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LO SCANDALO SCOMMESSE DEL 1980 NEL CALCIO ITALIANO
Serie di eventi accaduti in seguito alla venuta alla luce di comportamenti illeciti tenuti sistematicamente da calciatori di serie A in Italia verso la fine degli anni '70.
Era abitudine, infatti, di molti atleti scommettere (direttamente o tramite loro complici) somme di denaro sui risultati degli incontri ai quali avrebbero partecipato essi stessi: tale tipo di scommessa crea un evidente conflitto di interessi, poiché l'atleta potrebbe essere indotto a non profondere il massimo impegno nella competizione sportiva, al fine di favorire la realizzazione del risultato sul quale ha scommesso. Questo tipo di scommesse è espressamente vietato dalle norme sportive.
Il fenomeno aveva ormai assunto dimensioni rilevanti, tanto che nel febbraio 1980 la Federcalcio lanciò una prima indagine, che si arenò però presto a causa della mancanza di prove evidenti. La svolta avvenne il 1° marzo dello stesso anno, quando un commerciante all'ingrosso di ortofrutta, Massimo Cruciani, presentò un esposto alla Procura della Repubblica di Roma, sostenendo di essere stato truffato.
Egli, infatti - tramite Alvaro Trinca, proprietario di un ristorante di cui era fornitore - era venuto in contatto con alcuni giocatori della Lazio, che lo avevano indotto a scommettere su alcune partite di serie A che erano state "combinate". Tuttavia, non tutti i risultati concordati si erano verificati, facendo perdere a Cruciani somme ingenti (centinaia di milioni di lire).
Ecco il testo originale dell’esposto presentato da Massimo Cruciani, scommettitore “beffato”, alla Procura della Repubblica di Roma: un’autentica “bomba” innescata per il calcio italiano:
“Ill.mo Signor Procuratore, io sottoscritto Cruciani Massimo, nato a Roma il 15-8-1948, sottopongo alla cortese attenzione della S.V. Ill.ma il seguente esposto, i fatti sottoelencati sono necessariamente scarni data la estrema complessità della vicenda; per cui, nel pormi a completa disposizione della S.V. Ill.ma fornirò in prosieguo tutti i dettagli che la S.V. medesima riterrà utili ai fini dell'indagine. Verso la metà del 1979, frequentando il locale ristorante «Le Lampare», di proprietà del Sig. A. T. (Alvaro Trinca, n.d.r.), che rifornivo di frutta possedendo un magazzino all'ingrosso, ebbi modo di conoscere alcuni giocatori di calcio, tra i quali in particolare Giuseppe WILSON, Lionello MANFREDONIA, Bruno GIORDANO, Massimo CACCIATORI.
Intervennero gradualmente, con costoro, dei rapporti di amicizia, alimentati dal mio interesse per il calcio e per le scommesse clandestine e non che ruotano intorno al mondo del pallone. I quattro giocatori, in proposito, mi dissero chiaramente che era possibile «truccare» i risultati delle partite, con il che, ovviamente, scommettendo nel sicuro. Mi precisarono, a titolo di esempio, che era scontato il risultato della partita PALERMO-LAZIO (amichevole) verificatasi, mi pare, nel mese di ottobre 1979 attraverso l'intervento dì Guido MAGHERINI, giocatore del PALERMO.
Accettai l'idea e decisi di intraprendere una serie di attività di gioco d'accordo con i suddetti giocatori e gli altri che a volta a volta, come mi si disse, si sarebbero dichiarati disponibili. Iniziò così, per me, una vera e propria odissea che mi ha praticamente ridotto sul lastrico ed esposto ad una serie preoccupante di intimidazioni e minacce.
Come ho già detto, tutta la vicenda è costellata di tali e tanti episodi dettagliati che, in questa sede, mi limiterò ad illustrarne alcuni, riconfermandomi a disposizione della S.V. Ill.ma per tutto il resto. Successivamente, ad esempio, alla partita PALERMO-LAZIO accennata, presi contatti con il MAGHERINI per combinare il risultato della partita TARANTO-PALERMO prevista per il 9-12-1979. In proposito il MAGHERINI organizzò il pareggio delle due squadre a patto che io giocassi sul risultato, nel suo interesse, 10.000.000 e altri 10.000.000 consegnassi a ROSSI Renzo e QUADRI Giovanni del TARANTO. Contrariamente ai patti, vinse il PALERMO. Il MAGHERINI, a tal punto, avrebbe dovuto rifondermi i 10.000.000 giocati per lui ed i 10.000.000 consegnati ai giocatori del TARANTO, ma si rifiutò. Inoltre in seguito al mancato rispetto degli accordi ho perduto, insieme ad altri scommettitori che meglio preciserò in prosieguo, L. 160.000.000 presso svariati allibratori clandestini.
