poi si reinventò bomber in prima linea.
Nel 1908, profondamente deluso dalla scissione societaria che aveva portato la nascita dell'Inter, decise di ritirarsi, visti anche i suoi 38 anni. In rossonero aveva giocato, dal 1899, 23 partite segnando 8 reti. La sua ultima gara fu un'amichevole col Narcisse Sport di Montreaux, dopo la quale rientrò negli spogliatoi sussurrando: "Il mio tempo è finito. Adesso è ora di lasciar spazio ai giovani". Il Milan e i compagni tentarono inutilmente di fargli cambiare idea: la bandiera, il simbolo del Milan stesso, il faro che l'aveva guidato in campo e come primo allenatore, appendeva le scarpe al chiodo il 12 aprile 1908. Rimase nel calcio allenando i ragazzini dell'Enotria, ma una malattia se lo portò via prematuramente a soli 46 anni, nella sua Milano, il 22 ottobre 1916. LA TOMBA. I resti di Kilpin finirono chissà dove e per decenni furono dimenticati. Nel 1999, in occasione del centenario della società, uno storico appassionato di Milan riuscì a ritrovarli nel Cimitero Maggiore di Milano, in un'ala dedicata ai cristiani protestanti. Il Milan fu avvisato e, nelle persone di Silvio Berlusconi ed Adriano Galliani, si curò di trasferire le spoglie del suo "papà" nel Cimitero Monumentale di Milano, dedicato alle personalità che hanno dato gloria alla città. (Pubblicato da RG METAL '88)
Il Cimitero Monumentale di Milano e la lapide di Herbert Kilpin
Dalla rivista ufficiale del Milan, "Forza Milan!"
1899, Genoa vs International Torino con Kilpin
Diavolo del Krampus, che nella tradizione protestante (cioè quella di Herbert Kilpin) non ha una connotazione negativa. Qui è ritratto assieme a San Nicola (by Luigi La Rocca - facebook)
Cena sociale presso il "Ristorante della Ferrara" per festeggiare i 10 anni di vita del Milan (la cena fu il 5 gennaio) (dal "Corriere della Sera" del 6 gennaio 1909)
(da "Forza Milan!")
(da "Forza Milan!")
Herbert Kilpin assiste al match Milan vs Novara 2-1 del 21 marzo 1915, disputata al Velodromo (da "La Stampa Sportiva")
Dalla "Gazzetta dello Sport", che nella collana per i suoi 110 anni pubblica la trascrizione integrale,
da "Lo Sport Illustrato" del 28 febbraio 1915, di un'intervista ad Herbert Kilpin
L'intervista ad Herbert Kilpin su "Lo Sport Illustrato" del 28 febbraio 1915
Intervista di Herbert Kilpin (per gentile concessione di Lorenzo Mondelli)
Lunedì 18 dicembre 1899, "La Gazzetta dello Sport"
dà la notizia della fondazione del Milan
"La Gazzetta dello Sport" pubblica il parere di Herbert Kilpin sull'eventualità di aumentare il numero di arbitri in campo
("...Un arbitro solo è sufficiente, quando abbia un'assoluta competenza tecnica e...gambe buone per seguire sempre la palla")
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 17 aprile 1908)
(da "Storia del calcio in Italia", di Antonio Ghirelli, per gentile concvessione di Dario Luigi Capra)
Articolo sulla morte di Herbert Kilpin
(dal "Corriere della Sera" del 25 ottobre 1916)
Articolo sulla morte di Herbert Kilpin
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 27 ottobre 1916)
Articolo sulla morte di Kilpin
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 27 ottobre 1916)
Lo stringatissimo ma incisivo necrologio in memoria di Herbert Kilpin (by Luigi La Rocca)
Articolo sulla morte di Kilpin
(da "Il Football" del 5 novembre 1916)
Articolo tratto da "La Domenica Sportiva" del 12 febbraio 1928
Articolo tratto da "La Domenica Sportiva" del 2 dicembre 1928
(estratto dal libro "Il Milan F.C. visto durante 25 anni di sua vita", di Ulisse Baruffini, 1924. Commento di Lorenzo Mondelli)
(dal libro "Tutto il calcio minuto per minuto”, ed. 1972-73 - per gentile concessione di Danilo Ciorra)
La prima pagina di "The Guardian" del 16 dicembre 1999
"HERBIE VA VERSO MILANO. Come Herbert Kilpin ed un manipolo di annoiati e facoltosi britannici ubriachi 100 anni fa fondarono il club di football destinato a dominare il mondo"
Articolo tratto da "Calcio 2000" di novembre 2005
Ritratto di Herbert Kilpin
Herbert Kilpin dipinto da Franco Picchioni (1999)
Lo stendardo del Gruppo Herbert Kilpin Firm 1899 - Banda Casciavit
e una caricatura di Franco Bruna tratta dal libro "La Grande Storia del Calcio"
