dal sito storiedicalcio.altervista.org
"INTER VS MILAN 6-5: TUTTO QUANTO FA SPETTACOLO"
Novembre 1949: Il derby di quella stagione è rimasto nella storia calcistica italiana come la partita più esaltante di tutti i tempi: finì 6-5 per gli interisti che rimontarono lo svantaggio di tre reti. Era l'epoca in cui il campionato ospitava i migliori stranieri.
SE VI CHIEDONO a bruciapelo quale sia stata la partita più entusiasmante, più ricca di emozioni, più... incredibile di tutti i Mondiali, penso possiate rispondere nel giro di pochi secondi: Italia-Germania Ovest 4 a 3, Messico 1970.
Se vi chiedete quale sia il derby tra Milan ed Inter che più ha scosso le coronarie, ebbene per trovare la risposta non è immediata e occorre andare parecchio indietro negli anni per trovare un Inter-Milan terminato 6 a 5 (avete letto bene, 6 a 5); per la precisione nel lontano 1949. Erano i tempi in cui la Federcalcio non aveva ancora capito che, per raddrizzare le gambe al nostro calcio, bisognava decretare l'ostracismo ai grandi campioni d'oltralpe, che venivano in Italia a insegnare ai «nostri» il gioco, la serietà di vita, la professionalità. Erano i tempi in cui gli stadi cominciavano ad essere angusti per le folle sempre più imponenti che gremivano ogni domenica i campi da gioco, affascinate da un calcio... talmente « brutto » e sparagnino di gol, che alla resa dei conti il campionato di quell'anno lo vinse la Juventus segnando 100 gol (esattamente: 100) in 38 partite, seguita dal Milan che ne aveva messi a bersaglio 118 e dall'Inter, vergognosa e confusa, per averne realizzato soltanto 99.
STAGIONE 1949-50. Lotta a tre, dunque, per il titolo. Una Juventus a dir poco enorme teneva banco, col suo attacco formidabile. Questo: Muccinelli, Martino, Boniperti, John Hansen, Praest. Avversari irriducibili, l'Inter e il Milan.
I nerazzurri contavano su un attacco atomico forte di Wilkes, Amadei, Lorenzi, Nyers; il Milan era quello, famoso, del Gre-No-Li, il super-trio svedese che faceva erba bruciata su tutti i campi d'Europa. Capita che il 6 novembre del '49, vada di scena a San Siro, che non era ancora la «Scala del calcio italiano», il derby. I nerazzurri sono incompleti; tale... Enzo Bearzot (46 partite in maglia nerazzurra, prima di passare al Torino) si era infortunato a Novara, bisognava retrocedere Aldo Campatelli in mediana e fare posto in attacco a Fiorini, una meteora nel cielo nerazzurro. Il Milan era al completo, le cose si prospettavano male per l'Inter. Comunque, le squadre scendono in campo, agli ordini del romano Orlandini, nelle seguenti formazioni: Inter: Franzosi; Guaita, Miglioli; Campatelli, Giovannini, Achilli; Amadei, Wilkes, Lorenzi, Fiorini, Nyers. Il Milan: Milanese; De Gregori, Foglia; Annovazzi, Tognon, Bonomi; Buriani, Gren, Nordhal, Liedholm, Candiani.
Come vedete, i rossoneri contavano, sì, su una mediana formidabile imperniata sui nazionali Annovazzi e Tognon, ma la difesa era di mezza tacca, tanto ci pensavano loro, i draghi della prima linea, a tenere la palla 60 minuti su 90: ed a segnare sempre, o quasi, un gol in più dell'avversario. Nell'Inter giocava, oltre all'apolide di origine ungherese Stefano Nyers, il primo «tulipano» volante del calcio mondiale, il lungo, dinoccolato Faas Servaas Wilkes autentico fuoriclasse, palleggiatore insuperabile, tiratore eccezionale, spettacoloso sempre. E poi, la moglie... Originaria delle Indie Olandesi, mozzava il fiato soltanto a guardarla...