A seguito delle mie rimostranze, il MAGHERINI mi promise il risultato certo della partita LANEROSSI VICENZA-LECCE. Nella stessa occasione egli combinò, d'accordo con i citati giocatori della LAZIO il risultato MILAN-LAZIO (entrambe le partite ebbero luogo il 6-1-1980).
Per quanto riguarda la partita LANEROSSI VICENZA-LECCE il MAGHERINI mi mise in contatto con Claudio MERLO giocatore del LECCE, il quale ricevette da me un assegno di L. 30.000.000 assicurando la sconfitta della sua squadra. Per quanto riguarda l'altra partita MILAN-LAZIO i giocatori biancazzurri GIORDANO, WILSON, MANFREDONIA e CACCIATORI si accordarono con Enrico ALBERTOSI del MILAN affinché si verificasse la vittoria di quest'ultima squadra. Per quest'ultima partita consegnai tre assegni da 15.000.000 e due da 10.000.000 a GIORDANO, WILSON, MANFREDONIA, VIOLA e GARLASCHELLI, affidandoli materialmente a MANFREDONIA. Ulteriore assegno di L. 15.000.000 consegnai a CACCIATORI Massimo (Lazio) il quale provvide ad incassarlo intestandolo a certo sig. Orazio SCALA.
Il Milan, da parte sua, contribuì alla «combine» con l'invio di L. 20.000.000 liquidi che mi portò a Roma, nel mio magazzino di Via (omissis) il giocatore di tale squadra Giorgio MORINI, due giorni dopo il rispettato esito dell'incontro. In conseguenza nei citati accordi, ed in cambio del loro contributo, WILSON, MANFREDONIA, GIORDANO e CACCIATORI mi chiesero di puntare per loro 20.000.000 sulla sconfitta della LAZIO. La vincita di lire 80.000.000 d'accordo con i quattro anziché consegnarglieli avrei dovuto usarli per pagare i giocatori dell'AVELLINO (Cesare CATTANEO, Salvatore DI SOMMA, Stefano PELLEGRINI) i quali avrebbero dovuto perdere contro la LAZIO la settimana successiva.
Io ed altri scommettitori, in base agli accordi di cui sopra, abbiamo scommesso per «l'accoppiata» costituita dai due risultati concordati, circa 200.000.000 di lire: cifra perduta per il mancato rispetto dell'impegno assunto dalla squadra leccese, la quale ha pareggiato 1-1. Tutto quanto sopra, costituisce una esemplificazione di come si svolgessero i moltissimi episodi di cui è costellata questa storia, che, come più volte precisato illustrerò in prosieguo, nei dettagli, alla S.V. Ill.ma.
Desidero peraltro precisare che le squadre coinvolte in questa storia sono anche l'AVELLINO, il GENOA, il BOLOGNA, la JUVENTUS, il PERUGIA, il NAPOLI. Ciò nel senso che i relativi giocatori o meglio alcuni di essi come Carlo PETRINI (Bologna), Giuseppe SAVOLDI (Bologna), PARIS (Bologna), ZINETTI (Bologna), DOSSENA (Bologna), COLOMBA (Bologna), AGOSTINELLI e DAMIANI (Napoli), Paolo ROSSI e DELLA MARTIRA e CASARSA (Perugia), GIRARDI (Genoa) ed altri hanno partecipato agli incontri truccati percependo denaro o richiedendo, in cambio dei loro favori, forti puntate nel loro interesse.
Ho invece perduto, insieme ad altri scommettitori, centinaia e centinaia di milioni per scommesse perdute in seguito al mancato rispetto di precisi e retribuiti accordi da parte di giocatori. Preciso ancora che molti allibratori clandestini i quali a seguito delle recenti notizie giornalistiche hanno capito di avermi talora pagato vincite in ordine a risultati precostituiti, hanno preteso con gravi minacce la restituzione di circa 300.000.000 (da me ed altri scommettitori) trattenendo peraltro, ovviamente, le ben più ingenti somme perdute in seguito ai non rispettati accordi di cui sopra.