Il Gruppo Banda Casciavit - Herbert Kilpin Firm 1899 celebra il 90° anno dalla morte del fondatore Herbert Kilpin (da "Supertifo", 2006)
Vecchi rossoneri in campo, stagione 1900-01
(dal "Corriere dello Sport - La Bicicletta" del 3 gennaio 1901, per gentile concessione di Lorenzo Mondelli)
Herbert Kilpin, 1903-04 (Archivio Luigi La Rocca)
Herbert Kilpin, 1904
(per gentile concessione di Lorenzo Mondelli)
8 gennaio 1905, amichevole Mista Genoa-Milan vs Grasshoppers 0-4, Herbert Kilpin con la maglia del Genoa
(per gentile concessione di Lorenzo Mondelli)
Herbert Kilpin prende moglie
17 marzo 1907, Milan vs Andrea Doria 5-0: Herbert Kilpin sul campo di via F.lli Bronzetti
(per gentile concessione di Luigi La Rocca)
24 marzo 1907, Milan vs Torino 2-2: Herbert Kilpin in azione
(da "La Domenica Sportiva" del 9 gennaio 1927, per gentile concessione di Filippo Luti, del Museo Fiorentina)
Dai ricordi di Herbert Kilpin, come si costituì il Milan Club
Dai ricordi di Herbert Kilpin, una signorina pioniera del foot-ball
(da "La Domenica Sportiva" del 30 gennaio 1927)
L’articolo della “Gazzetta dello Sport” datato 8 marzo 2000
Dalla "Gazzetta dello Sport"
RITROVATA LA TOMBA DI KILPIN, IL PADRE DEL MILAN I resti del fondatore del club di via Turati erano dietro una lapide senza nome al cimitero Maggiore di Milano. Dopo anni di ricerche, sono stati trovati e traslati al Monumentale.
MILANO – Una lastra senza nome e dietro c’era il fondatore del Milan. Herbert Kilpin, alberto per gli archivi cimiteriali, se ne stava il alto, in un angolo dimenticato del cimitero Maggiore di Milano, settore acattolici (Kilpin era protestante). Era rimasto in una tomba dimenticata dal momento della sua morte, avvenuta nel 1916, al 1928, quando un anonimo, forse un socio del Milan, aveva pagato per la sua tumulazione. Senza quell’intervento le ceneri di uno dei padri del calcio in Italia sarebbero finite nella fossa comune, invece qualcosa è rimasto, seppure un marmo senza nome e un numero nei registri; Luigi La Rocca, spedizioniere per mestiere e storico per passione, ha potuto ritrovarlo e il Milan ha curato la traslazione al cimitero Monumentale. “Non è stato facile identificarlo, per cercare di ritrovare tutti i giocatori di quelle vecchie squadre ho girato con i miei appunti per i 18 cimiteri della città. Qualcuno mi ha aiutato, qualcuno no, ma alla fine un anno e mezzo fa la tomba di Kilpin è saltata fuori”, racconta La Rocca. Da tre mesi Kilpin ha una lapide al cimitero Monumentale. Non nel famedio , ma in un posto comunque più visibile e contraddistinto del suo vecchio cantuccio per non cattolici. “Speravo che avesse con se un distintivo del Milan, qualcosa. Invece nulla”. Solo un mucchio di ossa , ma un mucchio di ossa che il club di via Turati ha intenzione di onorare nei prossimi mesi, con una cerimonia ufficiale.
(da "La grande storia del calcio italiano", 1964 - grazie a Luigi La Rocca)
La lettera del gennaio 1998 con cui Luigi La Rocca comunica al Milan il ritrovamento delle spoglie di Herbert Kilpin
Articolo della "Gazzetta dello Sport" del 5 gennaio 1999
Dal sito www.bbc.com
AC MILAN'S NOTTINGHAM-BORN HERO Italian football giants AC Milan rightly lay claim to being one of the biggest and most famous clubs in world football
But few people realise the debt of gratitude they owe Nottingham.
Seven-times European Cup winners AC Milan are a team who have been dominant both on the domestic front and in Europe and are synonymous with style and success.
But had it not been for Nottingham lace-maker Herbert Kilpin, then AC Milan's glorious trophy-laden history may not have happened.
Kilpin, a butcher's son in his late twenties, emigrated to work in the textile industry in the 1890s.
But after a heavy drinking session in a Milanese tavern, the homesick Kilpin and five friends decided to start a football team to remind them of home. AC Milan was born.
Kilpin became the club's first coach and captain, as well as the team's star player.
LIFE IN NOTTINGHAM
And not content with that, Kilpin even designed the team's famous kit.
He said: "We are a team of devils. Our colours are red as fire and black to invoke fear in our opponents!"
