Citiamo da "Il Ginnasta", bollettino della FGI, numero del 15 giugno 1902, autore dell'articolo il prof. Romano Guerra (che, ricordiamolo, fu il fondatore nel 1895 della più antica squadra di football capitolina, sezione della SG Roma):
(.) Nelle ore pomeridiane incominciano i giuochi; l'Arena è così vasta, che permette a due squadre di esercitarsi contemporaneamente senza disturbarsi. La Giuria funziona ottimamente e le squadre mostrano un'abilità ed un affiatamento ai quali non eravamo da qualche tempo abituati; si giuoca il calcio e lo sfratto e le eliminatorie sono presto esaurite, risparmiando anche l'esecuzione delle semifinali a causa dell'esiguo numero di squadre partecipanti. Al giuoco del calcio prendono parte due squadre della "Mediolanum"; una del "Milan foot-ball Club"; una dell'"Andrea Doria" di Genova; una della "Associazione del Calcio" di Vicenza. Si procede per eliminazione; rimangono a disputarsi la splendida coppa cesellata dal Guelfi, il "Milan foot-ball Club" e l'"Andrea Doria". (.) Il pubblico poco numeroso non capisce lo svolgimento dei giuochi e mostra quindi per essi poco interessamento; però di tanto in tanto qualche applauso parte all'indirizzo dei migliori giocatori. Si raccomanda che i giuochi, così belli e utili, siano fatti conoscere ed apprezzare dal pubblico con gare e sfide eseguite frequentemente nelle varie città nei giorni festivi, come preparazione ai Concorsi, che a norma del nuovo regolamento saranno d'ora in poi eseguiti ogni anno.
Il sabato 31 maggio, alle sei antimeridiane, rossoneri e biancoazzurri tornarono a disputarsi la finale. L'Andrea Doria, sodalizio fondato nel 1895 e presieduto da Zaccaria Oberti, giocava al calcio da circa due anni; giusto un paio di mesi prima aveva perduto per 3-2 dal Genoa nella eliminatoria FIF del girone ligure-lombardo. Poi il Genoa aveva battuto in finale 2-0 i campioni del Milan, riprendendosi il trofeo. Guidava i doriani Francesco Calì, catanese di nascita, trasferitosi giovanissimo con la famiglia a "Zena"; chiamato dai compagni "Franz", per via che aveva svolto gli studi in un collegio svizzero, dove aveva appreso il calcio e conosciuto Vittorio Pozzo, studente di lusso come lui. Nel 1910 Calì, un terzino traccagnotto, veloce e potente dal colpo d'occhio eccezionale, sarà il primo capitano della Nazionale italiana. La partita tra il Milan e la Doria terminò in parità. Ad un certo punto, la giuria ordinò la sospensione del gioco e assegnò ex aequo il premio del vincitore. Al Milan andarono come ricordo la coppa e la "corona di quercia". Il giorno dopo, i footballers parteciparono alla parata finale del concorso, insieme ad altri 3.000 ginnasti di 80 società diverse. Il corteo dei ginnasti e dei pompieri partecipanti si avviò dai bastioni Venezia e Monforte alle tre del pomeriggio, preceduto da una cinquantina di ciclisti e accompagnato da squilli di fanfara, dal rullio dei tamburi e da una massa festosa di folla in coda. Dopo un'ora, i concorsisti entrarono nell'Arena, gremita da (stima de "Il Corriere della Sera") almeno 35.000 persone. Ma "Il Ginnasta", contando anche quelli rimasti fuori senza biglietto, parlò addirittura di 50.000 spettatori. E commentò che non era più il caso di guardare con invidia all'Inghilterra per i suoi grandi stadi pieni per le partite di football. Anche nel regno d'Italia il culto dell'"educazione fisica" poteva offrire simili spettacoli. |