Sono ormai completamente rovinato eppure vivo ancora nel terrore di minacce e rappresaglie. Nel confermarmi a completa disposizione della S. V. Ill.ma e riservandomi di depositare la documentazione in mio possesso, precisare nomi di testimoni e tutte quelle circostanze che la S. V. medesima riterrà utili, porgo deferenti ossequi.
Roma, 1 marzo 1980”
In seguito alla denuncia di Cruciani e di Trinca, il 23 marzo 1980 la magistratura fece effettuare una serie di arresti proprio sui campi di gioco, a fine incontri. Le manette scattarono per i giocatori Pellegrini dell'Avellino, Girardi del Genoa, Cacciatori, Giordano, Manfredonia e Wilson della Lazio, Merlo del Lecce, Albertosi e Giorgio Morini del Milan, Magherini del Palermo, Casarsa, Della Martira e Zecchini del Perugia. Mentre altri ricevettero ordini di comparizione: Paolo Rossi del Perugia, Giuseppe Dossena e Giuseppe Savoldi del Bologna, e Giuseppe Damiani (detto Oscar) del Napoli.
Qualche giorno dopo questo clamoroso "blitz", agli inizi di aprile del 1980, il settimanale "L'Espresso" pubblicò un articolo contenente un memoriale scritto da Alvaro Trinca, l'altro grande accusatore del calcio italiano, che l'ex-calciatore Carlo Petrini ha poi riportato nel suo libro Nel fango del dio pallone, edito nel 2000:
"Io, Alvaro Trinca, 44 anni, moglie e due figli, ex padrone di ristorante, grande accusatore del calcio italiano, non mi riconosco più. Una volta ero un uomo felice. Cosa sono oggi? Uno braccato dai creditori, dai bookmaker, gente che non scherza quella; un uomo che non dorme più di notte ed è costretto a cambiare d'appartamento ogni due o tre giorni. Un tempo ero pieno di amici, oggi frequento solo avvocati e aule di tribunale...
La mia storia disgraziata comincia sei anni fa, nel 1974, quando in una stessa settimana venni avvicinato a più riprese da alcuni scommettitori clandestini: una volta vennero al mio ristorante "La Lampara", un'altra mi diedero appuntamento in un bar sotto casa, una terza c'incontrammo a via Veneto. Io sapevo già da allora che intorno al calcio si muoveva un vorticoso giro di miliardi legato alle scommesse clandestine. Loro sapevano che ero amico di tanti calciatori, che Antognoni della Fiorentina, Giordano e Manfredonia della Lazio, Capello del Milan e altri ancora mi avevano invitato al loro matrimonio. Sapevano molte cose su di me e così non mi stupii quando questi signori, mostrandomi la loro schedina e le loro quote, mi invitarono a scommettere su una partita del campionato di calcio.
Per i primi tre anni [scommisi poco]. Intanto però cominciavo a conoscere i piccoli grandi segreti di questo mondo. Seppi così che i bookmaker erano persone che controllavano il gioco soprattutto da Genova, Milano e Torino. Mi accorsi che il maggior numero di scommesse, almeno in quel periodo, si svolgeva più sulle partite per le Coppe internazionali che sul Campionato italiano. Venni a sapere che fra gli scommettitori più accaniti c'erano e ci sono noti professionisti, che puntavano cifre da capogiro: addirittura c'era un famoso costruttore emiliano che gestisce ancora oggi in prima persona il gioco clandestino in una parte del nord d'Italia. Mi confidarono, infine, che le scommesse più forti venivano dirottate e "scaricate" oltre confine, in Svizzera, Austria e Inghilterra, poiché è lì che ci sono le centrali operative di questo gioco.
Arriviamo al 1977, e anche se le mie giocate restano modeste le perdite raggiungono già i 7 milioni... Fui io a convincere Massimo Cruciani (un amico che era il fornitore di frutta del mio ristorante, con lui dividevo molte delle mie conoscenze sportive) a percorrere la mia stessa strada: qualche tempo dopo anche lui cominciò a scommettere. A volte si vinceva, a volte si perdeva. I rapporti con i bookmaker, comunque, erano ottimi e l'appuntamento per riscuotere le vincite o pagare le perdite era rispettato da tutti: il giovedì dopo la domenica della partita.