Today he is celebrated in the city as the 'first true Milanista champion'.
Today he is celebrated in the city as the 'first true Milanista champion'.
That famous strip has since been worn by legendary footballers including Ronaldhino, Andriy Shevchenko, Kaká and David Beckham.
Notts County have for so long claimed Nottingham's most famous link with the superstars of Italian football.
The history between the two sides goes back 106 years to when Juve changed their kit to copy the colours of Notts.
But Kilpin's story is just as significant in the development of an Italian side from humble beginnings to world beaters.
Kilpin was born in Nottingham on 28 January 1870 and grew up with nine brothers and sisters at 129 Mansfield Road.
He was the son of a butcher and after leaving school he worked as a lace warehouse assistant in the city.
Kilpin was a keen footballer and played in defence and midfield for the now defunct Notts Olympic and then for St. Andrews, a church team based near the Forest Recreation Ground on Gregory Boulevard.
In 1891, Kilpin moved to Turin to work for Edoardo Bosio, an Italian-Swiss textile merchant with links to Nottingham lace manufacturer Thomas Adams.
In the same year Bosio founded Internazionale Torino, believed to be the first Italian football club.
Kilpin played for the team and in doing so became the first-ever Englishman to play football abroad.
In 1897 Kilpin travelled east to Milan.
ROAD TO MILAN
And two years later, in the Fiaschetteria Toscana tavern in Milan, Kilpin and some fellow Englishmen, all missing their sport, founded the Milan Cricket and Football Club.
In 1901 - with Kilpin at its heart - the football team won their first league title in only their second season.
Remarkably, bearing in mind Kilpin's legend status in Milan, he only played 27 games and scored seven goals.
John Foot, who wrote Calcio, A History of Italian Football, said Kilpin was a portly figure who played in every position, but he would not have been one of England's top players.
However, Italian football was in its infancy and pioneers like Kilpin became heroes.
Foot also said Kilpin was famed for his drinking and even kept a bottle of whisky in a hole behind the goal.
Kilpin claimed this was to soften the blow when the opposition scored.
KILPIN'S GRAVE
Despite his love of a drink Kilpin led Milan to a further two championships in 1906 and 1907. Kilpin died in poverty in 1916, aged 46. No one knows how he died and his grave was believed to have been lost.
However, during the 1990s an amateur historian named Luigi La Rocca tracked down Kilpin's grave in the Municipal Cemetery, Milan.
It had no reference to his name and was located in a part of the cemetery reserved for protestants.
But in 1999, AC Milan paid for a new tombstone and their illustrious founder was reburied in the Monumental Graveyard in Milan.
La prima squadra professionale di Herbert Kilpin, il Notts Olympic: maglietta rossonera a strisce strette (by Luigi La Rocca)
dal sito www.bandacasciavit.splinder.com 30 novembre 2009
PORTIAMO KILPIN AL FAMEDIO!
In occasione della Conferenza Stampa che si terrà in data 04.12.09, i Sigg. Luigi La Rocca e Stefano Pozzoni, due tra i maggiori, ma non unici, studiosi e ricercatori della memoria storica Milanista, annunciano l’iniziativa volta a dare il giusto riconoscimento alla figura di Herbert Kilpin, fondatore, capitano e allenatore del Milan Football and Cricket Club 1899, Società della quale, tra pochi giorni, corre il 110° anniversario della nascita.
Tale iniziativa consiste in una petizione popolare “on line”, rivolta a tutti i tifosi milanisti, agli sportivi e agli appassionati della storia calcistica nazionale e soprattutto, (ci teniamo sottolinearlo), a chi conserva l’amore e l’interesse per la storia e la cultura milanesi, in cui verrà richiesto ufficialmente al Sindaco e al Consiglio Comunale di adoperarsi per inserire il nome di Herbert Kilpin nel Famedio del Cimitero Monumentale cittadino e per dare ai suoi resti una sepoltura consona e adeguata all’importanza che la figura dello stesso meriterebbe.
Parallelamente alla “petizione-on line” che raccoglierà i nomi e le firme da presentare alle Autorità, annunciamo la creazione del presente blog, “PORTIAMO KILPIN AL FAMEDIO”, in cui potersi documentare rispetto alla storia della figura di Kilpin, illustrandone la vita, le imprese, i fatti e arricchendo il tutto con immagini fotografiche e documenti frutto della ricerca decennale dei promotori stessi e di altri appassionati.
Verrà inoltre creato un “gruppo” con il nome di “PORTIAMO KILPIN AL FAMEDIO!” sul social network FACEBOOK al fine di informare e sensibilizzare i navigatori della rete su questo progetto, con link che riporteranno alla stessa PETIZIONE ON-LINE.
