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da E. Tosi – Forza Milan! – La storia del Milan, dicembre 2004
INTRODUZIONE

Nel marzo 1861, a Torino, Vittorio Emanuele Il proclama la nascita del Regno d'Italia. Nello stesso periodo storico, nasce in Inghilterra il football. Nel 1870 viene disputato il primo Inghilterra-Scozia, madre di tutte le partite internazionali, suggello ad almeno un decennio di attività primordiale da parte dei pionieri del nuovo gioco col pallone. Dopo essersi introdotto nell'Europa del Nord e soprattutto in Francia e in Svizzera, il football approda in Italia nell'ultimo decennio del XIX secolo. "Approda" è il termine giusto, visto che i primi incontri di "footballers" in Italia si giocarono in città di mare, Genova e Palermo, intorno al 1890. Proprio qui, marinai e operatori marittimi britannici disputarono le prime partite, dando dimostrazione di come si giocava. Il passo successivo fu la creazione di squadre locali, pronte a raccogliere la sfida dei "footballers" venuti da lontano. Nel 1893 nasce il Genoa, la prima vera società di football in Italia; è fondata da inglesi con l'adesione di alcuni genovesi entusiasti per il nuovo gioco. Nel 1897 è la volta della Juventus, che viene alla luce per iniziativa di studenti liceali (il nome latino di "gioventù" ne è la testimonianza). Nel 1898 parte il primo campionato italiano e, finalmente, sul finire del 1899, nasce il Milan Cricket and Football Club.


Il primo trofeo conquistato dal Milan è la Medaglia d'Oro Umberto I (Medaglia del Re). Segue la sua biografia:


dal sito geocities.com
Un ritratto di Re Umberto I di Savoia (1889)
Margherita di Savoia
Un altro ritratto di Re Umberto I di Savoia (1889)
Un disegno raffigurante l'assassinio di Re Umberto I a Monza
UMBERTO I DI SAVOIA - "Il re buono" (1878-1900)
Soprannominato "il re buono". Fu il primo re sabaudo a non regnare "per diritto divino", giurò di agire "nel rispetto delle leggi". Pur essendo il quarto Savoia che regnava col nome di Umberto decise di chiamarsi Umberto I per rispetto verso la patria. (Suo padre non aveva ritenuto opportuno cambiare il numero per sottolineare la continuità sabauda). Riconobbe il carattere parlamentare del sistema politico italiano. Non presiedeva il consiglio dei ministri, si limitava a ricevere il presidente e, sentita la relazione, a firmare i decreti. Freddo e compassato, si sforzò per tutta la vita di impersonare, davanti al popolo, l'autorità. Si dice che non desiderasse fare il re e che avesse aspirazioni d'altro tipo. Vittorio Emanuele gli fece sposare la figlia diciassettenne del defunto fratello e di Elisabetta di Sassonia, Margherita di Savoia, bionda, alta, abbastanza bella ma con le gambe piuttosto corte, sensibile e orgogliosa ma non dura, profondamente religiosa, conservatrice in politica, che ricoprì egregiamente il ruolo di regina. Margherita ebbe l'educazione che i Savoia davano alle loro donne: un'istitutrice fredda e bigotta da piccola e un'altra, più affettuosa che seppe farle amare pittura e musica, nonostante ciò si circondò d'intellettuali ed ebbe molti interessi. Si dice che suo marito, quando i discorsi si facevano un po' troppo "culturali" fosse la zittisse, anche in pubblico, con frasi del tipo: "Ma sta un po' zitta, né, che mi fai venire male alla testa!" Umberto, quindi, si sposò con una cugina prima come suo padre e come lui ebbe molte avventure galanti, come, ad esempio quella con la contessa Cesarini Galli Hercolani, che gli diede un figlio a quattordici anni. I maligni dicevano che ad ogni avventura Umberto regalasse una collana di perle a Margherita, "la regina più imperlata d'Europa". La donna del suo cuore fu Eugenia Attendolo Bolognini: alta, formosa, occhi blu e capelli neri. Con discrezione, la "Bolognina", come fu subito soprannominata dai Torinesi, restò al suo fianco fino alla morte. Margherita "fu regina" prima del marito: dopo la morte della regina Maria Adelaide, spesso nelle cerimonie ufficiali compariva al fianco di Vittorio Emanuele II, che non poteva farsi accompagnare dalla moglie morganatica Rosa Vercellana, e se la cavava egregiamente. La Bolognina, che era dama di compagnia della principessa Margherita, dormiva in una camera che si affacciava sullo stesso corridoio. Quando Margherita trovò suo marito a letto con l'amante e decise di tornare dalla mamma; bastò che Vittorio Emanuele le dicesse: "Ricordati che sei la regina" per convincerla a stare al suo posto. Da quel giorno interpretò in modo impeccabile la sua parte di regina e i suoi rapporti con Umberto, perfetti sul piano formale in pubblico, si limitarono all'unico figlio Vittorio Emanuele. I pettegolezzi attribuirono qualche amante anche alla regina: Carducci e Minghetti, cui sicuramente dimostrò affetto e rispetto e addirittura Mussolini, di cui fu grande ammiratrice e protettrice a corte ma è ben improbabile che ne fosse anche solo invaghita. La coppia reale compì un viaggio attraverso l'Italia per farsi conoscere e per diventare il simbolo dell'unione dell'Italia. Fu un successo, specialmente grazie al contegno di Margherita, che seppe accattivarsi le folle indossando i costumi regionali e dimostrando di apprezzarne cultura e tradizioni. Basti pensare che il figlio primogenito, nato a Napoli, fu battezzato Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro. A Margherita furono spontaneamente dedicate moltissime cose prestigiose, tra cui una salina, una grande macchina ora conservata a Milano nel museo della scienza e della tecnica e perfino una città. Perfino nella Roma appena sottratta a Pio IX, accolti dal papa con la condanna a morte di due patrioti e dalla nobiltà con la chiusura dei portoni, i principi seppero farsi accettare ed apprezzare. Divenuto re Umberto non interferì, almeno in apparenza, col potere politico ma cercò di appropriarsi di tutti gli altri spazi di potere: le forze armate presero il nome di Regio Esercito e furono svincolate dal potere politico, la triplice alleanza e, più in generale la politica estera dipesero dalla sua iniziativa (riavvicinamento agli imperi centrali). La coppia reale continuò ad avere un rapporto diretto molto forte col popolo, che si interessava specialmente alla vita della regina, cantata da poeti e scrittori e pubblicata e documentata sui giornali. Quando i governi erano forti (sinistra, Crispi) il re li lasciava fare, nei momenti di crisi prendeva l'iniziativa. Durante la crisi di fine secolo, la repressione contro chi protestava s'inasprì molto e il re dimostrò di approvare in più occasioni (la più clamorosa fu il conferimento della medaglia al valore al generale Bava Beccaris per aver preso a cannonate la folla che protestava contro l'ennesimo aumento del prezzo del pane (82 morti e 503 feriti). Nel 900 le sinistre estreme furono premiate, il governo si dimise e si cominciò a parlare di abdicazione.
Gli attentati: nel 1878 a Napoli il cuoco Giovanni Passanante tentò di accoltellare il re, che aveva subito un attentato analogo a Foggia tre mesi prima. Margherita commentò il fatto dicendo che la luna di miele tra casa Savoia e il popolo italiano era finita e Umberto affermò che gli attentati sono un rischio che chi regna deve accettare. Nel 1897, scampato alle coltellate dal fabbro Pietro Acciarito disse a Rattazzi: "Quando dal pugnale passeranno alla pistola..." Il 21 luglio 1900 un anarchico, Gaetano Bresci, proveniente dall'America, dov'era emigrato nel '97, uccise il re con tre colpi di pistola, si dice per vendicare i fatti di Milano e la medaglia al generale Bava Beccaris. Allestita la camera ardente Margherita fece chiamare la Bolognini e la lasciò sola con Umberto per qualche tempo. Vittorio Emanuele III, tempestivamente avvertito, partecipò alle esequie senza versare nemmeno una lacrima.





Re Umberto I di Savoia
(da "Milan, il club più titolato al mondo", di C. Ruiu)


La Galleria Vittorio Emanuele a Milano, primi anni del '900





Piazza Duomo a Milano, primo Novecento



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La nascita della FIAT
(da "Milan, il club più titolato al mondo", di C. Ruiu)

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Il Milan e la FIAT nascono nel 1899...
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 27 dicembre 1998)