Il giro delle scommesse grosse, almeno per noi, comincia nel '79. Eravamo in perdita, così quando sapemmo che saremmo potuti rientrare coi soldi truccando il risultato di qualche partita, ci mettemmo all'opera. Per cominciare ci dividemmo i compiti: io facevo le scommesse, Massimo teneva i rapporti con i calciatori.
La prima occasione favorevole ci giunse per telefono. Tramite il capitano della Lazio, Pino Wilson, mi misi in contatto con il giocatore del Palermo Guido Magherini, che io conoscevo dal '70, epoca in cui giocava nella Lazio. Un martedì dell'ottobre scorso, il giorno prima della partita amichevole Palermo-Lazio, Magherini - che fin da ora posso indicare come il cervello di tutta questa storia, un personaggio che deve aver incassato centinaia e centinaia di milioni - ci disse che molte partite di serie A e B potevano essere truccate, e che si sarebbe potuto "combinare" anche il risultato di quell'amichevole puntando una forte cifra sul pareggio in quanto il risultato era assicurato. Questo ce lo confermò anche Wilson: "Tanto è una partita di cui non ci frega niente". Così scommisi sul pareggio tre milioni per noi, e un milione a testa per Wilson e Magherini; purtroppo, siccome l'arbitro non arrivò in tempo e la partita venne diretta dall'allenatore del Palermo, i bookmaker la considerarono non regolare e non convalidarono il pareggio. "Peccato, ce la faremo un'altra volta", mi disse, salutandomi, Magherini.
E l'occasione si presentò domenica 9 dicembre per la partita Taranto-Palermo. Anche allora si fece avanti Magherini assicurando che si sarebbe potuto organizzare un pareggio in quanto il Palermo era d'accordo; era sufficiente poi telefonare al giocatore del Taranto Massimelli per quanto riguardava la sua squadra. Riuscimmo ad accordarci. Io, Cruciani e un terzo socio di cui non posso fare il nome, puntammo 87 milioni. Poi, visto che ce lo chiedeva Magherini, anticipai sulla parola due puntate di 50 milioni, una per il Taranto e una per il Palermo.
La domenica mattina, poche ore prima della partita, arrivai insieme a Cruciani a Bari, con l'aereo. Ci venne a prendere Massimelli. Saliti su una BMW 2000 ci dirigemmo verso l'albergo dove il Taranto era in ritiro. Fu qui che pagammo 10 milioni ai giocatori Quadri, Rossi, Petrovich e a un altro di cui non ricordo il nome. Prima di andare via i calciatori ci domandarono: "Non è che il Palermo ci darà un bidone?". Li rassicurammo. Non l'avessimo mai fatto! Il Palermo, non rispettando i patti, vinse la partita, noi perdemmo la scommessa e nessuno, né i giocatori del Taranto né quelli del Palermo, ci restituirono i 100 milioni anticipati.
Infuriati, appena finito l'incontro ci precipitammo negli spogliatoi del Palermo e chiedemmo di parlare prima col presidente della squadra siciliana e poi con Magherini, l'organizzatore di quel bello scherzo. Il suo collega Ammoniaci ci disse: "Aspettate, è sotto la doccia che piange". Dopo venti minuti finalmente Magherini venne fuori: "Io vado a Brindisi, a prendere l'aereo per Roma", ci disse, "voi andate a Bari. Ci vediamo stasera a Fiumicino e lì vi spiego tutto".
Alle 20.30 di quella domenica ci ritrovammo a Fiumicino con Magherini. Io gli faccio: "Chi ci rimborsa i soldi persi?". E lui: "Non vi preoccupate, coi premi partita di tutta la squadra vi faccio rientrare io". Ci imbrogliò ancora: quei soldi non li abbiamo mai visti. Grazie a quella partita, ma soprattutto grazie a Massimelli, entrammo in contatto con i giocatori del Bologna. Un contatto che più avanti potemmo sfruttare.
A questo punto il nostro bilancio era positivo per le amicizie sempre più ramificate coi calciatori e i rapporti sempre più stretti con i bookmaker ai quali avevamo sempre pagato le nostre sfortunate puntate; era negativo invece per i soldi che avevamo perso e che non riuscivamo più a recuperare. Dovevamo dunque rischiare ancora.