Il Famedio
Pantheon degli uomini illustri, o Famedio, secondo un fortunato neologismo coniato nel secolo scorso: qui si concentrano le memorie considerate più rappresentative di una Milano che, nella seconda metà dell'Ottocento, ambiva a guadagnare una posizione di prestigio economico, sociale e culturale nello scenario tuttora "giovane" e in divenire dell'Italia riunificata. Nel 1870, quando ancora fervevano i lavori per completare le parti di affaccio del Cimitero sulla città, maturò quindi la decisione di cambiare l'originaria destinazione a chiesa cattolica del suo edificio centrale per trasformarla in Pantheon: luogo emergente per dimensioni e impegno architettonico su tutte le altre costruzioni e in rapporto diretto con la città attraverso il viale di accesso al Cimitero, di cui costituiva, e costituisce, il traguardo prospettico.
Si trattava di un'asserzione di orgoglio civico che da un lato ereditava la cultura tardo illuminista e romantica di omaggio ai defunti, magistralmente espressa dai Sepolcri di Ugo Foscolo (1807), e dall'altro si inseriva nel più generale moto educativo del secondo Ottocento e nella sua fiducia nell'insegnamento e nel valore degli esempi quale mezzo di avanzamento civile. A queste istanze facevano riferimento le conclusioni della Commissione incaricata di istituire il Famedio nel 1869, ricordando altresì come già nel 1809, in pieno periodo napoleonico, Milano avesse progettato un Pantheon sull'area cimiteriale del Foppone, rimasto poi sulla carta per mancanza di mezzi e per il rapido rivolgimento degli avvenimenti politici.
Il Famedio del Monumentale rappresentava quindi una significativa conquista per la società dell'epoca e come tale oggi deve essere letto e riscoperto, cercandovi i segni di una cultura trascorsa, ma non superata, e pensandolo come "opera aperta", luogo in divenire dove altri meritevoli nomi della nostra epoca possono aggiungersi al "libro d'onore" della città.
Herbert Kilpin
Herbert Kilpin nasce a Nottingham, al n.129 di Mansfield Road, il 24 gennaio 1870. Ultimo di nove figli,cresciuto agiatamente, ha la possibilità di studiare e di apprendere un mestiere nell’industria tessile, settore particolarmente sviluppato in città. Già a 13 anni prende parte alla fondazione di un piccolo club calcistico,il Garibaldi, i cui componenti indossano maglie rosse, giocandovi da dilettante. Nel 1891, poco più che ventenne, si trasferisce a Torino, chiamato dall’industriale tessile italo-svizzero Edoardo Bosio , per impiantare i primi telai meccanici. Con i colleghi inglesi che lo accompagnano e con lo stesso Bosio interpretano un ruolo fondamentale per la diffusione del Gioco del Calcio, fondando il Football and Cricket Club, che fusosi con un'altra squadra, i Nobili, dà vita all’Internazionale F.C. di Torino,con maglia a strisce gialloarancio-nere.
Trasferitosi nell’F.C.Torinese, disputa le finali dei primi due campionati italiani,nel 1898 e 1899,contro il Genoa,perdendole entrambe.
Da queste sconfitte matura la decisione di fondare un nuovo sodalizio e trasferitosi a Milano con il connazionale Samuel Richard Davies nel dicembre del 1899 dà vita, con altri appassionati Milanesi, al Milan Football and Cricket Club.
Presidente della società è il connazionale Alfred Edwards, mentre l’appoggio finanziario è garantito dall’industriale Piero Pirelli.
Vero innamorato del Calcio, Kilpin è l’alfiere della squadra e pioniere di questo sport in Italia.
Del Milan diventa il primo allenatore e il primo capitano , rimanendolo per più di dieci anni.
Dopo aver insegnato alla squadra i segreti del Football e introdotto altri amici inglesi, riesce a condurla a traguardi allora inimmaginabili.
Tre volte Campione d’Italia, nel 1901, 1906, 1907, egli è un maestro ed esempio di professionalità per i più giovani e da tutto il sistema calcistico della prima ora è riconosciuto come “padre fondatore”del calcio Italiano.
Disputa la sua ultima partita con il Milan il 12 aprile 1908, sul campo di via F.lli Bronzetti,contro il Narcisse Sport di Montreux.
Amareggiato per l’ostracismo mostrato dalla Federazione nei confronti degli stranieri, rimane ancora nell’ambiente calcistico allenando i ragazzi dell’Enotria, vecchia squadra minore Milanese. Scompare prematuramente a causa di una malattia il 22 ottobre 1916.
I suoi resti, per anni rimasti nascosti all’insaputa di tutti al Cimitero Maggiore di Milano nel campo riservato ai defunti protestanti, sono stati rinvenuti dopo minuziose ricerche da un collezionista e memoria storica del Milan, il Sig.Luigi La Rocca, e grazie a lui deposti, per interessamento della stessa Società, in una tomba più consona alla sua fama, in un colombare del Cimitero Monumentale.
