dal sito www.repubblica.it
13 maggio 1988, pagina 22, Sezione: SPORT - di Gianni Mura
ALLE RADICI DELL' ARRIGO
FUSIGNANO - E' un paese, il paese di Sacchi, di juventini e antijuventini. Adesso ce l'hanno su con Boniperti. Cosa invita l'Arrigo a fare un bagno nel Rubicone? Qui c' è il Senio, e Fusignano non è Savignano. C'è una soddisfazione contenuta al paese di Sacchi ("mica siamo come quelli di Alfonsine che prendono fuoco per nulla"). Il Sacchi day sarà il 23. Al nuovo palazzetto dello sport, proiezioni di audiovisivi sull'Arrigo (anche le foto delle medie ci hanno messo dentro) e poi, in piazza Corelli, che è il cuore del centro, la premiazione col Fuso d' oro, discorsi delle autorità, sbandieratori di Faenza ("ma speriamo che Berlusconi ci mandi qualche artista del Draivìn").
Il fuso è il simbolo di Fusignano, ma non si hanno notizie di filatura nei secoli andati. Mentre il Milan mette le mani sullo scudetto, la Fusignanese retrocede perdendo ai rigori col Piangipane. Sic transit. E' un paese di pianura, con un aspetto lindo e sereno, quasi tutto nuovo perchè i bombardamenti degli alleati (il fronte era sul Senio) hanno lasciato in piedi poco. La chiesetta del Suffragio, qualche vecchia casa, compresa quella del '700 dove vive Sacchi dal '76, dopo averla rilevata insieme agli amici Alfredo Belletti detto Pulsèina e Alberto Valenti detto Valèt. Qui tutti hanno un soprannome, spesso un patronimico, ma non quelli venuti "da fuori". Sacchi non ha soprannomi. Sua madre sì, Lucia di Furnèr (dei fornai) e anche Panciàk (che nessuno mi sa spiegare). Belletti ha 63 anni, fa il bibliotecario e ha avuto un ruolo notevole nella formazione di Sacchi, non solo sportiva.
La biblioteca è molto ben organizzata, in un ex granaio, ma io a Belletti, faccia ispida e occhi buoni, chiedo lumi sugli anni lontani. Può anche partire da oggi, se vuole. "Beh, Fusignano ha il nome che gira grazie all'Arrigo. Un giornalista francese scrisse nel '24, quando l'Uruguay vinse le Olimpiadi, che quel paese era entrato nella carta geografica. Io lo ripeto per Fusignano. Certo, qui sono nati Arcangelo Corelli e il babbo di Lara Saint Paul, il bibliofilo Piancastelli e Lea Melandri. Ma da mesi si martella: il pelato di Fusignano, il profeta di Fusignano, il ragioniere di Fusignano. Che fra parentesi, è la prima volta che lo dico a un giornalista, l'Arrigo mica è ragioniere, ha piantato lì pochi mesi prima di dare gli esami. Che male c'è a dirlo? Nemmeno io sono laureato, e nemmeno Croce lo era. Conta quello che Sacchi ha fatto nel calcio. E' stato l'equivalente di Corelli. Corelli ha dimostrato che la musica non nasce dagli strumenti, ma dalla testa, e l'Arrigo che il calcio nasce dalla testa, non dai piedi". Dai pulcini alla prima squadra, l'allenatore Belletti ha fatto giocare il giovane Sacchi. "Era destro, ma giocava terzino sinistro. Sapeva dare tutto quello che aveva dentro, ma non sempre bastava. C'ero anche quando fece il provino a Firenze, un disastro. Era un ragazzo chiuso, non sapeva ridere nè parlare il dialetto. Io ero un patito dell'Ungheria di Hidegkuti e poi, ai tempi del Messico, qui eravamo tutti breriani, nel senso di antiriveriani, un giocatore calligrafico e dannunziano, preferivamo Mazzola per come giocava senza palla. E ci piaceva Suarez. Io credo che l'Arrigo umanizzi il ruolo di tecnico: va avanti chi non si monta la testa e crede nel lavoro, non nei doni dello Spirito Santo. Ha visto la casa dei genitori di Sacchi? E' proprio di fronte a quella di Vincenzo Monti. Che, a pensarci bene, è il primo cantore di Nessuno. Ricorda Oudèis?". Sì, e vado a vedere la casa, e anche le terre, un fazzolettone delimitato da via Purgatorio e via Mazzola (proprio). Mi accompagna Danilo Cembali, proprietario del bar La Repubblica, altro imprescindibile nodo fusignese. Di lì, prima o poi, passano tutti. Bel posto, anche una saletta per il mah-jong, molti gagliardetti e foto che riguardano Sacchi (ne ho beccata una anche dalla fiorista, spuntava dalle cime dei gladioli). Danilo è uno dei "cuatro caballeros" che affrontano trasferte impensabili fino a un anno fa (Napoli, Como): gli altri sono Belletti, Bruno Sangiorgi detto Tamò (già giocatore con Sacchi: "La lavagna piena di frecce, la fissa del movimento") e Guido Mazzara (già ds della squadra: "Ero io a bloccarlo quando schizzava dalla panchina, ed ero più veloce di Ramaccioni. Arrigo ha molte doti, non molla mai e riesce a tirare fuori il massimo dai calciatori). Al bar c'è una mezza folla a vedere Ajax-Malines. Anche il Cerini, che a 77 anni s'è messo a tifare Milan ("non so neanche che maglia ha, ma io l'Arrigo l'ho visto nascere") e il professor Silvagni, astrologo, cartomante, spiritista e occultista: "Sacchi ha caratteristiche astrologiche hitleriane, è un Ariete con Marte in congiunzione, ma non farà una brutta fine. Come Hitler, si è fatto da sè e ha un gran potere di suggestione. Ma non resterà a lungo nel calcio, si darà al commercio". In questo bar, molti anni fa, Sacchi dettava la sua formazione ideale: Jascin, Djalma Santos, Balestra... Balestra, terzino sinistro da 15 gol a campionato, si chiama Carles. Bei piedi, poca testa, dicono.