Domenica 30 dicembre puntammo 100 milioni sulla vittoria della Juventus contro l'Ascoli, 100 sulla vittoria dell'Inter sulla Fiorentina, e poi feci un'altra giocata sul pareggio tra Avellino e Perugia. Le prime due puntate le persi: l'Ascoli infatti sconfisse la Juventus, e Inter e Fiorentina pareggiarono. Mi andò bene invece con il terzo incontro, e non poteva essere che così visto che avevamo pagato alcuni giocatori. In particolare demmo otto milioni - 4 io e 4 Massimo - al difensore del Perugia Mauro Della Martira che li avrebbe poi dovuti dividere con Zecchini, Rossi e Casarsa, suoi compagni del Perugia. Rossi, a quanto mi risulta, ha intascato due milioni.
Ci provammo ancora domenica 6 gennaio, questa volta con l'accoppiata Vicenza-Lecce e Milan-Lazio.
Per quest'ultima partita i contatti cominciarono in settimana. Il martedì precedente alla partita andai a Tor di Quinto, dove si allena la Lazio, e parlai con Giordano, Manfredonia e Wilson. Gli spiegai che se erano d'accordo a perdere la partita col Milan gli avremmo fatto incassare 60 milioni.
Dopo esserci rivisti nel bar Vanni, per poter parlare con più calma prendemmo un appuntamento per il giovedì seguente, alle ore 19, a piazza Mazzini, nell'agenzia di assicurazioni di Wilson. Parlammo delle condizioni su come truccare la partita. Dopo mezz'ora Manfredonia disse: "Io non ci sto , e lo stesso rispose Giordano. "Allora non ci sto neanch'io", aggiunse Wilson, "altrimenti dopo come farei a guardarvi in faccia?". Però, dopo un'ora di mie insistenze, a furia di "Ma che razza di uomini siete!" li convinsi a vendersi la partita. Il sabato mattina andai dal bookmaker e giocai con Cruciani 270 milioni sulla "martingala" (cioè una giocata combinata che lega più partite: la somma vinta nella prima partita vale come puntata per la partita successiva e così via) Milan-Lazio e Vicenza-Lecce: nelle spese, infatti, dovevamo considerare sia i 60 milioni da consegnare al giocatori della Lazio, sia i 40 milioni da consegnare al giocatore del Lecce Claudio Merlo, che per la partita Vicenza-Lecce aveva garantito a Cruciani la sconfitta della sua squadra.
Stavamo già pregustando la grossa vincita quando, sabato pomeriggio alle ore 15, telefonò da Milano al mio ristorante Giordano dicendomi: "Annulla tutto, perché io e Manfredonia non ci stiamo". E io: "Ma come faccio, ho scommesso una cifra su di voi!" "Fai come ti pare, ma noi non ci stiamo più. Comunque richiamami stasera all'hotel Jolly 2". Con Cruciani ci precipitammo all'aeroporto di Fiumicino da dove telefonammo a Giordano. Bruno ci disse: "Noi non stiamo al gioco, ma se volete provate con Wilson e Cacciatori".
Cruciani [andò subito a Milano], mi chiamò a mezzanotte e con voce allegra mi disse: "Ce n'è voluto per organizzare la partita, ma alla fine ho convinto Cacciatori e Wilson". "Sei sicuro?", gli ho fatto io, e lui: "Gli ho dato un assegno di 15 milioni".
Facciamo un piccolo passo indietro. Durante la stessa settimana, avevamo contattato naturalmente anche il Milan. Il martedì Cruciani telefonò a Milanello, nel ritiro del Milan, e chiese del suo amico Enrico Albertosi, portiere dei rossoneri. L'offerta che gli fece era chiarissima: il Milan doveva pagare 80 milioni in cambio della sconfitta della Lazio. "Ne parlerò con i dirigenti e con il presidente Colombo, sentiamoci dopodomani". Il giovedì Cruciani richiamò Milanello e questa volta a rispondere insieme ad Albertosi c'era anche il suo compagno di squadra Giorgio Morini. Entrambi dissero: "Più di 20 milioni non vi diamo". Non ci restò che accettare.
Milan-Lazio terminò secondo il copione con la vittoria dei rossoneri. Il bidone lo prendemmo invece su Vicenza-Lecce: la partita, anziché con la vittoria del Vicenza, si concluse in pareggio. La martingala saltò, e noi perdemmo 270 milioni.