La riscoperta di Kilpin in Curva
Per un intero trentennio la figura di Herbert Kilpin è stata, putroppo, dimenticata o ignorata dai tifosi che rappresentano l’anima più calda e passionale del tifo rossonero: la Curva Sud.
Anche negli anni dei trionfi nazionali, continentali e mondiali e perfino in occasione del Centenario della fondazione, Kilpin viene ricordato e rappresentato solo marginalmente, seppure proprio la Curva abbia sempre enfatizzato e sottolineato le origini inglesi del Milan.
Questo fino al 2005, anno della nascita di “Banda Casciavìt”, unione di vari elementi reduci da anni passati in Curva Sud, i quali, archiviata la militanza (ma non la mentalità) ultrà, decidono di continuare a seguire le sorti della squadra rossonera in altri settori dello stadio, tenendo come prerogative la ricerca, la conservazione, la diffusione, della memoria storica del Milan e dello spirito Milanista.
Fin dagli esordi, i componenti della Banda individuano nella figura di Herbert Kilpin l’icona, il simbolo, l’idolo che li rappresenta.
Il baffuto inglese, fondatore, giocatore e allenatore del Milan della prima ora, rappresenta, infatti, la nascita dello stesso sodalizio rossonero, lo spirito più antico della squadra, l’inventore del nome e dei colori sociali.
A lui si deve, inoltre, la tendenza anglofila dei tifosi Milanisti in generale e della Banda in particolare, ricordando (ed enfatizzando) il fatto che il Milan Football & Cricket Club venne fondato da inglesi e italiani, con il nome inglese della nostra città, con uno spirito anglosassone che lo caratterizzò soprattutto nei primi anni di vita.
Da qui la decisione di dedicare a lui la stessa Banda Casciavìt, che prende il “sottonome” di Herbert Kilpin Firm, ovvero “ditta Herbert Kilpin”.
Nel 1° anello blu della Curva e spesso in trasferta, comincia a fare la sua comparsa uno stendardo a due aste raffigurante la caricatura del fondatore inglese e si diffondono, seppure a tiratura limitatissima, delle magliette che riportano l’effige di Kilpin.
Nasce il blog “ Banda Casciavit”, ancora oggi attivo sulla rete, che nel giro di un anno riesce a diffondere e a raccontare, oltre a mille storie e fatti di cultura e storia rossonera, soprattutto l’importanza che Herbert Kilpin ricoprì per la nascita del Club e per il calcio Milanese.
Il nome del baffuto di Nottingham ricomincia a circolare sui blog, sui siti internet, nei nickname dei tifosi milanisti e il salto di qualità avviene nel 2006, in occasione dell’anniversario del 90° della sua morte, quando la Banda si ritrova al Cimitero Monumentale per rendergli omaggio, affiggere una semplice ma importantissima targa sulla lapide che ne conserva le spoglie, far conoscere l’iniziativa al mondo rossonero grazie a una lettera che la Gazzetta dello Sport decide gentilmente e intelligentemente di pubblicare, seppure censurandone le parti più polemiche:
Spettabile Redazione,
desideriamo comunicarVi che domenica 22 ottobre, ricorrendo il 90° anniversario della morte di Herbert Kilpin, pioniere del calcio italiano e fondatore del Milan Football & Cricket Club 1899, un nutrito gruppo di tifosi Milanisti, per lo più facenti parte del gruppo denominato “Banda Casciavìt”, ha voluto ricordare la figura di questo campione di tempi ormai lontani, ritrovandosi davanti alla sua lapide, al Cimitero Monumentale di Milano, onorandolo con una piccola targa che ne celebrasse l’evento. Conoscendo la Vostra sensibilità in merito alla memoria storica, alla tradizione, alle figure storiche del calcio Italiano, siamo sicuri che apprezzerete il gesto e Vi unirete nel ricordo di questa figura fondamentale ma mai abbastanza celebrata, né onorata, del calcio Milanese.
Sicuramente non dal Comune di Milano, che probabilmente non ne conosce nemmeno l’esistenza, e al cui nome non si è mai degnato di dedicare nemmeno un vialetto delle aiuole attorno allo Stadio, mentre secondo il nostro modesto parere, meriterebbe ben altra considerazione: ad esempio, Spensley, fondatore del Genoa e il Grande Torino, nelle rispettive città, hanno una via, nei pressi dello stadio, a loro dedicati.