FU UNA VERA orgia di gol (oggi, una partita simile sarebbe bollata di non-sense, come fecero alcuni super-critici per Italia-Germania, troppe reti per soddisfare il palato degli adoratori delle marcature a uomo, degli zero a zero considerati la perfezione del gioco del calcio). Si comincia e si scatena il Milan: Candiani, un'ala non molto dotata in fatto di classe, ma con un sinistro micidiale, va a segno due volte nel giro dei primi 6 minuti. L'Inter sembra allocchita: San Siro è un crogiolo di urla, di entusiasmo, di abbattimento. Riduce le distanze il solito Nyers, con una bombarda da distanza ravvicinata, ma il «pompierone» Gunnar Nordhal riporta in alto i rossoneri, che vanno alla pausa in vantaggio per 3 a 1. Sembra fatta, il bello deve ancora venire. Si riprende con il Milan ancora in cattedra, adesso tocca a Liedholm spedire in fondo al sacco di «Nane» Franzosi (che pure era uno dei grandi del calcio dell'epoca), il bolide del 4 a 1. I poveri tifosi interisti sono allo stremo, già pensano con terrore alle burle feroci, agli sfottò, alle scommesse che dovranno pagare ai «cugini» rossoneri, quando si scatena il finimondo. Wilkes monta in cattedra. Sbriciola rapidamente il suo guardiano, il modesto, diligente (ma scarso) Bonomi, diventa il trampolino di lancio per Amadeo Amadei, «er core de Roma», il «fornaretto di Frascati», passato da un anno alla corte della grande Inter del Presidentissimo Carlo Rinaldo Masseroni. E quando Amadei aveva i rifornimenti giusti in zona-gol, non c'era scampo per nessuno. In breve: Amadei segna due volte in rapida successione. Nyers batte alla sua maniera un rigore accordato da Orlandini per atterramento dello stesso Amadei, ancora lanciato in gol... Poi realizza Lorenzi. E l'Inter, incredibilmente passa in vantaggio per 5-4. Ma il Milan non s'arrende e ritorna all'attacco. C'è una rimessa laterale lunghissima di Liedholm, un colpo di testa di Gren: Franzosi, il portiere nerazzurro, esce ma Annovazzi lo precede, entra di petto e di destro realizza il gol del pareggio: 5-5.
Punteggio effimero. Il rovesciamento è clamoroso. Appena un minuto dopo Campatelli tira da lontano e la palla colpisce il montante: mischia, irrompe Amadei e l'Inter si ritrova nuovamente in vantaggio (6-5), il vantaggio definitivo. Poi il Milan ha ancora due occasioni per pareggiare: dapprima con Gren (e, forse, Franzosi, blocca con la palla già dentro); poi con Candiani che colpisce la traversa. Insomma: 6-5 per l'Inter. Undici reti in una sola partita: tante quante, oggi, se ne segnano, molto spesso, in una intera giornata di campionato.
DA QUELLA VOLTA, di derbies ce ne sono stati a bizzeffe, partite sempre tese, emozionanti, ma raramente onorate dal gioco. Troppa carica agonistica, troppi interessi in ballo per non soffocare la tecnica. Comunque, ricordiamo, cosi alla rinfusa, un ricco 3 a 2 del Milan in «casa» dell'Inter nel campionato '71-'72, quello vinto dalla Juventus sui rossoneri con un solo punto di vantaggio (i gol erano già scesi a quote autarchiche, 48 ne segnarono i bianconeri, 36 i rossoneri, gli stranieri se n'erano già andati quasi tutti, gli ultimi Mohicani, come Karl Heinz Schnellinger, sparavano le superstiti cartucce...). Vinse il Milan con due reti di Bigon e una di Giannino Rivera, cui rispose l'Inter con Ghio e Boninsegna. Una buona partita, con Mauro Bellugi, che allora giocava terzino esterno, che riuscì ad imbavagliare il temuto Pierino la Peste, al secolo Pierino Prati; con Sogliano che picchiava come un fabbro; con Rivera e Mazzola già divisi dalla rivalità che era il sale e il pepe del derby (e Gianni, segnando un gol, mise in buca Sandrino, rimasto a bocca asciutta). Il Milan, vincendo, rimase in testa, con la Juve, relegando l'Inter in terza posizione. Poi il derby del novembre '77. Ancora Milan, 3 a 1, con una incredibile doppietta di Buriani e gol di Rivera su rigore, mentre per i nerazzurri riuscì a bollare l'esiliato Pietro Anastasi, tormentato e discusso ex juventino infelicemente approdato alla corte di Fraizzoli in attesa di rifugiarsi ad Ascoli per ritrovare un poco di serenità e gli ultimi spiccioli di gloria. Il Milan, con quel successo, conservò il primo posto, ma la Juve era lì, a due punti di distacco, pronta a balzargli addosso. Come puntualmente avvenne nel prosieguo del campionato, ma l'anno dopo i rossoneri riusciranno a conquistare la fatidica stella del decimo scudetto. |