Quella domenica sera, al termine delle partite, mi telefonò Cruciani da Vicenza: "Vieni a prendermi a Fiumicino alle 20.30, mi imbarco a Venezia". Mi recai all'aeroporto distrutto per il risultato della partita di Vicenza, già meditavo di telefonare al presidente del Milan, Colombo, per chiedergli un altro contributo. A Fiumicino mi venne incontro un Cruciani sconsolato, mi disse di avere viaggiato con Simona Marchini e una volta atterrati di avere scambiato quattro chiacchiere con suo marito, il calciatore dell'Avellino Ciccio Cordova, nostro amico, che stava all'aeroporto in attesa della moglie.
Cruciani racconta a Ciccio la nostra disavventura vicentina e Cordova all'improvviso gli fa: "Non ti preoccupare, vi faccio rientrare io". "E in che modo?", ribatte Cruciani. "Con la partita Lazio-Avellino", fa Ciccio, e quindi suggerisce a Cruciani: "Vai ad Avellino e mettiti d'accordo con Stefano Pellegrini".
Andiamo ad Avellino e ci presentiamo a Pellegrini, che però nega la possibilità di truccare la partita. Allora risaliamo in macchina e torniamo a Roma, dirigendoci verso l'Eur. Arriviamo sotto casa di Cordova e gli facciamo citofonare dal portiere. "Ci sono Massimo e Alvaro, possono salire?", chiede. "No, falli aspettare giù", è la risposta di Ciccio.
Dopo pochi minuti si fa vivo e noi gli raccontiamo l'incontro con Pellegrini... Lui: "Va bene, domani ci provo io, non vi preoccupate. Vado all'hotel Fleming dove l'Avellino alloggerà, ci penso io. Anzi, già che ci sei, Alvaro, scommetti 50 milioni per me sulla vittoria della Lazio". "Dammi almeno un po' di soldi", gli faccio io. E Ciccio: "E' venerdì sera, dove li vado a trovare?".
Decisi di fidarmi di Ciccio Cordova, vecchio amico e genero del costruttore miliardario Alvaro Marchini, e il giorno dopo scommisi 50 milioni per lui.
Quella domenica del 13 gennaio doveva essere il giorno del nostro riscatto. Con Cruciani infatti avevamo deciso di giocare una martingala su quattro partite, tre delle quali sapevamo combinate: la vittoria della Lazio sull'Avellino e i pareggi della Juventus col Bologna e del Genoa col Palermo; la quarta partita. Pescara-Inter, era l'unica pulita, e noi puntammo sulla vittoria dell'Inter.
Per Bologna-Juventus, Massimo mi aveva riferito che il risultato era stato già pattuito dal presidente della Juventus Boniperti e da quello del Bologna Fabretti; era una partita talmente sicura che a Cruciani telefonarono Carlo Petrini e Giuseppe Savoldi del Bologna chiedendogli di puntare a loro nome e di altri compagni 50 milioni sul pareggio.
Io e Cruciani scommettemmo sulle quattro partite 177 milioni. E facemmo altre puntate a nome di altri giocatori di cui per ora non faccio il nome. Se tutto filava liscio avremmo vinto un miliardo e 350 milioni e pagato tutti i debiti che avevamo con i bookmaker.
Purtroppo ci fregò la Lazio, che invece di vincere come d'accordo la partita con l'Avellino la pareggiò, così saltò la nostra martingala sulle quattro partite. Quanto ai 50 milioni che avevo sborsato per conto di Cordova, costui non me li ha più restituiti. Sono convinto che, nonostante mi avesse promesso la vittoria della Lazio, abbia fatto invece di tutto per il pareggio. Non so, probabilmente avrà giocato centinaia di milioni su questo risultato...
L'ultima partita su cui scommettemmo fu Bologna-Avellino. Durante la settimana prendemmo contatti con Stefano Pellegrini e altri giocatori dell'Avellino. Loro dissero: "Non c'è bisogno di accordi né di soldi: pareggiare a Bologna ci sta bene". Per il Bologna ci accordammo con Petrini, Savoldi, Paris, Zinetti, Dossena e Colomba. La partita non rispettò le promesse: il Bologna vinse 1 a 0, noi perdemmo tutti i soldi, e a quel punto eravamo completamente rovinati.
Avevamo un debito con gli allibratori clandestini di ben 950 milioni. Soldi che, in gran parte, ci erano stati truffati dai calciatori. Non ci restava che una cosa da fare: l'esposto alla magistratura.»
A onor del vero, c'è da dire che molti punti di questa ricostruzione sono stati contestati dallo stesso Carlo Petrini, sempre nel suo libro.