Nemmeno la Società A.C. Milan, (che se non altro ha dato a Kilpin una sepoltura un po’ meno vergognosa di quella precedente, quando al Cimitero Maggiore di Musocco era in un’anonima (ANONIMA!) cella di un ossario, ma solo dopo il grande impegno e sollecitazione da parte del sig. Luigi La Rocca, la principale memoria storica, collezionista, ricercatore e conoscitore della storia rossonera, destinandolo, però, ad un altrettanto modesto colombare, poco visibile e disperso), nemmeno il Club da lui fondato, ha mai trovato il tempo né sentito il dovere di ricordare, ringraziare, onorare il Capitano, fondatore, allenatore venuto da Nottingham. D’altra parte conosciamo molto bene l’interesse che l’attuale dirigenza mostra per tutto ciò che riguarda la pur gloriosa storia rossonera prima dell’anno 1986: nessuno. Una Società che celebra ed enfatizza più il Ventennale dell’attuale Presidente, piuttosto che il Centenario della fondazione, dimenticandosi che il Milan esiste dal 1899, non da vent’anni, e che il suo popolo lo sostiene e lo ama da sempre, essendo stata una squadra vincente e spettacolare fin dalla sua nascita.
Abbiamo pensato, quindi, di rendere giustizia e merito a quel baffuto Campione senza il quale questa meravigliosa maglia e la sua gloriosa storia non sarebbero mai esistite.
Ci piacerebbe scoprire che la stessa riconoscenza riteniate di dovergliela anche Voi: se non da Milanisti, comunque da sportivi, innamorati di un calcio diverso.
BANDA CASCIAVìT – HERBERT KILPIN FIRM 1899
Il comunicato della Gazzetta dello Sport risulterà molto più stringato, privo, come detto, delle note polemiche, ma racconterà, comunque, dell’avvenuta celebrazione.
(dal sito www.1899.it)
Daniele Massaro, l'on. Frassinetti, Stefano Pozzoni e Luigi La Rocca alla conferenza stampa del 4 dicembre 2009 (dal sito www.1899.it)
Herbert Kilpin nei fumetti
(per gentile concessione di Renato Orsingher)
(da "Forza Milan!", gennaio 2010)
Articolo su Herbert Kilpin
Cartolina del cimitero di Milano Musocco, dove riposava Herbert Kilpin
(by Luigi La Rocca)
Documenti del Consolato inglese di Milano relativi alla morte di Herbert Kilpin
Certificato di morte di Herbert Kilpin (by Giovanni Arbuffi)
Alcune testimonianze d'affetto alla lapide di Hebert Kilpin
(per gentile concessione di Stefano Ravaglia)
I seguenti documenti anagrafici sono tratti dal sito www.bandacasciavit.splinder.com (per gentile concessione di Stefano "Potsy" Pozzoni)
(grazie a Carmen del Gruppo ACM 1899 Sez. Campania)
Tattoo Herbert Kilpin
Statuina di Herbert Kilpin (di Giovanni Santacolomba)
13 dicembre 2016, David Baloo con la statuina di Herbert Kilpin (di Giovanni Santacolomba)
Statuina di Herbert Kilpin (di Giovanni Santacolomba)
Statuina di Herbert Kilpin (di Giovanni Santacolomba)
Statuine di Herbert Kilpin, Gianni Rivera e Marco Van Basten
(di Giovanni Santacolomba)
Dedica ad Herbert Kilpin
(per gentile concessione di Lorenzo Mondelli)
Immagini inedite di Herbert Kilpin
(per gentile concessione di Lorenzo Mondelli)
The Thomas Adams Building, dove Bosio e Herbert hanno lavorato a
Nottingham
(per gentile concessione di Robert Nieri)
The "Forest", un parco dove da ragazzo Herbert ha giocato a calcio (e dal quale deriva il nome della squadra di Nottingham Forest) (per gentile concessione di Robert Nieri)
The Arboretum, un parco a qualche minuto dalla casa di Herbert
(per gentile concessione di Robert Nieri)
15 dicembre 2012, una delegazione del Milan Club London visita il luogo dove nacque Herbert Kilpin
(certificato gentilmente concesso da Luigi Cascone, presidente del Milan Club London)
(da "Avvenire" del 7 dicembre 2013)
30 agosto 2015, Gianfranco Giordano, ex FdL Sez. Torino, amico di Maglia Rossonera, in visita alla casa natale di Herbert Kilpin a Nottingham
Apre a Nottingham l'Herbert Kilpin Pub
(per gentile concessione di Notts TV - A destra, la traduzione integrale)
L'Herbert Kilpin Pub di Nottingham
(per gentile concessione di Robert Nieri)
Film "The Lord of Milan: the story of Herbert Kilpin" (Kickstarter)
A sinistra, la cartolina dell'evento Clicca per vedere il video
La cartolina tratta dal dipinto di Giovanni Cerri con l'annullo filatelico speciale del 22.10.2016
(per gentile concessione di Luigi La Rocca)
L'annullo postale del 22 ottobre 2016 dedicato al centenario della scomparsa di Herbert Kilpin
(disegno di Pierangelo Brivio, grazie a lui e a Luigi La Rocca)
L'autobus di Nottingham dedicato alla memoria di Herbert Kilpin
(per gentile concessione di Robert Nieri)
A sinistra, Herbert Kilpin quando parlava del suo tempo giocando sul Forest Recreation Ground (Halfha Crown Round), da ragazzo.
