Da "La Repubblica"
28 gennaio 1986
E COSI' HO VENDUTO IL MILAN DI FARINA
MILANO - Il Milan imputato davanti al Tribunale civile? "No, non c' è più ragione che i magistrati intervengano" assicura l'avvocato Alberto Ledda. E' lui l'uomo che materialmente ha venduto il Milan a un gruppo di industriali lombardi, ai quali si è accodato Gianni Nardi (il vicepresidente rossonero, per forza, vanta crediti di 7 miliardi...). Accadde la notte del 22 gennaio scorso, poco dopo le ventitrè. Quando già il petroliere Dino Armani credeva di essere diventato il padrone della gloriosa squadra milanese, esponendosi con una fidejussione di 8 miliardi, quel tanto che bastava per evitare il fallimento. "Il gesto di Armani incide sul Milan - sottolinea Ledda - ma non sulla titolarità delle azioni". Come dire: si apprezza la generosità, da vero tifoso. Però i padroni del Milan sono gli azionisti della Ismil (leggi: Farina 30 per cento, Nardi 6 per cento, Finmilan 51 per cento). Questi ultimi mi hanno incaricato di cedere il pacchetto di maggioranza alle migliori condizioni. Un gruppo di imprenditori l'ha acquistato sborsando una cifra vicina ai 23 miliardi. Cosa che nessun altro ha voluto fare. "l'unica difficoltà operativa - aggiunge Ledda, che vuole spazzare il terreno dei dubbi dimostrando la legittimità della vendita - era la messa in discussione del pacchetto azionario. Qualcuno, cioè, sosteneva che la Ismil in realtà possedeva soltanto il 41 per cento, non il 51 delle azioni. Per via di quell'operazione effettuata l'anno scorso, l'operazione Vice-sport". Già, la causa dell'esposto giudiziario sostenuto dalla Federcalcio: un terreno in Veneto non edificabile intestato alla Vicesport, ceduto al Milan per 2 miliardi utilizzati per la ricapitalizzazione da 5 a 10 miliardi. Un gioco di scatole cinesi. Ma Ledda è una vecchia volpe della finanza, non a caso nascondendosi sotto lo pseudonimo di Luca Anstalt, per i tipi della Feltrinelli, aveva pubblicato uno spassoso pamphlet intitolato "Banche ed affari"... e l'accusa che la Ismil, possedendo un 10 per cento del proprio 51 per cento, potesse non essere più il controllore del Milan non lo deve aver preoccupato. "Infatti. Questo scoglio non esiste più. Proprio domenica la Ismil ha garantito il gruppo acquirente di essere comunque in grado di procurare una riserva pari al 20 per cento delle azioni del Milan". Insomma, Giussy Farina non è solo: con l'ex presidente del Diavolo ci sarebbero altri azionisti ben contenti di disfarsi dei loro portafogli al vantaggioso prezzo spuntato dall'avvocato mediatore. "Come è avvenuto tutto ciò? Semplice: ieri abbiamo dichiarato che l'Ismil era disponibile ad annullare le vendite di azioni Vicesport al Milan con retrocessione del Milan all'Ismil delle stesse azioni Vicesport e della Ismil al Milan del controvalore. In questo modo si è eliminata l'operazione di base dalla quale la Lega aveva tratto la convinzione che parte della sottoscrizioni delle azioni milaniste targate Ismil fosse scoperta". Animo, tifosi milanisti: qui non si parla di azioni pedatorie bensì di ingegneria finanziaria. "E' vero: noi abbiamo adottato il criterio classico dei trasferimenti azionari da un gruppo di controllo all'altro - spiega lo stesso Ledda -. Per vendere il Milan abbiamo valutato il patrimonio della società, ossia le sue passività e il suo attivo". Conti che, per esempio, Berlusconi contestava. Sostiene Ledda: il Milan è vero, ha debiti per una quindicina di miliardi. Però ha anche un parco giocatori, ha Milanello. Facendo le somme, la Ismil ha valutato il patrimonio netto della società rossonera in circa trenta miliardi di lire. Il 51 per cento del Milan, per noi, vale quindi oltre quindici miliardi. Ma le 510 mila azioni di questa maggioranza (a prescindere dal caso Vicesport) meritano un "premio". Quei 7-8 miliardi in più scuciti dai misteriosi compratori. E le eventuali sopravvenienze passive? Quelle che la Fininvest di Berlusconi non si voleva accollare? "Nessuno ci ha garantito un Milan pulito" ha detto Adriano Galliani, il direttore generale della Fininvest, che per conto di Berlusconi aveva condotto le trattative con Ledda. "Non è così: è classico che le sopravvenienze passive sono a carico del venditore". E le polemiche sul vero valore delle azioni milaniste. Per la Fininvest bisognava azzerare il valore del parco giocatori, per esempio. "E perchè mai? Allora perchè calcolare nei debiti del Milan i 6 miliardi derivati dai ratei passivi del costo giocatori?". No, signori miei, sembra gridare ai quattro venti Ledda, questa cessione è vincolante. Alleanze Armani-Berlusconi? Forse per mobilitare l'opinione pubblica... Di vero, in tutto questo pasticcio finanziario che ruota attorno alle ceneri del Milan A.C. c' è la confusione. Quando Ledda riceve dagli amministratori della Ismil (holding della società Milan) l'incarico di vendere le azioni di maggioranza rossonere, vengono battute tre piste. La prima è quella di Berlusconi, perchè subito dopo le dimissioni di Farina la Fininvest disse di essere disponibile all'acquisto. La seconda pista batteva bandiera monegasca: la Wac di Montecarlo, società di intermediazione attorno alla quale si coagulano interessi di grossi sponsor delle attività sportive, tramite l'avvocato Ardito e la Socredit banque si inserì nella trattativa dicendosi disposta anche al rialzo. "Nessuna asta era stata indetta - precisa Ledda - erano stati quelli della Wac a prospettare questa possibilità". Tuttavia il mercato fallisce. Berlusconi vuole spendere solo 15 miliardi per il pacchetto azionario e non vuole accollarsi i debiti. La Wac sparisce di scena spaventata dal clamore della vicenda e da tutte le incognite sollevate dalla federazione e dalla stampa stessa. I monegaschi informano Ledda che hanno deciso di sospendere (e non interrompere) la trattativa per colpa di una notizia: quella che gli amministratori della Ismil si erano fatti consegnare le azioni del Milan e avevano loro il potere di trattare direttamente. Che cosa era avvenuto? "I consiglieri del Milan avevano convocato la riunione del consiglio di amministrazione col commercialista Garidei, sindaco della Ismil, sabato 18 gennaio, presenti i legali della holding. Volevano sapere il prezzo del pacchetto. Saputolo, avevano raggiunto un' intesa con l'Ismil, subordinata a 48 ore di riflessione. Lunedì 20 chiesero una proroga fino al fatidico venerdì 23 gennaio, ma già a metà settimana parve chiaro che l'acquisto non sarebbe avvenuto. Nardi, fra gli altri, pareva incerto. Così si aprì la terza pista, quella della cordata alla quale il Milan, legittimamente, è stato ceduto". Così racconta Ledda. Che poi dietro la Ismil ci sia la Finmilan, a sua volta posseduta dalla Elafin srl nella misura di 364 mila azioni su 400 mila, bè, questa è un' altra storia. Anche perchè nella Finmilan (proprietaria della Ismil) figurano come azionisti l'attuale presidente ad interim Rosario Lo Verde (ventimila azioni) e due consiglieri, Carlo Bonfanti e Antonio Scalabrin. Quel Lo Verde che caldeggia l'alleanza Berlusconi-Armani. |