Nonostante tutto, i giocatori furono presto scarcerati, e il 23 dicembre 1980 si conclude l'inchiesta della magistratura con un'assoluzione generale, in quanto "il fatto non sussiste". All'epoca, infatti, la frode sportiva non era reato, e non fu riconosciuta la truffa ai danni degli scommettitori clandestini.
La sentenza sportiva
Nell'estate dello stesso anno, però, era arrivata una pesantissima sentenza da parte della giustizia sportiva: Lazio e Milan retrocesse in serie B, penalizzazione di 5 punti per Avellino, Bologna e Perugia, da scontarsi nel campionato 1980-81. In serie B, penalizzazione di 5 punti per Palermo e Taranto. Inibizione a vita per il presidente del Milan Felice Colombo; per un anno a Tommaso Fabbretti del Bologna.
Queste le squalifiche inflitte ai calciatori:
• 6 anni Pellegrini (Avellino)
• 5 anni Cacciatori (Lazio) e Della Martira (Perugia)
• 4 anni Albertosi (Milan)
• 3 anni e mezzo Giordano (Lazio), Manfredonia (Lazio), Petrini (Bologna), Savoldi (Bologna) e Magherini (Palermo)
• 3 anni Wilson (Lazio), Zecchini (Perugia), Paolo Rossi (Perugia) e Massimelli
• 1 anno e 2 mesi Cordova (Avellino)
• 1 anno Morini (Milan), Merlo (Lecce)
• 6 mesi Chiodi (Milan)
• 4 mesi Montesi (Lazio)
• 3 mesi Colomba (Bologna) e Damiani (Napoli)
La squalifica per "illecito sportivo" di Paolo Rossi fu ridotta in appello da 3 a 2 anni, consentendogli di partecipare al Mondiale 1982. In seguito alla vittoria degli azzurri in questa manifestazione, la giustizia sportiva concesse a tutti i giocatori in quel momento squalificati l'amnistia, ad eccezione di Felice Colombo, non essendo un giocatore ma un dirigente.
Gli arresti
Il 23 marzo 1980 (domenica di calcio) apparvero negli stadi camionette della Polizia e della Guardia di Finanza: scattavano negli spogliatoi le manette per gli ordini di cattura. Alcuni giocatori, da Milano, vennero portati a Roma, detenuti a Regina Coeli. Si trattava di nomi illustri: Cacciatori, Giordano, Manfredonia e Wilson della Lazio, Albertosi e Giorgio Morini del Milan e altri, mentre ordini di comparizione erano stati consegnati a Paolo Rossi, Savoldi, Dossena e Damiani. Di Morini si accertò la consegna a Roma di 20 milioni avvolti in carta da giornale per far tacere Fabio Trinca e Massimo Cruciani. Quella somma gli era stata fornita dal presidente rossonero Felice Colombo.
SENTENZE DI PRIMO GRADO
Le sentenze di primo grado furono rese pubbliche dalla Commissione Disciplinare della Lega Calcio il 18 maggio 1980 a campionati conclusi, il cui effetto cominciava dal 30 aprile.
SERIE A
Società:
• Milan: retrocessione in Serie B.
• Lazio: retrocessione in Serie B.
• Avellino: 5 punti di penalizzazione nel campionato 1980-1981.
• Bologna: 5 punti di penalizzazione nel campionato 1980-1981.
• Perugia: 5 punti di penalizzazione nel campionato 1980-1981.
Dirigenti:
• Felice Colombo (presidente Milan): Radiato.
• Tommaso Fabbretti (presidente Bologna): 1 anno.
Calciatori:
• Enrico Albertosi (Milan): Radiato.
• Massimo Cacciatori (Lazio): Radiato.
• Giuseppe Wilson (Lazio): Radiato.
• Stefano Pellegrini (Avellino): 6 anni.
• Mauro Della Martira (Perugia): 5 anni.
• Bruno Giordano (Lazio): 3 anni e 6 mesi.
• Lionello Manfredonia (Lazio): 3 anni e 6 mesi.
• Carlo Petrini (Bologna): 3 anni e 6 mesi.
• Giuseppe Savoldi (Bologna): 3 anni e 6 mesi.
• Paolo Rossi (Perugia): 3 anni.
• Luciano Zecchini (Perugia): 3 anni.
• Giorgio Morini (Milan): 1 anno e 10 mesi.
• Franco Cordova (Avellino): 1 anno e 2 mesi.
• Stefano Chiodi (Milan): 6 mesi.