"Il Nottingham Forest ebbe il suo inizio proprio sul "Forest", che è ancora un parco abbanstanza vicino al centro di Nottingham e alla casa
di Herbert. Oggi la zona è transandata e la gente è abbanstanza povera. Il Nottingham Forest lavora lì nella comunità con i ragazzi, e ha confermato di essere disposto ad intitolare a Kilpin un torneo per le scuole, la Kilpin Cup (foto di destra)." (Robert Nieri)
dal sito www.astebolaffi.it
23 ottobre 2016
SPORT E MITO: LO STATUTO DI FONDAZIONE DEL MILAN All'asta il 14 dicembre a Milano l'unica testimonianza conosciuta della fondazione del club
Il suggestivo racconto di Federico Buffa in un video esclusivo
L'unico esemplare noto dello statuto del "Milan Football & Cricket Club", testimonianza della fondazione di uno dei club calcistici più titolati al mondo, sarà battuto all'asta il prossimo 14 dicembre a Milano, nella cornice del Grand Hotel et de Milan, durante la vendita di libri rari e autografi. Stampato in pochissimi esemplari nel 1900 a Milano presso la Tipografia Industriale G. Pizzi, il documento - composto da 16 pagine con copertina in cartoncino rosso e titolo a caratteri neri - sarà battuto a partire da una base d'asta di 40mila euro ma si stima che il suo valore sia almeno il doppio.
(da "Sportweek" del 22 ottobre 2016)
La pagina della "Gazzetta dello Sport" del 23 ottobre 2016, che fa riferimento al centenario della morte di Herbert Kilpin
La leggenda Kilpin, il papà dimenticato del Milan, intervista a Luigi La Rocca del 24 ottobre 2016 (dal sito www.calciomercato247.it)
24 gennaio 2017, omaggio del GCC ad Herbert Kilpin per la ricorrenza del suo compleanno
(by Mauro Canà Moscardi)
La caricatura originale di Franco Bruna che raffigura Herbert Kilpin (by Luigi La Rocca Facebook)
dal sito www.bbc.com 22 ottobre 2017
HERBERT KILPIN: "SHRINE" FOR AC MILAN'S ENGLISH FOUNDER A "shrine" for the Englishman credited with founding Italian football giants AC Milan has been created in his hometown of Nottingham
Herbert Kilpin left the East Midlands in the 1890s and went on to set up the club, becoming its first star player.
His birthplace has been painted in red and black - Milan's colours - and a plaque will be unveiled to him.
Robert Nieri, who wrote a book about Kilpin, said he hopes Milan supporters will visit the building to pay homage.
Kilpin, who emigrated to Italy to work in its textile industry, led the club to its first three championships and even designed its legendary red and black striped shirt.
He died in 1916 aged 46 and his grave was believed lost until a historian tracked it down. In 1999, AC Milan paid for a new tombstone.
However, in Nottingham he remained relatively unknown until years later.
Mr Nieri, who has tried to get recognition in Nottingham for the footballer, said Kilpin was still an icon among "diehard fans" in Milan.
"His image adorns a giant banner waved at home games," he said.
"He was the ultimate gentleman amateur who played for the love of the game and not for money."
A plaque is due to be unveiled on the footballer's birthplace - a former butcher's shop in Mansfield Road - later on Sunday.
Mr Nieri said he wanted the building to become a shrine to Kilpin for visiting AC Milan fans and for them to be able to sign a visitors book inside.
A film about Kilpin's life, called The Lord of Milan and made by LeftLion magazine, is due to be showed at the Broadway cinema on Sunday evening.
HERBERT KILPIN: UN "SANTUARIO" PER IL FONDATORE INGLESE DEL MILAN Un "santuario" per l'inglese fondatore dell' AC Milan è stato creato a Nottingham, sua città natale
Herbert Kilpin ha lasciato la East Midlands nel 1890 e getta le basi per la fondazione del club, diventando il suo primo giocatore.
Il suo luogo di nascita è stato dipinto in rosso e nero - i colori del Milan - e gli è stata dedicata una targa commemorativa.
Robert Nieri, che ha scritto un libro su Kilpin, ha detto che spera che i sostenitori di Milano visiteranno l'edificio per rendergli omaggio.
Kilpin, emigrato in Italia per lavorare nel settore tessile, ha guidato il club ai primi tre campionati e ha anche progettato la leggendaria camicia a righe rosse e nere.