Mi racconta: "Be', sì, mi attirava il night più degli schemi di Sacchi. Quante volte è venuto a ripescarmi. Ma sempre con molto rispetto. Se non ha preso per il collo me, non prende più per il collo nessuno. Già allora insisteva molto sugli schemi, il pressing, il fuorigioco. Quando sentiva una novità in giro, la sperimentava. Per combattere lo stress, un giorno ci ha fatto stendere coi piedi alti e ci ha messo le cuffie con la musica classica. Su 12, ci siamo addormentati secchi in 9". Da allenatore dilettante, dice Marazza, l'Arrigo chiedeva consiglio a colleghi più famosi: Radice, Bagnoli, Catuzzi. E il suo pallino era il perno centrale: oggi Ancelotti, ma ieri Bortolazzi, Zoratto, Gabriele, Ceccoli. L'ingegner Alberto Valenti insegna tecnologia della ceramica a Faenza. Dice: "Arrigo aveva capito in anticipo una cosa fondamentale che i soldi non si fanno fabbricando scarpe, ma vendendole. Eppure ha mollato tutto, come se sentisse le voci. A me dà fastidio che Boniperti s' infastidisca. Prima Sacchi non poteva parlare, adesso non può parlare, ma siamo in un paese democratico o cosa?". Fusignano è un comune rosso, alle ultime elezioni il Pci ha preso il 64 per cento dei voti. Nel gruppo degli amici "storici" di Sacchi c' è un comunista (Belletti, il professore, il mentore dicono qui) il consigliere dc Valenti e il repubblicano di ferro Danilo, che sembra il fratello maggiore di Pecci e, oltre alle informazioni, mi porta a mangiare garganelli fatti in casa e uno stincozzo di maiale davvero notevole. Poi mi fermo a trascrivere una lapide che c'è sulla facciata del municipio: "Negli ideali della storia, ne' miti della leggenda, c' è una linea oltre cui comincia il delirio. Questa linea toccarono Mazzini e Garibaldi, nell' anima del popolo viventi". Poi vado dal sindaco, Oriano Pirazzini detto Stasil. Annoto: abitanti 7800, addetti all'agricoltura 1016, all' industria 900, 21 aziende di cui 12 calzaturifici, forte concorrenza di Corea e Taiwan, oltre tre miliardi di investimenti per impianti sportivi di base negli ultimi anni, il volontariato come garanzia di buon funzionamento. E la certezza che "l'affermazione di un certo modo di intendere il calcio sia un fatto culturale e non solo sportivo". Sempre al bar, che anche di sera è frequentato da molte donne (segno di civiltà) incontro il professor Capucci, autore dell'inno a Fusignano e insegnante di ginnastica di Sacchi: "Scoordinato, ma pieno di buona volontà".
Pulsèina mi porta una copia di "Il Comune" (giornale finanziato dal Comune che spesso e volentieri parla male del Comune), "non si sa mai, potesse servire". Fusignano è gemellato con Biddulph, Staffordshire. Mi consiglia di non calcare i toni. "Noi siamo un paese dissacrante. Contenti per l' Arrigo, sì, ma non da perdere la testa. Se per la festa mettiamo su un'americanata, il primo a vergognarsi sarebbe lui".
DUE STAGIONI CON IL PARMA
ARRIGO SACCHI è nato a Fusignano (Ravenna) il primo aprile 1946. Dal '73 al '76 è stato dirigente-allenatore del Fusignano (terza categoria); nel '76 è passato al Bellaria in prima categoria; dal '77 all'82 ha allenato le squadre giovanili del Cesena frequentando al tempo stesso il Supercorso di Coverciano; nell' 83 è passato ad allenare il Rimini in C1; l'anno successivo era alla primavera della Fiorentina; nell'84-'85 è ritornato al Rimini; infine prima di passare al Milan ha allenato per due stagioni consecutive il Parma (prima in C1 poi lo scorso anno in B). Da calciatore è stato soltanto un modesto terzino mediano del Fusignano. E' sposato con due figlie.
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