• Maurizio Montesi (Lazio): 4 mesi.
• Franco Colomba (Bologna): 3 mesi.
• Oscar Damiani (Napoli): 3 mesi.
SERIE B
Società:
• Palermo: 5 punti di penalizzazione nel campionato 1980-1981.
• Taranto: 5 punti di penalizzazione nel campionato 1980-1981.
Calciatori:
• Guido Magherini (Palermo): 3 anni e 6 mesi.
• Lionello Massimelli (Palermo): 3 anni.
• Claudio Merlo (Lecce): 1 anno.
SENTENZA D'APPELLO
Nel processo d'appello, verso la fine di giugno, la CAF confermò la maggior parte delle decisioni di primo grado con sconti di pena in alcune situazioni.
SERIE A
Società:
• Milan: retrocessione in Serie B.
• Lazio retrocessione in Serie B.
• Avellino: 5 punti di penalizzazione nel campionato di Serie A 1980-1981.
• Bologna: 5 punti di penalizzazione nel campionato di Serie A 1980-1981.
• Perugia: 5 punti di penalizzazione nel campionato di Serie A 1980-1981.
Dirigenti:
• Felice Colombo (presidente Milan): Radiato.
• Tommaso Fabbretti (presidente Bologna): 1 anno.
Calciatori:
• Stefano Pellegrini (Avellino): 6 anni.
• Massimo Cacciatori (Lazio): 5 anni.
• Mauro Della Martira (Perugia): 5 anni.
• Enrico Albertosi (Milan): 4 anni.
• Bruno Giordano (Lazio): 3 anni e 6 mesi.
• Lionello Manfredonia (Lazio): 3 anni e 6 mesi.
• Carlo Petrini (Bologna): 3 anni e 6 mesi.
• Giuseppe Savoldi (Napoli): 3 anni e 6 mesi.
• Giuseppe Wilson (Lazio): 3 anni.
• Luciano Zecchini (Perugia): 3 anni.
• Paolo Rossi (Perugia): 2 anni.
• Franco Cordova (Avellino): 1 anno e 2 mesi.
• Giorgio Morini (Milan): 1 anno.
• Stefano Chiodi (Milan): 6 mesi.
• Maurizio Montesi (Lazio): 4 mesi.
• Franco Colomba (Bologna): 3 mesi.
• Oscar Damiani (Napoli): 3 mesi.
SERIE B
Società:
• Palermo: 5 punti di penalizzazione nel campionato di Serie B 1980-1981
• Taranto: 5 punti di penalizzazione nel campionato di Serie B 1980-1981.
Calciatori:
• Guido Magherini (Palermo): 3 anni e 6 mesi.
• Lionello Massimelli (Palermo): 3 anni.
• Claudio Merlo (Lecce): 1 anno.
AMNISTIA
Dopo la vittoria dell'Italia nel Campionato mondiale di calcio 1982, la FIGC fece una sorta di amnistia annullando le squalifiche ai calciatori che in quel momento erano squalificati (Pellegrini, Cacciatori, Della Martira, Albertosi, Giordano, Wilson, Manfredonia, Petrini, Savoldi e Zecchini in Serie A, Magherini e Massimelli in Serie B). Ci furono cambiamenti anche a livello di squalifica dei tesserati: il massimo periodo di squalifica era limitato a 5 anni con proposta di radiazione e la radiazione dei tesserati poteva deciderla il Presidente Federale anziché i giudici sportivi.
Curiosità
• Per il Milan la retrocessione del 1980 fu la prima nella sua storia;dopo aver vinto il campionato di Serie B 1980-1981, retrocesse nuovamente tra i cadetti, al termine della stagione 1981-1982, a causa del terzultimo posto in classifica.
• La Lazio tornò in Serie B dopo otto anni (e dopo aver vinto uno Scudetto nel 1974) ma dovette aspettare il 1983 per ritornare in Serie A.
• Bologna e Avellino, senza i 5 punti di penalizzazione iniziale, avrebbero potuto lottare per un posto in Coppa UEFA.
• Il Perugia, partendo con 5 punti di penalizzazione, retrocesse in Serie B al termine della stagione successiva. Senza la penalizzazione avrebbe avuto qualche possibilità in più per salvarsi.
• Il Palermo, senza penalizzazione, avrebbe ottenuto una salvezza tranquilla senza soffrire fino alle ultime gare mentre il Taranto, retrocesso in Serie C1, si sarebbe salvato.
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