È morto nel 1916 di 46 anni e la sua tomba è stata ritenuta persa finché uno storico non l'ha rintracciata. Nel 1999, l'AC Milan ha sostenuto le spese per una nuova lapide. Tuttavia, a Nottingham rimase relativamente sconosciuto fino ad anni dopo.
Il signor Nieri, che ha cercato di ottenere il riconoscimento a Nottingham per il calciatore, ha dichiarato che Kilpin era ancora un'icona tra i "fan diehard" di Milano.
"La sua immagine orna una bandiera gigantesca sventolata nelle partite in casa", ha detto.
"Era l'ultimo dilettante gentiluomo che ha giocato per l'amore del gioco e non per il denaro".
Una targa sarà svelata sul luogo di nascita del calciatore - un ex macellaio in Mansfield Road - al più tardi domenica prossima.
Il signor Nieri ha dichiarato il desiderio che l'edificio diventi un santuario a Kilpin, per poter essere visitato dai tifosi del Milan, con la possibilità di firmare all'interno un libro dedicato ai visitatori.
Un film sulla vita di Kilpin, chiamato "Lord of Milan" e realizzato dalla rivista LeftLion, sarà presentato al cinema di Broadway domenica sera.
La casa di nascita di Herbert Kilpin è stata restaurata e ridipinta di rossonero
(dal sito www.bbc.com)
Il 22 ottobre 2017 viene posta la placca davanti all'abitazione di Herbert Kilpin a Mansfield Road a Nottingham,
restaurata la facciata ed intitolata la fermata del bus posta di fronte
22 ottobre 2017, Mansfield Road, Nottingham: davanti alla casa natale di Herbert Kilpin
(by Luigi La Rocca - facebook)
(da "Sheridan Bird" del 17 novembre 2017, by Luigi La Rocca. A destra, il documento tradotto in italiano)
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 21 novembre 2017, by Luigi La Rocca)
(by Luigi La Rocca)
(da "Il Giornale" del 7 gennaio 2018, by Luigi La Rocca)
(dal "Corriere della Sera" del 23 gennaio 2018, by Luigi La Rocca)
(dal sito www.corriere.it, 23 gennaio 2018, by Luigi La Rocca)
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 27 settembre 2018)
Cartoline 150.mo anniversario della nascita di Herbert Kilpin, 24 gennaio 2020
(by Luigi La Rocca)
Biglietto ATM emesso per i 120 anni del Milan (by ACM1899 Supporters-Milan Finest)
Statuina di Herbert Kilpin
(di Giovanni Santacolomba)
(da "Il Giornale" del 18 aprile 2020)
13 febbraio 2024 - Nei giorni scorsi, il signor Marco Leone (che ringraziamo sentitamente) ha notiziato il nostro portale Magliarossonera.it circa l’esistenza presso l’archivio storico digitale di Milano -collegato ad antenati.cultura.gov.it- del documento ufficiale d’epoca -datato 23 ottobre 1916- a firma del medico legale, dr. ... (firma purtroppo indecifrabile) attestante la data ed il luogo del decesso di Herbert Kilpin (riportato anche come “Alberto” -di anni 46 (quarantasei), professione “impiegato”, coniugato con la signora Maria Beatrice Capua, senza figli, relata refero-, Padre Fondatore del “Milan Foot-Ball Club and Cricket Club”; il fatto avvenne il 22 ottobre 1916 presso la sua abitazione, sita in Milano, Via Paolo Giovio nr. 5 (dove a nostro parere bisognerebbe apporre una targa), e fu constatato che la causa principale della sua dipartita fosse dovuta a “Tubercolosi polmonare”, tesi in parte sostenuta (prima che detto documento venisse alla luce) dallo storico rossonero Luigi La Rocca, il quale nutriva il dubbio -ora dissolto- se l’evento luttuoso fosse attribuibile o meno a “cirrosi epatica” (era noto che il nostro Herbert fosse un discreto consumatore di alcoolici).
A riguardo di quanto sopra si è espresso anche il nostro collaboratore Lorenzo Mondelli (di professione medico chirurgo), il quale afferma che la TBC era “frequentissima” in quel periodo (annoverata comunque come patologia principale nel caso di specie), ma facendo comunque presente che “nel certificato non viene citato l’arresto cardiocircolatorio terminale ed irreversibile, tantomeno le cause che hanno accelerato il decesso”.
Si può in ogni caso affermare a ragion veduta che è stato aggiunto un ulteriore tassello (certo) riguardo la vita di uno storico personaggio, il quale per primo ha dato lustro alla Milano calcistica e che -ancor prima- ha promosso la diffusione del giuoco del calcio in terra italica, nella fattispecie in primis a Torino, dove il nostro si era trasferito nel 1891 da Nottingham, sua città d’origine, in quanto rappresentante d’industria tessile. (Colombo LABATE)